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ANDAR PER CRU: IL TOCAI DEL ROLAT
ovvero
IL VINO BANDIERA DI DARIO RACCARO


Molto si è discusso su questo vitigno, particolarmente a proposito della grafia, poichè sino a pochi anni or sono era in uso scrivere "Tokay".
Tutto ciò poteva ingenerare errore e farlo confondere col celebre vino "Tokay" della non meno celebre regione viticola ungherese. A parte il fatto che il "Tokay" è fatto con uve che portano nomi ben diversi, resta pur sempre stabilito che il nostro vitigno "Tocai friulano" ne è assolutamente dissimile.

RACCARO, la famiglia: Dario, Dalila, Paolo e Luca
RACCARO, la famiglia: Dario, Dalila, Paolo e Luca

Quali le origini del vitigno? Qui leggenda e storia si intersecano.
Che si tratti di vitigno austro-ungarico, attualmente scomparso da quei Paesi, importato nel Triveneto in seguito ai secolari rapporti politico-economici di questo con quelli? Oppure che si tratti di un vecchio vitigno "nostrano" trapiantato in Ungheria (forse dalla contessa Aurora Formentini nel 1632?) e poi ritornato a noi con il nuovo nome?
Che l'Ungheria abbia importato viti dall'Italia non è cosa nuova; si ha notizia (prof. Gergely, Università di Budapest) che sino dall'undicesimo secolo dei missionari italiani, chiamati in Ungheria dal re Stefano, portarono con sè viti i cui nomi più o meno alterati passarono poi ai vitigni oggi ritenuti ungheresi ("Furmint", "Fioremonti", "Bakator", "Baccadoro", ecc.)" ed oltre "per concludere su questo argomento, diremo dunque che nelle ampelografie non v'è traccia del vitigno al quale si possa ascrivere il "Tocai friulano". Pare che lo stesso Bertoldo di Merania (famiglia degli Andechs, 1218-1251), patriarca d'Aquileia, avesse portato qualche vite di Tocai (o Tu kaj...cioè le viti di qui....ergo : autoctone ..!!) al nipote Bela IV, regnante d'Ungheria (Viglietto, 1884)

Paolo, Dario, e Luca Raccaro, Tocai del Rolat, fine settembre 2006
Paolo, Dario, e Luca Raccaro, Tocai del Rolat, fine settembre
2006

Il Prof. Giovanni Dalmasso in "La Vite ed il Vino del Settecento", "Storia della Vite e del Vino in Italia" - ricorda che A. Fappani, nel Saggio Storico dell'Agricoltura Trevigiana, citava ad onore l'Abate Giacomo Vinciguerra di Collalto il quale, avendo nell'anno 1771, "in una vigna presso Susegana piantato delle viti di "Tokay", giunse a spremer da quelle nobil vino e generoso al pari dell'ungarico'. Se quel "Tokay" era "Tocai friulano", sino da allora il vitigno non smentiva la sua nobiltà. Certamente è fra le migliori varietà coltivate in Friuli V.G.(301 ettari nei Colli Orientali) e nel Collio (206 ettari), vigoroso, produttivo, ampelograficamente affine al "Sauvignon", di facile adattabilità in tutti gli habitat, dà vino sempre "di merito" che si stacca nettamente dalla normalità.

Dario Raccaro nella vigna del Rolat
Dario Raccaro nella vigna del Rolat

Il "Tocai friulano", sia per vitigno che per vino, è diversissimo da quello ungherese. Basti solo ricordare che il nostro è un vino secco, con spiccato sapore di mandorla. Quello ungherese è liquoroso, di colore ambra, con oltre 15 gradi di alcool e ricco di zuccheri (Muffa nobile in riva al Danubio, acidità volatile garantita se malauguratamente muffe e marciumi arrivano in riva all'Isonzo, al Torre o al Natisone). Nel 1825 l'Acerbi elenca il Tokay fra le viti italiane. Nel 1933 il Cosmo propone di variare tale grafia in Tocai (e in contemporanea il Morelli de Rossi lo completa con "friulano") Ogni polemica riguardo l'uso del nome pareva superata dalla nota sentenza della Corte di Cassazione del 30 aprile 1962 (causa vinta dai Baroni Economo d'Aquileia contro la Ditta Monimpex di Budapest).

La chiesetta di Santa Maria (detta Santa Apollonia) presso le vigne del Rolat
La chiesetta di Santa Maria (detta Santa Apollonia)
presso le vigne del Rolat

Per motivi tuttora "blindati" (ma alcuni retroscena sono noti..) l'Unione europea ha ritenuto di svendere (a partire dal 1 aprile 2007) il Tocai friulano all'Ungheria con l'Accordo del 23 novembre 1993, (tuttora contestato, con ricorsi pendenti) e che ha portato - lacerando il mondo viticolo - ad individuarne necessariamente, come è ben noto al lettore, un sinonimo ("Friulano"), in pole position rispetto al "Blanc Furlan" tanto caro al Duca Emilio I°, alla Società Filologica friulana ed altri ancora. Nonchè a regalare 122 sinonimie (Tocai compreso) a mezzo mondo ma non al Friuli!!

Degustazione del Tocai  del Rolat dalla vasca
Degustazione del Tocai del Rolat dalla vasca

Nel 1974 iniziai a frequentare Ivano Spessot, persona buona ed operosa con un passato da marinaio ed un presente da vignaiolo grazie ad un matrimonio DOC con Caterina Vecchiet, "Signora del Vino" del Rolat, cioè un cru prestigioso di medio/alta collina (Monte Quarin) a mezza strada (leggasi via S.Giovanni) fra Brazzano e Cormòns.
Secondo Ivano, il cui Tocai aveva davvero una marcia in più e la sua ricetta era molto semplice.
Innanzitutto le sue viti avevano lontane origini ungheresi (!) ed il legno era stato riutilizzato nei rinnovi o reimpianti innestato su "Monticola" (Rupestris du Lot) ovvero il "piede" che ha fatto grandi le Ribolle, il Tocai, la Malvasia del "Collio storico" (Brda compresa) prima che il Kober 5 bb (più produttivo e generoso per la vite e per i vivaisti) imperversasse.

La vendemmia del Merlot Raccaro con il Gruppo "Chei dal Tayut"
La vendemmia del Merlot Raccaro con il Gruppo "Chei dal
Tayut"

Quando Ivano passò nel mondo dei più il suo insegnamento e testimone (nonchè le vigne) venne raccolto da un altro grande del Collio: Dario Raccaro (nella foto di Claudio Fabbro con i figli Paolo - a sinistra - e Luca, studenti d'agraria).

La vendemmia del Tocai Raccaro
La vendemmia del Tocai Raccaro

Il cui Tocai esce puntualmente dal coro per entrare ai vertici delle Guide che contano; ogni anno è così e non è un caso.

Bruno Pizzul, amico iportante della famiglia Raccaro
Bruno Pizzul, amico iportante della famiglia Raccaro

Viti e vini con la valigia, dunque, emigranti o immigrati di lusso (secondo i punti di vista) entrati nella leggenda e nelle aule dei tribunali (Lazio, Lussemburgo etc. etc.) dove contano più i documenti che i buoni sentimenti. E non è finita qui; ne vedremo ancora delle belle!

claudiofabbro@tin.it