Cormons
ricorda il noto giornalista e wine maker
Walter FILIPUTTI
è la sede distaccata della Facoltà di Agraria
dell'Università di Udine per il corso di laurea in viticoltura ed
enologia. Un corso di grande importanza per il nostro sistema vino che
vede così finalmente realizzato un lungo sogno e che dà una sorta di
imprimatur alla statura della nostra produzione vitivinicola. Il futuro si
gioca tra quelle aule
tra quelle classi di ragazzi e ragazze che vogliono
prepararsi ad affrontare
con adeguati mezzi culturali
il vino che
berremo in futuro. E la scelta dell'Università di Udine che creare un
college tra i vigneti di Cormons non poteva essere migliore.
Il collegamento tra università e mondo della produzione
è un passaggio obbligatorio per la creazione dei nuovi "manager" del vino
che non possono più limitasi solo ad essere puri tecnici ma debbono saper
integrare la loro capacità di produrre col mercato
debbono saper leggere
tutte le variabili che il mercato governano
debbono sapere poter
raccontare il loro vino
comprendere aspetti che fino a pochi anni fa
erano ritenuti marginali ma che
con l'indurirsi della concorrenza
stanno
diventando molto importanti se non
in qualche caso
strategici come
possono essere la creazione dell'immagine a aziendale
la capacità di
"vendere" e proporre nel target adeguato il proprio vino. Da queste
considerazioni sono partiti il Preside della Facoltà di Agraria
prof.
Bonfanti
ed il direttore del Consiglio del corso di laurea in viticoltura
ed enologia presieduto dal prof. Zironi nel dare l'incarico di a Walter
Filiputti – produttore di vino nonché giornalista e studioso del mondo del
vino – per tenere un corso che rispondesse a queste esigenze. Corso
denominato " Linguaggio e Comunicazione del vino" e che si rivolge agli
studenti dell'ultimo anno dai quali
va sottolineato
è arrivata una
risposta entusiasta.
Il corso tenuto da Walter Filiputti abbraccia una serie
di argomenti che partono dalla storia del vino italiano a partire dagli
anni Cinquanta e Sessanta fino ad analizzare il vasto movimento culturale
ed imprenditoriale che negli anni Settanta ha prodotto il grande
Rinascimento del nostro vino
quando si sono gettate le basi del vino
moderno italiano che poi avrebbe conquistato il mondo
cancellando secoli
di umiliazioni. La seconda lezione è stata choccante per gli studenti. Il
bicchiere è entrato all'università. Grazie alla collaborazione della
Riedel – produttore massimo di bicchieri pensati per il vino – Walter
Filiputti ha tenuto per la prima volta in una università italiana "la
degustazione del bicchiere"
titolo che vuole mettere in risalto come le
forme di un bicchiere possano esaltare o distruggere – si distruggere – il
vino stesso. In breve. Le forme del bicchiere sono lo strumento per
assaggiare il vino
come la luce corretta per ammirare un quadro o la
carenatura – o carrozzeria – per dare al motore di una formula 1 la
possibilità di scaricare tutta la sua potenza. In questa degustazione-
usando 5 bicchieri dalle forme diverse - viene scientificamente e
gustativamente dimostrato come lo stesso vino
passando da un calice
all'altro
possa uscire letteralmente disintegrato nei suoi equilibri
gustativi ed olfattivi fino a diventare irriconoscibile. Tantè che in ogni
lezione è prevista la degustazione di 4 grandi vini che hanno fatto la
storia del vino italiano con il bicchiere corretto e non per comprendere
come gli investimenti di un produttore possano venir vanificati nel
servire il "suo" vino nel calice sbagliato.
Il corso quindi affronta la tematica del concetto di
qualità e quella del recupero di una precisa filosofia del territorio per
poi tracciare la storia della enologia e del vivaismo friulano. Quindi
analizza il linguaggio del vino per arrivare alla spiegazione di una
corretta e mirata comunicazione dello stesso. Si prendono poi in esame i
temi della etichetta e della sua progettazione
della sua importanza per
una comunicazione che riesca ad esprime e raccontare l'anima del
produttore.
Non potevano certamente mancare le analisi al mercato
alla sua evoluzione che si fa sempre più veloce
alla nascita dei una novo
consumatore che ha espresso una preziosa forma di turismo legato alla
enogastronomia.
La ristorazione italiana – attraverso la cucina
italiana che sa esprimere - è la vetrina indispensabile per far la
diffusione del vino di qualità nel mondo. La storia
la conoscenza della
genesi della nostra cucina e l'importanza che essa sta assumendo
tra le
cucine del pianeta
sono anch'esse oggetto di studio ed analisi in quanto
i ristoranti rappresentano un canale strategico per il posizionamento dei
nostri vini. Infine
per completare il quadro collegato alla cucina
non
bisogna dimenticare che il vino si immola a tavola
mangiando
e quindi la
conoscenza dei principi degli abbinamenti cibo-vino assumono una
importanza rilevante nel ciclo completo della vita di una bottiglia.
Il vino
oltre che vigneto
laboratorio
tecnologia ed
enologia
è anche piacere
edonismo
commercializzazione
immagine. In
conclusione:l'aver voluto far prendere contatto agli studenti di tutti gli
argomenti sopra citati per completare il loro bagaglio di conoscenza
dell'universo vino
rappresenta un grande atto di coraggio e di
lungimiranza che hanno dimostrato di possedere sia il prof. Bonfanti che
il prof. Zironi ed il suo Consiglio del corso di laurea in oggetto.
L'entusiasmo dei ragazzi
che hanno chiesto al loro insegnante
Walter
Filiputti
di poter prolungare il corso
è la miglior risposta a questa
scelta.
FRIULI VIA DEI SAPORI A VIENNA.
Si parla molto di promozione del Friuli
in
particolare all'estero. E Dio sa –esordisce il noto wine maker
Walter FILIPUTTI- quanto ne abbiamo bisogno. Sulle strategie
le strade da percorrere sono molteplici e qualche breve riflessione
in proposito la facciamo. La ristorazione di qualità – il
mangiarbene – è un crocevia dove si danno appuntamento tutti coloro
che amano la buona tavola
lo star bene
un servizio attento
i
grandi vini
l'atmosfera. Il ristorante di oggi custodisce il sapere
gastronomico del passato e lo fa rivivere
interpretandolo e lo
dispensa ad una clientela trasversale che poi si innamora del paese
che lo ospita
lo visita
va nei negozi
musei. In altre parole: lo
fa diventare una delle sue mete preferite quando tutto questo
difficile "puzzle" si incastra a dovere. Quindi il ristorante di
qualità è un punto fermo
uno dei pilastri attorno al quale si
costruisce qualsiasi progetto di "vendita" dell'immagine del Friuli
nel mondo.Non a caso ogni grande evento
congresso
riunione
evvia
finiscono a tavola .Un esempio concreto? Quello che Friuli Via dei
Sapori - consorzio che raggruppa venti tra i migliori ristoranti
della Regione da Sauris a Muggia – sta facendo in uno dei bacini di
utenza più importanti
Vienna. Friuli Via dei Sapori parla della
Piccola Patria raccontando la cultura millenaria del cibo e dei
vini. Esporta la nostra maniera di intendere il vivere a tavola
il
nostro stile di ospitare ma invita anche a visitare le nostre città
i nostri paesaggi
i nostri negozi ed alla fine rende allegre le
persone. Quattro gli eventi previsti
due alla fine del 2002 e due
agli inizi del 2003.
Il primo appuntamento si è svolto il 30 ottobre
scorso: nella centralissima Kartnerstrasse in uno dei locali più
prestigiosi della città: al Morwald in Ambassador Hotel
a due passi
da Duomo.
Ristorante "requisito" per la serata
atmosfera
molto viennese ed elegante
cena servita al tavolo
clientela
prestigiosa che alla fine ha applaudito gli attori con entusiasmo.
Vasta gamma di prodotti friulani in mostra
assaggio prima di sedersi a tavola.
Gli atto riristoranti.
Ouverture con i magnifici portabandiera del
Friuli: San Daniele ( Principe) Montasio (Latterie Friulane )
salame (Turus). Apre poi le danze agli Amici con il tortino di
capesante con fondente e grissino alla zucca; si cambia spartito con
la Taverna di Colloredo che presenta una variazione di quaglia in "saor"
su crostone di polenta ; al Ferarut di Rivignano intona la crema di
mais con scampi e olio extra vergine mentre al Paradiso di Paradiso
cambia ancora ritmo con le paste dal plevan cun la spiritele di
Mont ( finferli) e l'atto finale spetta al Ponte di Gradisca che
chiude con la coscia d'oca allo speck croccante.
I vini.
Sull'overture: Collio bianco di Edi Keber;
quindi un fresco e gentile Sauvignon di Beltrame mentre sulla
quaglia è stato servito
in controtendenza – perfetta - uno
Chardonnay "Blanchis" di Giovanni Piatti ; Tocai friulano Il Roncal
sulla crema di mais – ottimo matrimonio- mentre un equilibrato e
personale Pinot nero di Dorigo si accompagnava alla paste dal
plevan. Coscia d'oca con Merlot di Villa Martina delle sorelle
Sfiligoi. Canto del saluto con i dolci tradizionali friulani con il
Pensiero di Petrussa ed il Verduzzo Ronc di Juri di Dorigo.Per la
sete acqua Pradis.
Una ricetta: crema di mais con scampi e olio del
Ferarut.
Bisogna avere del mais "di latte"
raccolto quindi prima che maturi. Poi lo si può conservare in
freezer.Il mais va pulito e lavato bene e si mette a bollire a fuoco
lento per circa 2 ore in acqua alla quale si aggiunge sedano
carota
e aglio. Poi si passa col passa verdure e quindi si filtra nel
passino a rete fine ( detto cinese ). A parte faremo saltare i gusci
degli scampi con vino bianco ed uno spicchio d'aglio. Mentre le code
verranno spadellate con sedano bianco molto sottile. Se ne filtra il
sugo per aggiungerlo alla crema. Una parte degli scampi verranno
passati e quindi aggiunti anch'essi alla crema di mais. Si serve in
una fondina profonda aggiungendo le code di scampi intere
si
spruzza di sale
pepe e olio extravergine.
Il II atto di questa piacevole rappresentazione
della nostra cultura del mangiarbene si è svolto
sempre a Vienna al
Morwald im Ambassador
lo scorso 27 novembre tenendo fede alla
regola che è perfettamente inutile produrre un grande
vino
cibo
opera se poi non li fai conoscere
se non li portiamo sul
palcoscenico del mercato. Logica che è alla base degli
incontrievento promossi da Friuli Via dei Sapori che hanno visto
e
fa davvero molto piacere annotarlo
oltre trecento – sì: trecento -
persone in lista di attesa per assistere a questa "piece" di grande
cucina nostrana. E fa ancora più piacere ricevere applausi a scena
aperta e consensi ammirati per aver rappresentato piatti
semplicissimi ed allo stesso tempo raffinati
tutti fortemente
ancorati al nostro territorio. Si pensi solo che apertura e chiusura
hanno visto sulla scena la polenta
sia pur con interpretazioni
diversi
la polenta
la vecchia
amata
semplice e povera polenta.
Brevi le considerazioni sull'evento di Vienna. La
prima:che la nostra cucinastoria è molto amata su
oltre le
Alpi; la seconda: è necessario uscire dai nostri confini per sperare
di raccogliere
poi
i frutti in casa.Infine:i prodotti di punta – in
questo caso la ristorazione di alta qualità
ma con essi - conclude
FILIPUTTI
il vino e il San Daniele
il Montasio– sono
strategici per creare immagine al sistema Friuli.
I ristoranti attori del II Atto ed i loro vini.
Aperitivo con San Daniele(Principe)
Montasio ( Latterie Friulane)
salame(Turus) con vino bianco Sermar
Cà Ronesca.Entra in scena la polenta del Sale e Pepe
interpretata
da ladychef Teresa: polentina di saraceno con ricotta salata
stagionata
mela Seuka e kren con Gris di Michele Specogna.Quindi la
crema di ceci e scampi preparata dal patron
Dario
con Chardonnay
Benincasa; segue risotto Laguna di Grado dello chef Federico del Là
di Moret col Pinot grigio di Gigi Valle; da Muggia i ravoli di
branzino del Lido
chef Ubaldo
con Pinot bianco Russiz Superiore e da
Mortegliano
patria del "blave"
la "polente cuinciade" spruzzata di
tartufo
nobile interpretazione di "Nando" grazie all'altra ladychef
presente
Carla.
Le ricette di polenta.
Polente cuinciade. Da Nando.
Preparare una crema di formaggio sciogliendo 300
gr. Di Montasio di 6/8 mesi con 200 gr di latte a bagnomaria.
Incorporare 150 gr di ricotta fresca e quindi emulsionare il tutto
fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. Regolare di s.p.
Soffriggere per 2' 100 gr di ricotta affumicata stagionata
grattugiata fine in 200 gr di burro nocciola e 20 gr di farina di
mais giallo tostato e preparare una polentina tenera. Servire in un
piatto caldo 3 cucchiaiate di polenta
1 cucchiaio di fonduta sopra;
completare con un cucchiaio di ricotta affumicata
e burro e poi… tartufo bianco a piacimento.
Polentina di saraceno
ricotta
Seuka e kren.
Sale e Pepe.
Preparare la polenta con 100 gr di grano saraceno
in 4 dl di acqua e sale grosso q.b.
Per il condimento: 100 gr di burro ed 1 cucchiaio
di farina di mais giallo.200 gr di ricotta salata stagionata
possibilmente di malga. 1 mela Seuka ( sono le mele tipiche delle
Valli del Natisone n.d.r.)
kren.Preparare la polentina nel modo
consueto;la consistenza della polenta deve essere morbida e fluida.
Composizione: disporre al centro del piatto la polentina e sopra
adagiarvi la ricotta dandole la forma di una chenelle
grattugiare
il kren e la mela ed infine condire con un filo di burro rosolato
con la farina di mais giallo. Servire molto caldo.
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