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SITUAZIONE E PROSPETTIVE DELL'AGRICOLTURA FRIULANA
Relazione del direttore regionale all'agricoltura MARAVAI ad AGRIEST 2002

Agricoltura in Friuli: "in pensione" 39 aziende su cento
I dati dell'ultimo censimento regionale

Una contrazione significativa delle aziende agricole un'altrettanta flessione dell'allevamento del bestiame ed una parallela diminuzione della Sat (superficie agricola totale delle aziende) a fronte di una Sau (superficie agricola utilizzata) sostanzialmente stabile.
Sono questi i principali risultati relativi alla nostra Regione seppur ancora provvisori che emergono dal 5° Censimento generale dell'Agricoltura del 2000. I dati sono stati presentati ad un convegno organizzato all'Ente Fiera di Udine nell'ambito dell'inaugurazione della 37ª edizione di Agriest la rassegna di macchine attrezzature e prodotti dell'agricoltura che quest'anno ha ospitato 250 espositori internazionale.
Innanzitutto è affiorata una diminuzione delle aziende agricole forestali e zootecniche nelle 3 zone altimetriche (da 57.848 nel '90 a 35.124 del 2000). «In Friuli Venezia Giulia - ha riferito il direttore regionale dell'agricoltura Luigino Maravai - la flessione registrata è pari al 39 3% di ben tre volte superiore rispetto alla media nazionale del 13 6%».
È seconda solo alla Lombardia con il 43 1%. Contrazione che riguarda pure le aziende che si occupano dell'allevamento del bestiame «dove a livello regionale il calo è del 63 2% poco meno del doppio di quello nazionale». «In merito alla Sau - ha proseguito - appare netta la tendenza ad una stabilità nell'ultimo decennio al contrario della Sat che diminuisce parallelamente alla riduzione del numero delle aziende. Risalta il progressivo incremento della dimensione media aziendale irrobustendo la struttura del settore (11 7 ettari)».
Tutto questo si inserisce in altre problematiche regionali legate alla consistenza delle risorse umane nel settore. «Nel 1997 - ha indicato ancora Maravai - il 70% dei conduttori aveva più di 55 anni mentre solo il 3 2% ne aveva meno di 35. Il fenomeno è aggravato da una bassa immissione di nuove leve con la conseguente difficoltà di ricambio generazionale». Ma carenti sono pure le figure generiche e quelle specializzate. «Nel 2002 - ha aggiunto - saranno prese importanti decisioni comunitarie capaci di rivoluzionare le attuali politiche agricole: la revisione a medio termine della Pac il negoziato nel Comitato agricoltura in seno al Wto al posto degli accordi Gatt in scadenza e l'allargamento dell'Ue. Occorre - ha concluso - puntare sull'accorpamento fondiario sull'assistenza tecnica e la ricerca applicata nonché sulla centralità dello sviluppo rurale».
La metodologia del censimento generale dell'agricoltura 2000 invece è stata delucidata da Giulio Schizzi dell'Istat mentre Francesco Marangon docente alla Facoltà di economia dell'Università di Udine ha confrontato più nel dettaglio gli ultimi dati statistici con quelli del 1970 1982 e1990. Enzo Forner ricercatore Ires ha presentato infine le prospettive e le opportunità di sviluppo dell'agricoltura nel quadro del sistema socioeconomico regionale e del Nord-Est. «La sfida - ha detto - sarà il passaggio da una politica di sostegno ai redditi a una che si pone come obiettivo lo sviluppo rurale. È necessario pure un continuo ammodernamento del settore cercando di capire le esigenze dei consumatori».

Sonia Minutello - Nella foto (archivio claudio fabbro): il dott.Luigino Maravai primo da destra.

5° CENSIMENTO AGRICOLTURA
RELAZIONE
del Direttore regionale dell'agricoltura dott. Luigino MARAVAI

"Questo convegno di apertura della 37a Mostra dei prodotti e macchinari per l'agricoltura costituisce un utile momento di riflessione ed approfondimento dei risultati (provvisori) del 5° Censimento generale dell'Agricoltura relativi all'anno 2000."

Così ha esordito il Direttore regionale dell'agricoltura dott. LUIGINO MARAVAI che ha poi proseguito :

"Secondo questi dati nel 2000 esistono in Italia 2.611.580 aziende agricole forestali e zootecniche con una diminuzione di 411.764 unità rispetto alla situazione accertata con il precedente censimento agricolo del 1990.

Rispetto alla tendenza nazionale che ha visto una flessione con delle aziende agricole pari al 13 6% i dati per la ripartizione geografica e per regione mostrano variazioni di entità piuttosto differenziate.

In particolare il dato statistico è assai più rilevante di quello medio nazionale; nelle regioni del nord la contrazione ha raggiunto il massimo in Lombardia (-43 1%) ed in Friuli Venezia Giulia (-39 3%) dove la flessione negativa registrata è stata di ben 3 volte superiore a quella media nazionale.

Questa tendenza viene ulteriormente confermata anche per le unità che praticano l'allevamento del bestiame. A livello nazionale il calo è pari al 63 2% poco meno del doppio di quello nazionale.

Per quanto riguarda la SAU appare piuttosto netta la tendenza ad una sostanziale stabilità nell'ultimo decennio al contrario della SAT (superficie agricola totale delle aziende) che cala in maniera parallela alla diminuzione del numero delle aziende.

Questo ci consente di pensare che le aziende scomparse nel decennio avevano un peso poco significativo in termini di SAU a conferma della loro marginalità dal punto di vista produttivo.

Tale fenomeno fa risaltare il progressivo incremento della dimensione media aziendale che va considerata come elemento positivo che va ad irrobustire la struttura del settore (11 7 ettari) +0 8% di valore aggiunto.

Altro fattore critico è certamente quello legato alla consistenza delle risorse umane nel settore. Le maggiori tensioni si colgono rispetto alla età media degli imprenditori agricoli se si pensa che al 1997 il 70 7% dei conduttori aveva oltre 55 anni mentre solo il 3 2% ne aveva meno di 35.

Il fenomeno quindi è accompagnato da un'immissione ridotta di nuove leve con conseguente difficoltà a operare un ricambio generazionale.

Oltretutto l'invecchiamento degli imprenditori determina una minore propensione a introdurre innovazioni colturali tecnologiche gestionali nel settore rischiando di 'ingessare' ulteriormente il comparto.

Consegue pertanto la necessità – evidenziata da tutti gli intervistati – di favorire un rinnovamento del settore sia favorendo un avvicinamento delle nuove generazioni all'agricoltura sia agevolando un processo di aggiornamento tra gli imprenditori. Questa prospettiva incontra tuttavia alcune criticità. Innanzi tutto la scarsa propensione dei giovani a rimanere nel settore agricolo. Il cambiamento avvenuto negli stili di vita e nella cultura del lavoro esercita una forza centrifuga sui giovani che – secondo gli intervistati – non sono più disposti a dipendere strettamente dai ritmi imposti da questa attività (e questo è ancor più vero nel settore zootecnico) e preferiscono inserirsi in altri rami produttivi.

Relativamente al fabbisogno di manodopera per le figure generiche la domanda appare orientata prevalentemente al reclutamento di lavoratori stagionali da impiegare nelle fasi di vendemmia e raccolta della frutta. Se infatti sino a qualche anno vi era una buona offerta costituita da pensionati studenti e casalinghe attualmente si è osservato un abbandono da parte dei pensionati a causa dei vincoli fiscali imposti a tali figure. Si tratta di un impoverimento non solo quantitativo ma anche qualitativo in quanto i pensionati per le competenze possedute e per il fatto di avere ancora forti legami con la propria cultura contadina garantivano anche una qualità della prestazione elevata. Gli studenti e le casalinghe non dimostrano più interesse per un lavoro a tempo determinato in agricoltura. Oltretutto la domanda viene soddisfatta solo parzialmente dall'impiego di manodopera extracomunitaria inferiore rispetto ai fabbisogni reali delle imprese. E' polemica di questi giorni la questione delle quote di lavoratori immigrati.

Per quanto riguarda le figure specializzate la situazione evidenzia specialmente la mancanza di persone da inserire nella vivaistica soprattutto per le fasi di potatura e messa a dimora delle piante giovani. Nelle aree di pianura a coltivazione estensiva di la domanda riguarda invece figure professionali e contoterzisiti in grado di condurre i macchinari agricoli (trattori trebbie seminatrici). In questo caso la situazione esistente esprime da un lato la ormai cronica mancanza di giovani ma soprattutto l'impossibilità di inserire lavoratori extracomunitari i quali mancano delle competenze minime necessarie: i nuovi macchinari presentano infatti un elevato grado tecnologico e informatico.

L'analisi dei dati campione e le valutazioni saranno meglio illustrati da due relatori.

Rispetto a questi problemi specificatamente regionali durante l'anno in corso saranno prese a livello comunitario importantissime decisioni in grado di rivoluzionare le attuali politiche agricole. (ingorgo decisionale)

  • La Mid-term Review della PAC;

  • Negoziato nel Comitato Agricoltura in seno all'Organizzazione Mondiale per il Commercio al posto degli accordi GATT in scadenza;

  • Allargamento UE.

Un primo appuntamento di rilievo della PAC sarà costituito dalla revisione di medio termine per alcune importanti normative di mercato (latte carne bovina cereali oleaginose) che avrà inizio nel secondo semestre di quest'anno conformemente a quanto venne deciso nel 1999 a Berlino al termine del negoziato di Agenda 2000.

I negoziatori della riforma della PAC dovranno innanzitutto tener conto del mutato rapporto tra la politica agricola e l'opinione pubblica europea particolarmente dopo la recente crisi della "mucca pazza". Gli orientamenti dell'opinione pubblica ci fanno comprendere che in futuro l'agricoltura non dovrà limitarsi solamente a realizzare prodotti dovrà offrire anche "servizi" quali la sicurezza alimentare la qualità certificata dei prodotti la protezione dell'ambiente la conservazione del paesaggio.

Un altro vincolo risiede negli accordi del commercio multinazionale (WTO); saranno sempre più ridotti gli spazi per politiche difensive e sarà indispensabile per i soggetti agricoli misurarsi con un marcato aperto ove le misure di sostegno non potranno trovare giustificazione se non nell'ottica della salvaguardia di equilibri sociali ambientali e culturali tralasciando quindi gli specifici interessi di categoria.

La richiesta pressante avanzata dai principali partners commerciali dell'UE è per l'eliminazione di tutti i sostegni agricoli accoppiati alla produzione che distorcono il mercato.

Per essere considerati totalmente disaccoppiati ai fini della normativa OMC gli Aiuti di Stato dovrebbero prescindere anche dal requisito stesso del produrre.

Questa evoluzione della PAC si può descrivere sinteticamente dicendo che l'onere di sostenere gli agricoltori sarà progressivamente trasferito dal consumatore al contribuente.

Il 3° rilevante fattore è rappresentato dal processo di allargamento dell'Unione.

Dentro questo problema finanziario rilevantissimo si parla di una possibile degressività degli attuali aiuti diretti per ottenere le risorse finanziarie necessarie per far fronte al nuovo scenario.

Si parla dell'introduzione della modulazione obbligatoria come strumento finalizzato a produrre un modello agricolo meno produttivistico.

Si parla ancora di modificare in modo più radicale la PAC introducendo un maggior ricorso al cofinanziamento delle misure di sostegno da parte degli Stati Membri.

In un contesto internazionale che inevitabilmente porterà nei prossimi anni ad una riduzione dei prezzi agricoli a causa della liberalizzazione dei mercati ed una contrazione degli interventi finanziari a sostegno del reddito agricolo è indispensabile per la sopravvivenza del settore puntare decisamente ad una riduzione dei costi aziendali.

E' chiaro che le scelte di politica agricola nazionali o regionali poco possono fare per abbassare i costi interni delle aziende che dipendono dalle capacità organizzative e professionali dell'imprenditore.

Molto possono fare però per contenere e ridurre i costi "esterni" ed "occulti" che del resto sono quelli che compromettono maggiormente la competitività delle produzioni agricole nazionali e regionali. E proprio i costi "esterni" quelli imposti alle imprese da decisioni di natura politica come gli oneri previdenziali gli oneri fiscali (es. l'IRAP) il costo dell'energia e dei trasporti; o quelli "occulti" che sono rappresentati dal peso che le imprese devono sostenere a causa di costi amministrativi e burocratici molto onerosi.

A questo proposito le regioni italiane nel partecipare (in seno alla Conferenza Stato-Regioni) alla definizione della posizione italiana nel negoziato sulla riforma PAC Hanno indicato come prioritaria la necessità di una drastica semplificazione delle modalità di attuazione della politica agricola attivando anche un disboscamento legislativo e normativo anche mediante la costituzione di testi coordinati.

L'ingresso a pieno titolo nell'EURO e la conseguente maggior integrazione economica determinerà sempre più un accentuarsi della competizione tra le imprese agricole operanti nei vari Paesi europei. La competizione non si misurerà più come nel passato in dinamiche di prezzi attraverso politiche nazionali inflazionistiche ma si misurerà sui costi di produzione.

Al peso dei costi esterni ed occulti si aggiunge un problema strutturale delle nostre aziende che con meno di 6 ettari di media rispetto ad una media UE di circa 25 ettari non sono in grado di minimizzare attraverso opportune economie di scala il costo dei mezzi tecnici.

Inoltre la carenza d'integrazione delle filiere agroalimentari ha determinato la polverizzazione dell'offerta dei prodotti agricoli a fronte invece di una concentrazione della domanda (industria e distribuzione) portando ad una riduzione del potere contrattuale dei produttori agricoli.

Occorre avviare alla luce di questi nuovi scenari internazionali una nuova stagione di politica agricola regionale in armonia con gli indirizzi comunitari e nazionali puntando sull'accorpamento fondiario sull'assistenza tecnica e la ricerca applicata sulla centralità dello sviluppo rurale quale cardine per la difesa del territorio e nel contenimento dei costi energetici fiscali e parafiscali e con un apparato pubblico qualificato e realmente al servizio degli operatori del settore".

"Ci auguriamo –ha concluso MARAVAI- che dalle relazioni e dal dibattito che seguiranno possano scaturire indicazioni e suggerimenti utili per la predisposizione e l'organizzazione della Conferenza regionale dell'Agricoltura prevista per il prossimo autunno che getterà le basi per la definizione della futura pratica agricola della nostra regione".

Sonia Minutello - 08 luglio 2002