1928-2002: i settantacinque anni del Corriere Vinicolo
Nel 1928 si chiamava "Commercio Vinicolo" e nacque come settimanale
dell'Unione Italiana Vini: il più antico sodalizio del settore
vitivinicolo
fondata a Milano nel 1895 per iniziativa di un gruppo di
commercianti di vino.
L'associazione mise a disposizione delle imprese una rete di servizi utili
allo sviluppo del commercio vinicolo; realizzò un laboratorio enochimico
mise a disposizione mezzi e strutture consone al trasporto dei vini via
ferrovia
costituì a Milano la prima Borsa Vini ed il suo settimanale
divenne in breve la voce
l'informatore
di tutto ciò che poteva servire e
favorire lo scambio commerciale. Sfogliando le pagine del volume che
celebra i suoi primi 75 anni di vita (auguri !)
mi sembra risalti il suo
ruolo di "formatore" e tutor di un sistema mentale -peraltro ancora di là
da venire - che puntò con decisione allo sviluppo di concetti come
mercato
qualità
cultura- educazione enologica
argomenti non facili da
affrontare in rapporto al mondo contadino di quegli anni.
Il taglio editoriale di questo settimanale era
perciò
preminentemente
informativo-commerciale; la lettura di pezzi anche molto datati permette
di verificare l'estrema attualità di alcune motivazioni e l'argomentare di
una modernità e realtà ancor'oggi validi e stupefacenti
segno comunque di
un mondo produttivo ed imprenditoriale vivo e curioso.
Questa pubblicazione commemorativa è una mappa storica dell'evoluzione del
vino italiano
ma anche
se si vuole
il suo contrario: storia italiana
vista da un'angolatura assai affascinante
quella enologica.
C'è tutta l'Italia rurale che dagli anni 30 alla fine degli anni 50 tenta
di dare a questo prodotto della terra contorni commerciali
qualitativi e
di consumo moderni. Ci sono le battaglie contro "l'alcole" da parte degli
"acquaioli" - sono così definiti i membri delle associazioni che si
battevano contro il consumo del vino
demonizzando responsabilità ed
effetti di tale bevanda
in modo a dir poco drammatico.
C'è il confronto con il nascente e modernissimo settore della birra e
tutti i relativi timori di collisione di consumi: comparto questo
che già
nel 1928
secondo un bellissimo pezzo di Marescalchi - primo direttore del
settimanale - dava "da pensare" ai produttori di vino.
Si può leggere attraverso le pagine del Commercio Vinicolo il travagliato
percorso storico e politico della Nazione
dalla dichiarazione di guerra
alle "censure" verso le libertà di commercio e d'espressione che hanno
caratterizzato quegli anni difficili
e che imposero addirittura la
sospensione della pubblicazione durante parte del conflitto mondiale. Il
giornale riaprirà nei mesi successivi alla conclusione della guerra con
l'attuale nome di Corriere Vinicolo.
Si stava cominciando a rimettere veramente mano a tutto il comparto sia
sotto l'aspetto legislativo che quello produttivo.
Tra i premiati il dott. Eugenio
Sartori
direttore dei Vivai coooperativi di Rauscedo
Risulta chiaro che le vere rivoluzioni culturali
economiche
ideologiche sono proprio di questi anni… negli anni 50 il modo di vivere
pensare
vestire
abitare
comunicare e anche bere si era completamente
rivoltato. Tutto quello che sembrò essere esploso in modo eclatante negli
anni 60
ebbe in realtà il suo periodo di preparazione negli anni che dal
dopoguerra andarono alla fine degli anni 50.
Caratterizzarono questi anni le battaglie sui prezzi e una forte
contrazione dei consumi: le abitudini stavano definitivamente cambiando;
gli sforzi legislativi per migliorare la qualità e proteggere le
denominazioni e continuare il lavoro nel definitivo ammodernamento del
sistema approdarono nel 1963 alla nuova legge sulle D.O.C..
Sempre particolarmente attento alle analisi del mercato
il Corriere
Vinicolo
diventò anche uno spaccato dell'economia del paese.
Negli anni 60 ci si occupava di statuto vinicolo e catasto vinicolo: oltre
2 milioni e 200 mila aziende furono interessate a questo censimento del
territorio
tutti passi importanti per la messa a fuoco di un'identità che
non era ancora definita.
Sono gli anni in cui la legislazione riconobbe i contorni del prodotto
italiano permettendone una più precisa conoscibilità ed una più attenta
caratterizzazione: assai interessante a questo proposito il pezzo di
Dalmasso del 4 maggio 1969 su: Nomi di origine e "Vin de crus" .
Con la seconda metà degli anni sessanta arrivò l'applicazione della nuova
legge e si cominciarono a macinare problematiche che diedero inizio
per
la produzione enologica italiana
al nuovo corso. Grandi nomi come
Garoglio o Dalmasso firmano i pezzi per il Corriere Vinicolo.
Nella prima metà degli anni '70 la crisi petrolifera
la conseguente
"Austerity"
il terremoto in Friuli segnano quell'epoca difficile. Nel
1977 un pezzo siglato A.N.
(Antonio Niederbacher direttore del Corriere
Vinicolo fino al 1983)
titolava: Prezzi buoni si
ma non impossibili.
Preannunciando così i tristi esiti che tramite la contrazione dei consumi
e l'abbassamento dei prezzi coinvolsero in una spirale suicida il mercato
italiano
fino ad arrivare all'epifania del vino al metanolo
episodio che
mise in ginocchio l'immagine del prodotto enologico nazionale.
Eppure
già nel '77 Niederbacher premoniva: …" resta il fatto che i prezzi
anomali
cioè inferiori al minor prezzo possibile per un vino buono
oltre
a destare non gratuiti sospetti
costituiscono una forma altrettanto
anomala di concorrenza
insidiano il sano sviluppo del commercio e
soprattutto
tendono a deprimere i prezzi del vino alla produzione"…
Č facile capire come lungo questo percorso non ci fosse che
l'aberrante e sconsiderata scorciatoia della sofisticazione
che determinò
un'imponente distruzione di fiducia negli anni a venire.
Sono anni in cui si discute molto sullo zuccheraggio e sull'importanza
della qualità e della sua difesa; a questo proposito è assai interessante
il pezzo di Mario Fregoni sulla viticoltura di collina e sui risvolti
perversi del deprezzamento della coltura viticola con tutte le proiezioni
sulla qualità del vino già prevedibili: "…si deve tener presente che
proteggere la viticoltura di collina non significa solo proteggere la
qualità
ma anche il territorio. Si tratta cioè di dare giustizia sociale
che non può essere gabbata
per far bere molto vino scadente a tutti
ottenuto con salti mortali della tecnologia e della chimica
ma per far
bere vino buono
igienicamente sano e in giuste dosi a tutti."
Nel 1980 le prime docg
ma il "bubbone" deve ancora scoppiare; nell' 86
all'indomani dello scandalo sul metanolo
Paolo Desana scrive :…"in questo
nostro paese dobbiamo prendere atto che per indurre i pubblici poteri a
provvedere contro i sofisticatori ci volevano i morti."
Si inizia e si cerca la ricostruzione di un'identità sbriciolata
si
lavora con campagne pubblicitarie
le realtà produttive e gli organi
preposti ai controlli cominciano a voler dare importanti segnali di
inversione di tendenza.
Il pezzo dedicato al "….tutto DOC"
sempre di Desana
nel quale si profila
il mondo futuro dove la Denominazione di Origine sarà a rischio di
inflazione… correndo il pericolo di "… confondere il concetto del marchio
con quello dell'origine" è la premonizione dell'attuale trend.
Intanto il vino non si fa più con i piedi…. il Vinitaly da fiera di
settore ha oggi lo stesso rimbalzo che ha l'apertura della stagione delle
sfilate a Milano…. pian piano in accese battaglie tra tradizione e
innovazione
tra mercati nascenti e concorrenti
tra calo continuo dei
consumi e crescita di nuovi orizzonti qualitativi che interpretino o
assecondino i desideri dei consumatori il vino è diventato interessante
poi chic e quindi di moda. L'ultima dozzina d'anni è ormai storia recente
e quindi compito non più della storia ma dell'attualità.
La struttura del Corriere Vinicolo
mantenendo oggi il suo orientamento
eminentemente specialistico e tecnico
e rivolgendosi ad un pubblico di
soli abbonati occupati in tutta la filiera produttiva del settore
enologico
continua negli anni ad essere fedele e a rafforzare il suo
ruolo in maniera aperta e vitale.
In mezzo a notizie di carattere legislativo-commerciale ogni settimana si
esprime con autorevole precisione su problematiche tecniche di primo piano
avvalendosi di collaboratori
come già è stato nella sua storia
apprezzati e qualificati; non mancano sezioni dedicate ad opinioni e a
dibattiti oltre che alla cronaca
agli eventi e a pagine culturali di
settore.
I settantacinque anni del Corriere Vinicolo
208 pp. 48 Euro
tel. 02 7222281
redazione@corrierevinicolo.com
Wilma Zanaglio |