SALSE, BALSAMI ED ACETI FRIULANI
Solo a nominar l'aceto, ai vignaioli friulani si drizzano i capelli. Il triste nome evoca la fase meno nobile di quelle vinificazioni "fai da te" care ai
nostri nonni, che non conoscevano l'idropulitrice, l'acciaio inossidabile, l'igiene assoluta, quando nemmeno le "bolliture" con macerati di foglie di varie
essenze botaniche bastavano a bonificare le doghe di rovere di Slavonia e di castagno fra cui si annidavano insidiosi batteri, pronti a ferire il palato e
l'onore del cantiniere.
Lino Midolini arrivò per gradini alla sublimazione di un grande mosto d'uve DOC dei Colli Orientali del Friuli in un prezioso balsamo. Prima aveva pensato
bene di creare una seria azienda modello, specializzata nella vite e nel vino (ben 40 ettari sui 100 complessivi...) a cavallo tra le Città del Vino di
Manzano e Buttrio. Si tenne caro l'autoctono Refosco dal peduncolo rosso, l'immancabile Tocai friulano ed il "magico Picolit" e, uomo d'idee apertissime
come pochi, non si negò a Chardonnay, Pinot grigio, Sauvignon, Merlot ed ai due Cabernet. Delle due sue splendide figliole, fu forse Gloria a cogliere per
prima il messaggio del "patriarca" rilanciando un'immagine che oggi giova ad un intero territorio, riabilitatosi ed affrancatosi dal sistema a spalliera
espansa (Casarsa) e dal cimiteriale palo di cemento, per candidarsi a pieno titolo a "Parco della Vite e del Vino"; e c'è da sperare che in futuro tanta
preziosa eredità venga coltivata dai giovanissimi ma promettenti nipoti. E fu così che, fra una vendemmia e l'altra, nacque quella "Salsa Balsamica" da
mosto cotto ad arte ed affinato in oltre mille botticelle di varie essenze, per una superficie di ben 400 metri quadrati che la dicono lunga sul perchè
della nomination nel libro dei Guinnes. Un nome dal fascino latino, ASPERUM. ed un'agenda zeppa di nomi famosi che sono in lista d'attesa per sbizzarrirsi
con interviste e macchine fotografiche.
IL PRODOTTO Da cosa nasce questa passione per l'aceto balsamico, tanto forte da trasformarsi in attività produttiva? E' una passione che si perde lontano nel tempo. Ero a Bologna, circa quarant'anni fa, quando ricevetti in dono da un amico di Modena un'ampolla contenente un balsamo denso che non lo conoscevo ma che presto imparai ad apprezzare. Così, un po' per curiosità, un po' per testardaggine, iniziò quest'avventura che dura da oltre trent'anni. Mi feci istruire da amici modenesi acquistando le prime botticelle, alcune delle quali piene, che tuttora conservo nel granaio della mia casa, informandomi sul come e sul cosa dal massimo esperto nazionale della materia, il prof. Mario Bergonzini di Spilamberto . Tanta passione, tanto lavoro, tanta pazienza ma ora siamo sul Mercato con piena soddisfazione ed ottimi risultati. In Friuli, terra a vocazione vitivinicola, vi sono altre aziende che hanno ampliato la filiera producendo qualcosa di analogo? Attualmente, in fase commerciale ci siamo solo noi con l'ASPERUM. Ci sono però aziende come la Livon di Dolegnano di S. Giovanni al Natisone che ha dato l'avvio alla fase produttiva da 12 anni, riservando la produzione ad un consumo privato e produttori come Zamarian a Campeglio di Faedis e Filiputti a Rosazzo che lavorano per la loro soddisfazione, mentre Valpanera in Villa Vicentina ha in programma un aceto di monovitigno (Refosco dal peduncolo rosso n.d.r.), ma non credo sia ancora entrato in produzione. "Asperum" evoca riminiscenze di latino: come mai questo nome? Il nostro non si può appellare "aceto balsamico", pur rispettando il disciplinare di produzione, perché non siamo a Modena, dove il nome è tutelato dalla DOP Consorzio. Inizialmente volevamo farci conoscere come "Balsameria di Aquileia" a sottolineare la derivazione dalla tradizione gastronomica romana, ma non siamo nemmeno ad Aquileia e le viti da cui si ricava il mosto si trovano sui Colli Orientali. Per questo ci è venuto in aiuto il latino ed "Asperum" si è dimostrato un nome all'altezza del prodotto e della sua storia. Come si riconosce la qualità di un aceto balsamico? Per essere considerato tale, una salsa balsamica deve presentare la caratteristica densità, un colore bruno intenso, luminoso ed un "bouquet" particolare, derivato dall'assemblaggio degli aromi delle varie essenze. Naturalmente vi sono anche caratteristiche bromatologiche, ma quelle le lasciamo ai tecnici, noi ci fideremo principalmente del gusto: provare per credere... Il vostro può essere considerato, per qualità e per valore, un prodotto di nicchia. Cosa pensa dei prodotti denominati "aceto balsamico" che si trovano sugli scaffali dei supermercati? La questione riguarda più i modenesi che noi. Industria e grande distribuzione hanno le loro regole, e non sempre Marketing fa rima con qualità. D'altronde come si può pensare di fare qualità eccelsa quando si offrono al consumatore quantità enormi di un prodotto che per definizione richiede investimenti ingenti, tempi lunghissimi e cure costanti? Pensi che da 100 litri di mosto si ottengono circa 15 litri di Asperum e ciò dopo aver atteso 30 anni. La politica della mia azienda fa riferimento solo ed esclusivamente al top ed è orientata alla soddisfazione di un pubblico che sa apprezzare qualità e tradizione. Come suggerisce di degustare l'Asperum? Qualcuno potrebbe dire: con il cucchiaino! In realtà l'Asperum, per la sua particolare carica aromatica e la sua forte capacità d'insaporimento, richiede una particolare attenzione nei vari utilizzi. Solitamente la dose ottimale si riconosce in due cucchiaini a persona. Buona norma è versarlo sui cibi a fine cottura, prima o subito dopo averli tolti dal fuoco affinchè non vada disperso il pregiato aroma. Tuttavia in casi particolari sono previste eccezioni e queste sono lasciate alla sensibilità di chi lo usa: straordinario su verdure fresche e pinzimonio, arricchisce frittate alle erbe, fegato d'oca, insalata di cappone e nobilita le minestre di pasta e fagioli. E' poi perfetto come "tocco finale" su pesci e carni al forno, per diventare sublime sul gelato alla crema, sulle fragole ed i frutti di bosco. La sua azienda lo presenta in questa raffinata confezione ma, dato il suo pregio, come va conservato? Sempre ben chiuso e lontano da fonti di calore. I nostri lettori che lo volessero gustare, dove lo possono acquistare? Di certo nelle migliori enoteche della regione, ma se desiderano fare una gita fuori porta, saremo felici di offrirlo anche in azienda in via della Balsameria o a Manzano, in via Udine 40 (tel. 0432-21574) IL PRODOTTO Le notizie tecniche ci vengono invece offerte con grande perizia dal signor Ferrante durante l'interessantissima visita alla balsameria. Da cosa cominciamo? Certamente dalle materie prime usate nella produzione della Salsa balsamica.Tutto inizia dal mosto ricavato dalle uve di Tocai friulano, Chardonnay, Pinot e Sauvignon di primissima qualità, cotto a 80 gradi per 70 ore. Durante questo periodo esso perde il 70% dell'acqua mentre aumenta la concentrazione degli zuccheri e di conseguenza la densità. Il mosto cotto così ottenuto viene lasciato 5-6 anni in botti di rovere di Slavonia della capacità di 15-20 ettolitri dove si concentra ulteriormente. E' proprio questo il mosto cotto che viene usato per procedere, una volta all'anno, in gennaio, al rabbocco della più grande e "giovane" delle botticelle d'invecchiamento. Ci può spiegare meglio? Certo! Le botticelle, di dimensioni ed essenze diverse, sono organizzate in 100 "batterie" da 8, disposte in scala decrescente da 60 a 10 litri, (vedi foto ndr.) per una capacità complessiva di circa 300 litri . Dalla più piccola, che contiene la salsa "matura", ogni anno, in gennaio, si procede al "raccolto" cioè al prelievo di 1 litro di Salsa balsamica che, riversata in una botte collettore, chiamata botte-madre, si mescolerà con gli altri 99 litri prelevati dalle botticelle delle restanti 99 "batterie", costituendo il prodotto da commercializzare nell'annata. Al termine del "raccolto", si provvede al rabbocco della botticella più piccola con la salsa della botticella precedente e così di seguito, a cascata, fino all'ultima, la più grande e dal contenuto più "giovane" . Essa riceve mediamente 5-6 litri di mosto cotto, che vanno a reintegrare sia la quantità prelevata inizialmente, sia il calo dovuto all' evaporazione dell'acqua ed all'assorbimento da parte del legno delle botti. Ricordiamoci che la materia prima subisce, alla fine del ciclo produttivo, una calo dell'85%. Se si raccogliesse più di un litro all'anno da ogni batteria, si attaccherebbe l'anello di maturazione perché l'eccessiva quantità di mosto da rabbocco provocherebbe il "ringiovanimento" del prodotto ed il crollo della qualità. IL BALSAMO DI GIANNI ZAMARIAN
Quali sono le essenze impiegate nella produzione delle botticelle?
Da quanto tempo producete? Fotografie di Claudio Fabbro ed Archivio Midolini; il servizio risale all'inverno 2002/2003 e sarà aggiornato quanto prima con le novità degli ultimi cinque anni. |