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Speciale Vinitaly 2003
IL VINITALY BRINDA ALLE ESPORTAZIONI

"Verona con il suo Vinitaly che ieri ( 10.4.2003 n.d.r.) ha inaugurato la 37. edizione vuole essere "guida" per il settore vitivinicolo italiano un business da 8 5 miliardi di fatturato con un incremento dell'8.2\% e soprattutto degli utili aumentati del 10\% sebbene con un tasso di crescita che ha denunciato per la prima volta in sei anni un rallentamento (dati del rapporto Mediobanca-Sole 24 Ore). Un impegno sottolineato con grande determinazione dal neopresidente Luigi Castelletti al suo esordio al vertice di VeronaFiere maggiore organizzatore fieristico italiano che ha trovato nel presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan un sostegno certamente non solo politico in una visione di sviluppo competitivo dell'ente scaligero.
Oggi più che mai necessario soprattutto in un settore strategico a livello internazionale quale è il vino. L'export italiano vale ormai più di 2 75 miliardi di euro e rappresenta il 17\% del totale delle nostre esportazioni nel settore agroalimentare. Tra i 160 Paesi dove arriva il vino Made in Italy i soli Stati Uniti nel 2002 sono cresciuti del 23\%. Dati che assumono un valore anche maggiore quando letti nella loro progressione temporale: nel Duemila i ricavi erano pari a 7 2 miliardi di euro che già rappresentava un +8.6\% sull'anno precedente. Ma quella del vino italiano è una posizione di leadership che deve fronteggiare un'agguerrita concorrenza che si presenta non solo sul libero mercato come ha ricordato il ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno che ha aperto la rassegna (in calendario fino a lunedì prossimo).
Insidie e trappole sono in agguato (a cominciare dal braccio di ferro con i francesi per la direzione generale della Office Internazionale de la Vigne et du Vin Oiv con il pericolo concreto di una spaccatura l'ennesima anche nell'agroalimentare fra Europa e Paesi terzi. L'Italia ha messo in pista Federico Castellucci attuale d.g di Federvini) per questo Alemanno dalla tribuna del Vinitaly ha fatto ancora una volta appello a una mobilitazione per la qualità e il sostegno dei vitigni autoctoni obiettivo primario che va difeso attraverso una precisa gestione della politica sia a livello nazionale che comunitario a cominciare da una revisione della Ocm-vino ai primi posti nel ricco "carniere" che Alemanno e il governo sta predisponendo in vista del semestre di presidenza italiana dell'Unione.
Nei fatti come sottolineato già in altre occasioni si sta assistendo a una progressiva perdita di terreno della viticoltura europea nei confronti dei Paesi emergenti (oggi viene presentata una ricerca sul settore curata da Nomisma) fenomeno che trova conferma anche qui al Vinitaly e che ha spinto per esempio alla creazione dell'Enoteca d'Italia una nuova struttura che fa capo a "Naturalmente Italiano" fortemente voluta dal ministero in particolare dal sottosegretario Teresio Delfino (presente a Verona). Ma anche un'operazione che ha suscitato più di qualche perplessità perché vista in diretta antitesi alla storica Enoteca Italiana di Siena. "Tutte le attività di promozione e sostegno dei nostri prodotti sono benvenute però attenzione a non creare dei doppioni. Speriamo bene" è il commento vagamente scettico di Gianni Zonin vigneron-banchiere vicentino. E qualche dubbio lo esprime anche Ezio Rivella presidente dell'Unione Italiana Vini anche se è convinto che l'Enoteca di Siena non sia destinata a scomparire. Certo che la nuova realtà realizzata in accordo fra ministero delle Politiche agricole e Regioni almeno a giudicare dalla dotazione iniziale - 20 milioni di euro ripartiti fra le varie regioni e lo stesso dicastero di Alemanno- promette di essere una sorta di "corazzata" per sostenere le battaglie del vino italiano nel mondo.
Sovrapposizioni e gelosie pericolo di moltiplicare gli enti? Alemanno e soprattutto Delfino smentiscono che ci sia questo rischio che anzi si vuole scongiurare anche sul piano delle grandi manifestazioni fieristiche attraverso un tavolo di "concertazione" fra i vari presidenti. E qui si torna al forte messaggio lanciato all'inizio da Castelletti seguito da quello di Galan: due segnali destinati a scoraggiare interessi e "appetiti esterni" che negli ultimi mesi hanno visto al centro dell'interesse proprio le rassegne più prestigiose di VeronaFiere in primis proprio il Vinitaly. E se Castelletti da buon avvocato ha preferito non divulgare nomi e cognomi Galan da politico altrettanto abile i nomi li ha fatti. Uno in particolare quello del "giovane" Salone del Vino di Torino che "non sarà mai in grado di impensierire Vinitaly".
Agostino Buda (IL GAZZETTINO 11.4.03)

Visti al Vinitaly


Cantina Produttori Cormòns

Claudio Elisabetta e Isabella

I Bastiani

I Coser

Marzia e Idris

Nadia

Orietta e Marzia

Rizzi & Rizzi

I Soini

Al Vinitaly 180 aziende targate Friuli Venezia Giulia
Record di visitatori alla più grande rassegna del settore in Italia.
I produttori locali si dicono ottimisti e cercano di conquistare fette di mercato Usa
I friulani alle prese con la recessione in Germania. Va meglio per i nostri vini di nicchia

VERONA - Sono 180 le aziende vitivinicole del Friuli Venezia Giulia presenti a Verona alla 37.a edizione del Vinitaly che chiuderà i battenti lunedì ( 14.4.2003 n.d.r.) dopo cinque giorni nei quali è previsto l'afflusso di oltre 170 mila visitatori specializzati. Un nuovo record per la massima rassegna di settore in Italia nonostante evidenti situazioni di crisi internazionale legate alla guerra in Iraq alla profonda stasi dei consumi in Germania e alla ripicca americana nei confronti delle bottiglie francesi.
I produttori del Friuli Venezia Giulia manifestano ottimismo: sono venuti 10 in più dell'anno scorso; lo stand istituzionale dell'Ersa l'Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo occupa 4 mila metri quadrati dove espongono le piccole aziende. C'è in molti la speranza di raggranellare fette di mercato a stelle e strisce adesso che negli Usa alcuni enotecari newyorchesi hanno platealmente stappato e vuotato nel lavandino etichette d'Oltralpe in spregio alle decisioni di Chirac.
Lucio Caputo direttore dell'Italian Wine&Food della Grande Mela presente anche lui alla manifestazione scaligera volto divenuto noto in tivù dopo essersi salvato scendendo di corsa ottanta piani prima del crollo delle Torri Gemelle spiega che l'atteggiamento antifrancese dei nazionalisti anericani si fonda sul «tradimento» dell'ex alleato fatto che non imputano invece a Schröder.
Ma Giovanni Puiatti produttore isontino a Capriva d'Isonzo e a Ruttars nonché in Chianti che è anche distributore di vini negli Usa dubita che ci siano nuovi spazi di penetrazione in America: la debolezza del dollaro fa preferire i vini dell'area del biglietto verde cioè soprattutto cileni e anche californiani che stanno a loro volta tagliando i listini.
Per i vignaioli friulani i problemi si complicano perché i tradizionali compratori tedeschi hanno scelto un'austerity la più prussiana possibile. In Germania lo confermano anche le grandi casa trentine e venete che dipendono dalla clientela bavarese e non solo: gli acquisti di vino sono concentrati nella fascia dei 5 euro non di più.
Va meglio per i nostri vini di nicchia che di euro costano parecchio oltre questa soglia se invece del mercato germanico si fa riferimento a quello austriaco. E' quanto sostiene Marco Felluga presidente della Doc Collio e vicepresidente della neonata Federdoc regionale.
E' certo che i prezzi dei grandi vini di qualità hanno avuto nell'ultimo anno una forte impennata anche in considerazione della pessima vendemmia 2002 sia in termini di quantità che di qualità che ha fatto lievitare i costi delle uve sane. Gli operatori al Vinitaly parlano anche del 30-35 per cento in più nei listini dei vini in enoteche e ristoranti che avrebbero preso al balzo la palla dell'avvento dell'euro per arrotondare alla grande.
Solo la grande distribuzione riesce a frenare i rincari stipulando contratti anche per vini di grandi marche che un tempo non erano mai presenti sugli scaffali dei supermercati. Se ne è discusso proprio ieri in uno dei convegni svoltisi nell'ambito del Vinitaly.
Intanto sul Vinitaly veronese pende l'ombra emergente del Salone del vino di Torino che dal 16 al 19 novembre prossimi terrà la sua terza edizione con oltre 1.200 espositori contro i 4 mila presenti nella città scaligera. Ma proprio i grandi numeri sono sentiti qui a Verona come un handicap: non c'è tempo di visitare tutti gli stand (quello del Friuli Venezia Giulia è il 15) e per stringere con sufficiente calma contatti e affari. Per giunta il Nord Ovest guarda alla kermesse delle Olimpiadi invernali del 2006: ieri Alberto Tomba ha fatto da testimonial alla Fontanafredda sponsor ufficiale del comitato organizzatore di Torino 2006 (Toroc) che ne accompagnerà le iniziative da qui fino all'appuntamento olimpico. L'azienda piemontese di proprietà del Monte dei Paschi di Siena supporterà il Toroc con 250 mila sue bottiglie e 2 6 milioni di euro in promozioni dirette. Quando è business è business.
Baldovino Ulcigrai (IL PICCOLO 12.4.03)