le aziende 

LIVIO FELLUGA  

IL PATRIARCA DEL VIGNETO FRIULI

(Di Claudio Fabbro - 04 aprile 2003) 

            “Isi Benini che cantò attraverso la sua rivista "Il Vino" il Friuli enoico a partire dal 1971 definì Livio Felluga "il patriarca". Non poteva scegliere – esordisce Walter Filiputti nel suo pregevole volume “I GRANDI VINI DEL VENETO E FRIULI VENEZIA GIULIA” -Idealibri Editore Venezia 2000- parola più precisa. Certamente Livio è uno dei decani dell'enologia friulana e fa parte di quel ristrettissimo gruppo di produttori che dopo la fine della Seconda Guerra mondiale hanno creduto nella potenzialità di queste vigne e hanno saputo dare il via al rinascimento dei vini friulani. Un merito storico.

            Livio dal carattere esuberante e dotato di un fiuto davvero unico inizia ad acquistare le colline di Rosazzo che venivano abbandonate dai contadini per andare a lavorare nelle fabbriche di sedie della zona. Erano i primi anni sessanta epoca nella quale costruisce anche la sua cantina a Brazzano di Cormòns. Quale intuizione: ora i Felluga possiedono la più grande azienda collinare del Friuli tutta dislocata a Rosazzo cru eccelso del "Colli Orientali": ben 121 ettari vitati di un'area fortemente parcellizzata da miriadi di piccole proprietà.

            Rosazzo è davvero un sito prezioso: i terreni sono classici dei "Colli Orientali" : marne eoceniche che se povere dal punto di vista della loro capacità di produrre quantità danno risultati superlativi nella qualità delle uve che sanno esprimere. Anni fa rivolgendomi a Livio - personaggio incredibile per la sua velocità intellettuale le sue intuizioni e l'entusiasmo che mette nell'affrontare il lavoro quotidiano - gli chiesi come arrivò all'etichetta con la carta geografica. E lui lapidario: "all'epoca - iniziai a Cormòns nel 1956 - non esistevano le D.O.C. e i vini partivano e venivano venduti senza annotazioni di provenienza cosa che invece io feci" sottolinea con giusto orgoglio creando così l'etichetta con la carta geografica dei luoghi dove lui possiede i vigneti. "Perchè ero convinto" mi disse ancora "della grande bontà di queste terre e volevo sottolinearne il valore". L'etichetta con i successi commerciali ottenuti divenne il suo marchio inconfondibile”.

            “I nuovi vigneti che Livio Felluga e i suoi figli stanno reimpiantando e ai quali -prosegue Filiputti- sovrintende con piglio giovanile il patriarca tendono ad un deciso infittimento dei ceppi per ettaro: scarse produzioni per pianta con uve di forte concetrazione zuccherina ricche per i rossi di sostanze coloranti e aromatiche ideali per i vini di ampia e alta stoffa. Oggi i vini di Livio Felluga sono certamente tra quelli friulani più conosciuti al mondo. Dopo i classici "Pinot grigio" - Livio vinificò per molti anni in ramato - "Tocai friulano" e "Sauvignon" nel 1981 nasce il "Terre Alte voluto da suo figlio Maurizio. Vino che diventerà la loro bandiera nei bianchi composto da "Sauvignon" "Pinot bianco" e "Tocai friulano". Vino di razza dalla forte personalità e complessità. Tra i rossi primeggia certamente il "Sossò" un "Merlot" in purezza affinato per 18 mesi in barrique e per 12 mesi in bottiglia”.       “L'ultimo nato tra i grandi vini di Livio Felluga è il "Refosco dal peducolo rosso" che viene invecchiato in barrique per 12 mesi. Ma forse quello più amato dal patriarca crediamo sia il "Picolit" che Livio Felluga ha valorizzato fin dalla prime vendemmie delle sue vigne di Rosazzo. Definirlo ? Un vino –conclude Filiputti- da Patriarchi”.

 

L'Autore consiglia i seguenti vini : "Colli Orientali del Friuli" Rosazzo "Terre Alte"; "Colli Orientali del Friuli" - Rosazzo "Picolit" "Colli Orientali del Friuli" Rosazzo "Pinot grigio"; "Colli Orientali del Friuli" - Rosazzo - "Refosco dal peduncolo rosso" "Colli Orientali del Friuli" - Rosazzo "Sossò".

 

Azienda Livio Felluga - Anno di fondazione 1956

Via Risorgimento 1 - 34070 Brazzano di Cormòns (GO)

Tel. 0481/60203 - Fax 0481/630126

info@felluga.it        www.felluga.it

 

Ma anche le riviste nazionali ed estere che vanno per la maggiore  si occupano di Livio Felluga con continuità da quasi mezzo secolo riconoscendogli quel ruolo di capofila indiscusso e carismatico che gli consente sin d'ora di ritagliarsi uno spazio prezioso nel VIGNETO FRIULI. Intelligentemente e ben consigliato dalla dolce metà la Signora Bruna ha ripartito i compiti fra i quattro figli con Maurizio a farsi in quattro fra campagna e mercato Andrea in amministrazione Filippo in cantina ed Elda alle pubbliche relazioni.

L'armonia è palpabile in questa bella Famiglia che guarda al suo “lider maximo” (il prossimo anno soffierà su ben 90 candeline pur dimostrando almeno 20 se non 30 anni di meno !!) con devozione d'altri tempi.

Personalmente frequento Livio dal 1970 quando giovin studente laureando in quel di Bologna avevo bisogno di tutto e di tutti; visti e piaciuti! La nostra amicizia fu resa ancor più forte nel 1972 quando da supplente all'Istituto agrario di Cividale ebbi Maurizio quale ottimo allievo cui detti una mano a far bella figura agli esami di perito agrario.

Negli ultimi due anni –ricorsi storici- è stata la volta di Filippo cui ho aperto il mio archivio la mia biblioteca lo scrigno contenente tanti piccoli segreti. Me ne è grato ed io ricambio nella quotidianità tanta amicizia.

Il 3 aprile scorso per una felice coincidenza offertaci da Livio e don Dino Pezzetta rettore dell'abbazia di Rosazzo Aldo Toboga (cioè il regista e factotum del sito www.natisone.it) ed io ci siamo ritrovati con la Famiglia Felluga in  quel di Brazzano per una colazione serena e raffinata come mamma (e nonna..) Bruna sa fare. Una bella rimpatriata ed un AMARCORD da incorniciare.

Con la promessa di rivederci quanto prima.

 Rosazzo

 

L'autorevole mensile CIVILTA' DEL BERE di Milano -diretto da sempre dal giornalista triestino PINO KHAIL ha affidato ad Alfredo Ferruzza il compito di intervistare in tempi recenti “il nostro”.

Ecco come ne scrive nel numero di luglio 2002:
Livio Felluga con il giornalista Cernilli
            “Ho ritrovato –esordisce Ferruzza- Livio Felluga dopo circa vent'anni e ho trascorso un intero giorno con lui su e giù attraverso le colline dei suoi 135 ettari di vigneto sotto un sole magnifico abbacinato da tutte le sfumature del verde interrotte da alberi e fiori. Punto di partenza e di arrivo Brazzano la sua casa la cantina l'epicentro operativo di un business che per 650 mila bottiglie si aggira sui dieci miliardi delle vecchie lire di cui il 35 per cento dall'estero.

            Vigoroso agile nonostante gli 87 anni sempre presente a sé stesso e attento agli altri per ore e ore Livio mi ha raccontato gli episodi più significativi della sua vita ora sorridendo ora scurendosi in viso con la battuta finale però in positivo. Ossia: sempre attingendo slancio dal bacino del suo ottimismo il segreto numero uno del successo.


Livio tra Salvador e Pelizzo

            «Vedi »   mi diceva   «in tutte le cose devi essere sicuro e convinto di farcela e riuscirai; per il semplice fattto di avere pensato fortemente a un progetto. E' una lezione che ho imparato da mio padre Giovanni quando a Grado nel periodo tra le due guerre dovemmo vendere insieme le grandi botti di vino che nonno Livio aveva prodotto in Istria e che per lo sfascio della Mitteleuropa di Francesco Giuseppe erano rimaste senza compratori.

            Ma paradossalmente la lezione più incisiva me l'ha data la guerra a Tobruk e ad El Alamein coi tre anni di prigionia a Capo Bon e in Scozia. Ripetevo allora: debbo sopravvivere e per istinto facevo le mille piccole scelte che mi mantenevano in vita. Quando finalmente alla fine degli Anni Cinquanta acquistai Rosazzo i primi ettari di vigna ero perfettamente controcorrente...».

            La controcorrente dell'ottimista di chi è sicuro di sé perchè crede nella perentorietà della sua idea e dell'operato. Un'idea che nasceva dalla struggente nostalgia di tutto l'arco della giovinezza: il paesaggio i rilievi tra il mare e la montagna del suo Friuli Venezia Giulia.  Dice: «ero affascinato da quelle dolci colline da quel Collio che allora si chiamava Medana Cosana San Martin di Quisca».
            Sfortunatamente quando Livio decide dopo il ritorno in patria di fare vino di qualità in quella zona le colline erano in completo abbandono....Sorgevano le prime industria e i contadini preferivano andare a lavorare nelle fabbriche”.

“Per Livio –prosegue Ferruzza- quella fu una lunga stagione di amarezza subito temperata dal proposito di sfidare tutto e tutti per bloccare l'esodo in massa e quindi convogliare ogni energia nella rinascita della collina. Questo è senza dubbio il contributo generoso geniale e importante di Livio Felluga alla bella storia del vino italiano. Mobilitò colleghi agricoltori uomini della politica e dell'amministrazione ma soprattutto se stesso provando e riprovando con la sua gente a Brazzano e dintorni sempre più estesi. Risistemò i vecchi vigneti ne impiantò di nuovi inventando metodi e correlazioni per il domani nel rispetto di ieri.

           
Livio con le sorelline
Nel cuore confessa si sentiva inventore missionario e pedagogo sull'esempio del padre che arricchiva di idee quanti gli si accostassero. E gioiva come un bambino quando nei frequenti sopralluoghi lungo i vigneti del Collio e dei Colli Orientali vedeva nuovi filari «ordinati a festa» e le viti cariche di uve rigogliose nel contesto di un paesaggio che dice non potrebbe essere più affascinante. Livio infatti come più volte mi andava ripetendo nel corso della passeggiata al sole era innamorato pazzo della natura che scrutava e venerava con animo religioso. Spiega ora:  « purtroppo non credo in Dio ma i caratteri del Dio vivente li scopro giorno dopo giorno nella natura. Una natura non astratta e sentimentale ma quella che tocco con mano nella mia terra di cui scopro i segreti e prevedo le mirabili rese. Se non avessi avuto questo culto della natura avrei concluso poco o niente. Sarei stato un faticatore come dicono e basta ».  Che sia un gran faticatore non c'è dubbio. Non delega ad altri anche per i grossi lavori quello che può fare lui. Del resto vi si è allenato dall'età di sei anni quando nonno Livio lo conduceva con se nei vigneti di Refosco e Malvasia a Isola e poi nella trattoria al centro del paese dove per il bambino c'era sempre una commissione da eseguire.

            Sempre impegnato nel settore del vino nel solco tradizionale della famiglia fedele al motto "a noi è il vino che ci dà il pane" ha sempre seguito la regola "prima capire e poi agire". E' orgoglioso di non essersi mai fermato anche quando tutto congiurava contro di lui. Alla fine degli Anni Trenta dopo il servizio militare aveva appena aperto la sua prima cantina nel Collio quando scoppiò la Seconda Guerra mondiale ed egli fu tra i primi ad essere chiamato alle armi. Ma con il ritorno della pace pur con « le cicatrici aperte nella momoria e nel cuore » come ricorda era già pronto a ricominciare e da Brazzano ebbe inizio la magnifica avventura che ancora oggi continua in ascesa senza mai un'interruzione. Le sue vigne le ha create lui con le sue mani e il suo intuito. Dal vasto panorama delle varietà friulane scelse quei vitigni che si adattavano meglio negli spezzoni di terreno ben studiati individuati e descritti perchè  «come c'è l'individuo nelle specie animali così è individuo ogni vigna o frazione di vigna». Dice: «Piantare vigneti è un'esperienza entusiasmante il risultato di profonde valutazioni del terreno e del sito di studi per nuove selezioni clonali e di nuovi sistemi d'allevamento; è anche l'inizio di un nuovo ciclo di rinnovamento e di attesa. Significa già pensare a quel vino a quei profumi e a quegli aromi che dalle viti avranno origine».

            I vini di Livio Felluga sono noti come i "vini della carta geografica" da sempre riprodotta in etichetta; un'antica mappa di poderi aziendali segno di un profondo legame con la  storia ed il territorio. Sono quattro i vini-insegna di Livio Felluga conosciuti si può dire in ogni Paese di avanzata civiltà enoica.

            Il poker si apre col fiore all'occhiello di tutta l'enologia friulana il "Picolit" se non il gemello certo il fratello italico del grande "Château d'Yquem". L'oro antico dei vini che profuma delicati ma complessi aromi e al palato porta un mondo di sapori: miele datteri vaniglia albicocca secca scorza di agrumi canditi fichi appassiti fiori gialli....Il "Picolit" di Livio matura in barrique per 18 mesi si affina in bottiglia per almeno un anno e ha 13 gradi con 6 80 di acidità totale.
            "Terre Alte" è il capolavoro della Casa firmato dal primo dei suoi quattro figli Maurizio il suo braccio destro e ambasciatore. Maurizio che ha 49 anni fu il primo vignaiolo che incontrai nel Friuli quando negli Anni Settanta feci per la rivista "Oggi" il tour dei vini dei Paesi latini. Rimasi sorpreso allora dell'amore che senza reticenza confessava verso la sua terra e la gente friulana che ha bisogno spiegava di avere lavoro a volontà perchè è di una disponibilità infinita. Ripeteva cioè applicandole al fattore umano le stesse parole con le quali il padre esaltava le dolci colline del Collio e del Friuli Orientale.

            "Terre Alte è il punto d'arrivo di sperimentazioni a catena su "Tocai friulano" "Pinot bianco" e "Sauvignon" per farne un blend perfetto. Sistema d'allevamento guyot vendemmia manuale nella terza decade di settembre il prodotto viene mantenuto sui lieviti e affinato prima in botticine di rovere e poi in bottiglia. di 14 gradi regala un retrogusto complesso con tonalità di frutta esotica e di molteplici fiori.

            Il terzo grande vino del catalogo ha un nome di fantasia "Sossò" ed è un "Merlot" con una lunga denominazione ufficiale: "Rosazzo Rosso Riserva Colli Orientali del Friuli". E' la sfida a tutto campo a quanti sostengono che il Friuli sappia produrre soltanto vini bianchi. E' infatti dagli esperti viene giudicato un vino di alto prestigio e dai mercati interni ed esteri è accolto con crescente favore.

            La quarta carta del poker aziendale è il più tipico divertente e popolare vino dell'enologia friulana: quel "Refosco dal peduncolo rosso" che offre particolari senzazioni di sapida carnosità e col profumi delle more ricrea paesaggi di primavera.

            Elda la secondogenita di Livio non fa certo molta fatica ad esitare questi prodotti nel mondo anche per le innate doti di promotrice e non soltanto nel campo enologico nel quale riceve provvide imbeccate oltre che da padre e da Maurizio anche dai fratelli minori Andrea e Filippo ma anche nel settore turistico.

            Come Presidente del Movimento Turismo del Vino del Friuli Venezia Giulia ha organizzato brillanti iniziative tra cui la pubblicazione di uno spiritoso calendario con vignette e disegni di giovani umoristi vincitori di un concorso nazionale. La Giuria presieduta da Giorgio Forattini presente nell'album con la silhouette di una bottiglia e la scritta: "in Doc signo vinces".

            “Nell'azienda e nella famiglia di Livio Felluga -conclude Ferruzza- tutto ha un segno di decoro impegno e fantasia creatrice. Da ciò quei vini i sui vini”.