Aula Magna
Istituto Tecnico Agrario G. Brignoli di Gradisca d'Isonzo
Sabato 14 dicembre 2002
Tavola rotonda
Fattoria didattica: un contatto diretto tra produttore e consumatore
Bed &
Breakfast: ospitalità nelle case della nostra regione
"due diverse possibilità di valorizzare il mondo rurale"
IL FENOMENO DELLE
FATTORIE DIDATTICHE IN ITALIA E IN FVG
Le fattorie didattiche sono
delle aziende agricole che
oltre alla loro attività quotidiana di
impresa
come fonte integrativa di reddito sono aperte al mondo della
scuola grazie all'accoglienza di gruppi scolastici. Il progetto della
fattoria didattica si concretizza principalmente in seno ai programmi di
educazione alimentare promossi a partire dal 1996 dal Ministero delle
Politiche Agricole il quale privilegia la scuola come strumento per
promuovere una cultura del cibo visto nella sua complessità
nel rapporto
con il territorio e la tradizione locale. L'idea di rendere direttamente
protagoniste le strutture agricole della loro attività di educazione
alimentare nasce dalla necessità di superare lo scollamento esistente tra
il mondo della produzione e quello del consumo. Attraverso la costituzione
di una rete di Fattorie didattiche s'intende:
-
trasferire al mondo della
scuola conoscenze che consentano un consumo consapevole dei prodotti
agricoli ed un comportamento rispettoso dell'ambiente;
-
creare una rete di
relazioni tra produttore e consumatore
finalizzata a valorizzare la
qualità della produzione e l'assunzione di uno stile di vita sano ed
ecocompatibile;
-
favorire la
diversificazione dell'attività agricola attraverso iniziative che
consentano
nel valorizzare l'ambiente e la cultura locale
di
migliorare la redditività aziendale;
-
offrire a tutti i
cittadini e soprattutto alle giovani generazioni
la possibilità di
capire e conoscere la cultura del territorio rurale;
L'ipotesi
fondante delle attività didattiche consiste nel proporre la fattoria come
una delle strategie educative nel mondo della scuola dell'autonomia
offrendo ai ragazzi la possibilità di partecipare alle attività seguendone
la scansione lungo il ciclo stagionale. La fattoria didattica non è dunque
uno strumento per ricordare nostalgicamente un passato con modalità poco
funzionali al tempo presente
ma un luogo dove riscoprire "l'emozionalità"
attraverso un percorso esperienziale.
I precursori del fenomeno delle fattorie didattiche sono i paesi
nordeuropei che hanno avviato alcune iniziative già a partire dagli inizi
del '900 e soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale. Le prime
esperienze italiane sono da attribuirsi alla regione Emilia-Romagna ad
opera dell'Osservatorio Agroambientale che ha presentato le prime
esperienze nel 1997 nell'ambito del primo "meeting agriscuola". Le
attività sono iniziate nel 1998 nell'ambito del progetto "Fattorie aperte"
che ha trovato agricoltori entusiasti di aderire all'iniziativa
pronti ad
accogliere l'invito ad una comunicazione diretta con i consumatori ed i
cittadini. Nell'ambito del progetto triennale "Fattorie aperte" è nata
l'iniziativa "Fattorie diadattiche"
che dal punto di vista qualitativo ha
una valenza più ampia poiché si propone di creare un legame stabile fra
azienda e territorio. Le iniziative si sono poi diffuse a macchia d'olio
in tutte le regioni d'Italia. L'Osservatorio Agroambientale ha effettuato
nell'agosto 2000 un censimento rilevando
tramite indagine diretta
276
aziende didattiche e nove reti organizzate. Nei primi mesi del 2002 lo
stesso ente ha aggiornato il censimento individuando ben 444 realtà (con
un aumento di circa 170 unità pari ad un +62%) e dieci reti. Più della
metà delle fattorie sono aziende agrituristiche
mentre la gamma delle
proposte è varia: si va dalla semplice illustrazione aziendale
alle
visite tematiche
all'attività di animazione fino ai laboratori didattici
con attività pratiche (per esempio: dal grano al pane
dall'uva al vino
dal latte al formaggio)
tutti percorsi che poi vengono approfonditi da
lezioni di classe.
Quasi tutte le fattorie didattiche presenti sul territorio nazionale
aderiscono ad una rete organizzata che svolge importanti ruoli di:
Le aziende didattiche sono
un'attività multifunzionale riconosciuta nell'ambito di "Agenda 2000" e
dai Piani di Sviluppo Rurale di alcune regioni ed anche dalla nuova Legge
di Orientamento e modernizzazione del settore agricolo (n°57/2001). Quest'ultima
prevede
all'art.3
nell'ambito delle attività agrituristiche
l'organizzazione di attività ricreative
culturali e didattiche
finalizzate ad una migliore conoscenza e fruizione del territorio.
Al momento attuale gli aspetti sui quali è necessario focalizzare
l'attenzione per promuovere uno sviluppo quantitativo e soprattutto
qualitativo dell'offerta sono:
-
la creazione di un
coordinamento a livello nazionale;
-
la promozione delle
fattorie didattiche presso le scuole e gli enti locali attraverso
internet e comunicazioni mirate su stampa scolastica e specializzata;
-
la definizione normativa
più puntuale a livello concettuale e soprattutto fiscale (attualmente su
ogni prestazione viene applicato il 20% di IVA)
-
la puntualizzazione sugli
aspetti relativi alla sicurezza nelle fattorie;
-
l'organizzazione di
adeguati percorsi formativi per agricoltori ed insegnanti;
-
il collegamento organico
con il mondo della scuola;
-
la definizione di una
carta della qualità dei servizi condivisa;
-
il monitoraggio della
qualità educativa.
Per quanto riguarda il
Friuli-Venezia Giulia
il progetto "Fattorie didattiche" è ancora in fase
embrionale. Recentemente l'ERSA ha approvato un progetto di educazione
alimentare da realizzarsi con appositi finanziamenti messi a disposizione
dall'Amministrazione Regionale. Al fine di un razionale svolgimento del
progetto
è stato costituito un Nucleo di attuazione composto
oltre che
dall'ERSA
anche dalla Direzione Regionale della sanità
dalla Direzione
Regionale dell'Agricoltura
dalla Direzione Regionale Scolastica
dal
Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale
dall'Arpa e
dall'Università degli studi di Udine. Il primo passo del nucleo di
valutazione è stata la predisposizione di un questionario informativo
(allegato al notiziario ERSA) aperto alle aziende che in futuro intendono
diversificare la propria azienda attraverso l'attività di fattoria
didattica. Al questionario hanno risposto una ventina di imprenditori
agricoli. Si tratterà ora di verificare attraverso l'analisi del
questionario ed il contatto diretto
quali sono le strategie e gli
obiettivi che si pongono le aziende in questione al fine di poter
delineare
anche in relazione alle aspettative del mondo scolastico
locale
un progetto unitario ed efficace sul territorio friulano.
Parallelamente a questa iniziativa è stato recentemente siglato un accordo
di collaborazione tra la facoltà di Agraria dell'Università di Udine e la
Coldiretti al fine di avviare un progetto comune fra mondo della ricerca e
mondo della produzione che possa portare anche in Friuli ala costruzione
di una rete organizzata
un'esigenza manifestata soprattutto da parte di
molti agricoltori che intendono ampliare la loro offerta aziendale con le
attività didattiche.
SPECIALE BED &
BREAKFAST
Cos'è
Il "Bed&Breakfast" è un'offerta di ospitalità a pagamento presso
abitazioni private
caratterizzata da trattamento informale
prezzi
contenuti e servizi personalizzati. Assai diffusa nei paesi del Nord
Europa in alternativa alla tradizionale sistemazione alberghiera
è una
formula molto semplice di attività ricettiva e di ristorazione che
nella
maggior parte dei casi
non supera l'offerta di un posto letto e della
prima colazione. Tradotto letteralmente dall'inglese
B&B significa
infatti "letto e colazione"
ma nella definizione è contenuta una
particolare filosofia dell'ospitalità familiare
apprezzata dai turisti in
cerca di atmosfere rilassanti e della possibilità di immergersi più da
vicino nella realtà sociale e culturale del paese che stanno visitando.
Lo stato di fatto in
Italia
In Italia le leggi che regolamentano questo tipo di attività sono
regionali e prendono tutte spunto dalla legge quadro sul turismo n.
217/83
che disciplina le attivita' alberghiere ed extra alberghiere (quest'ultime
peraltro
non contemplano attività di tipo non imprenditoriale
come
l'affitto di un appartamento e
appunto
il B&B). Se si esclude la
provincia autonoma di Bolzano
in cui già da anni il privato cittadino può
non solo affittare camere con colazione ma perfino somministrare pranzo e
cena ai turisti
nel resto d'Italia il fenomeno ha ricevuto un forte
impulso dal Grande Giubileo del 2000: quasi tutte le regioni che hanno
varato leggi sul «B&B» lo hanno fatto tra il 1999 ed il 2000; Lazio
Piemonte
Veneto ed Emilia Romagna sono state tra le prime ad emanare
disposizione specifiche a tutela di questa forma di alloggio (informazioni
sulla legislazione vigente nel territorio sono reperibili presso le
Aziende di Promozione Turistica provinciali o direttamente negli uffici
regionali). Sono ormai numerose le famiglie italiane che riservano alcune
stanze della propria abitazione a questo servizio
fornendo agli ospiti
l'occorrente per il pernottamento
mantenendo pulite le stanze e
preparando al mattino un'abbondante colazione spesso privilegiando i cibi
tipici di luoghi di produzione (dai salumi ai formaggi
dal miele alle
marmellate artigianali
alla focacce).
In generale
Qualunque privato cittadino può diventare un gestore di Bed&Breakfast
purché:
-
metta a disposizione dei
turisti una parte della propria abitazione in proprietà o in affitto (in
alcune regioni può essere utilizzata solo l'abitazione in cui si ha la
residenza)
corrispondente ad un limitato numero di camere e posti
letto;
-
eroghi un servizio
saltuario;
-
utilizzi case in possesso
dei requisiti di abitabilità.
Paolo Samsa
Il
B&B è
infatti
legato da tutte le leggi alla gestione di tipo familiare
senza intervento di dipendenti. Se questa condizione viene rispettata
non
è sempre necessario che le camere siano offerte nello stesso appartamento
in cui vive la famiglia-gestore: si deve però trattare dello stesso
edificio o (nel caso delle Marche) di uno distante al massimo cinquanta
metri. Le norme regionali specificano che non sono necessari cambi d'uso
dell'immobile
ma naturalmente i locali devono risultare adeguati agli
standard igienico-edilizi. Se hanno spazio
fantasia e tempo
i gestori di
Bed&Breakfast possono offrire ai loro ospiti anche altri servizi
come
l'uso della cucina
del telefono
della lavanderia o altre parti della
casa quali giardino e terrazzo
biciclette
computer con accesso alla rete
Internet e alla posta elettronica. Per quanto riguarda
però
la
somministrazione degli alimenti
la mancata adozione da parte dei gestori
di B&B del tesserino sanitario
impedisce la preparazione in casa dei cibi
e la distribuzione di prodotti che non siano confezionati e sigillati o al
massimo riscaldati. Qualche eccezione può essere ammessa solo previa
autorizzazione specifica della Camera di Commercio.
Per l'avvio dell'attività non è richiesta l'iscrizione alla sezione
speciale degli esercenti il commercio né alcuna autorizzazione comunale
ma è sufficiente (sempre che nella regione sia in vigore una legge
regionale sul B&B) recarsi presso l'Ufficio Turistico del proprio Comune
di residenza (o presso l'APT o IAT locale) e fare denuncia di inizio
attività
comunicando i prezzi che si intendono praticare (con il timbro
del Comune
questi andranno poi affissi dietro la porta della camera degli
ospiti). L'attività è in regola dal giorno seguente il riconoscimento
dell'idoneità da parte della Azienda di promozione turistica
territorialmente competente. Sarà
inoltre
la stessa APT a stampare e
distribuire cataloghi contenenti i nominativi dei B&B locali
anche in
collaborazione con l'E.N.I.T. (Ente Nazionale Turismo) che ne garantisce
la distribuzione all'estero. Esistono
poi
Associazioni private di B&B
che forniscono servizi d'intermediazione e promozione
anche su Internet.
Le singole leggi regionali regolano nel dettaglio le caratteristiche degli
alloggi (superficie delle stanze
cubatura
requisiti igienico-sanitari
requisiti di sicurezza
...)
dei servizi minimi da erogare (pulizia
prima colazione
...)
delle tariffe
ecc.
ma in generale è previsto un
regime fiscale semplificato essendo tale attività esclusa dall'ambito di
applicazione della partita I.V.A.. Il gestore non dovrà
quindi
emettere
alcun documento fiscale all'atto del pagamento
ma rilasciare al cliente
una ricevuta semplice
tipo madre-figlia
numerata progressivamente
con
la data del pagamento. La copia che rimane nelle mani del gestore
costituisce reddito imponibile ai fini della dichiarazione dei redditi
da
indicare nel Modello Unico nel quadro "L" (attività commerciali svolte in
via occasionale). Una volta ottenuta l'idonietà dall'APT di competenza
territoriale
è necessario comunicare all'Autorità di Pubblica Sicurezza
(i Commissariati di zona) che si intende avviare un B&B
ma non è invece
obbligatorio denunciare quotidianamente allo stesso Commissariato la
presenza delle persone che vengono ospitate
non essendo tale attività
contemplata dall'art. 6 della legge n.217/1983. |