"Né
fumettista
né disegnatore o vignettista. Piuttosto cantastorie «perché -
dice Luigino Peressini - testo e immagine della storia nascono assieme
nella mia testa». Certo
poi vengono l'approfondimento
la ricerca
bibliografica
i sopralluoghi
per dare "vita" al racconto
che ha sempre
una base storica ben definita. Così è già successo in precedenti opere di
Peressini
tutte incentrate su avvenimenti e realtà friulane: da Palmanova
la fortezza dei misteri
ad Anaxum
la storia del fiume Stella; al viaggio
tra le storie di Manzano
alla rivolta dei contadini in"Vitis di vilans
salvadis" alla fortezza mai domata di Osoppo. Tutti racconti in cui la
Storia
quella con la S maiuscola
si fonde con le tante storie dei
personaggi e del territorio
fatte di sangue
profumi e colori
di visi
«che poi
osservandoli attentamente e sapendoli leggere
sono anche quelli
di oggi».
Come in molti libri precedenti
Luigino Peressini
cantastorie udinese
sceglie anche per "Il tesoro di Aurora - Una storia per il Tocai friulano"
un preciso evento storico che funge però quasi da "pretesto" alla vera
storia.
Il "pretesto" è il viaggio che la baronessa Aurora Caterina Formentini
di San Floriano del Collio compie per andare in sposa al conte ungherese
Adam Batthyany del Nemet-Ujvar
consigliere del Re e comandante militare
della Bassa Ungheria
presentatole a corte (Aurora era dama di corte
dell'Imperatrice Maria Anna a Vienna) dall'imperatore d'Austria Ferdinando
II. Il matrimonio - per ritornare alla realtà storica - verrà celebrato il
3 febbraio 1632 a Vienna. Un viaggio
quello della baronessa Formentini
che serve a Peressini per raccontare l'origine di una vera e propria
guerra
le cui conseguenze sono divenute evidenti negli ultimi anni: la
"guerra del Tocai ". Come noto
gli accordi per l'adesione dell'Ungheria
all'Unione Europea prevedono che la denominazione Tocai
a partire dal
2007
possa essere utilizzata esclusivamente per indicare il vino
ungherese
decisione che suona come un autentico "scippo" al Friuli
Venezia Giulia
dove il Tocai friulano è il bianco per eccellenza.
Ebbene
dalla ricerca promossa dall'Ersa spuntano nuove prove a
supporto della richiesta rivolta alla Commissione europea per convincerla
a ritornare sui propri passi e consentire al Friuli di continuare ad usare
il nome Tocai : il toponimo Toccai
nel Collio e - appunto - la
descrizione del ricco corredo di beni portato da Aurora Caterina
Formentini e che comprende anche "Vitti di Toccai 300".
Affidando
a due voci narranti
due personaggi di fantasia - Bartolomeo Caligaro
detto "spadino" (nato nel 1598 a Cividale
alla vigilia della pestilenza
nella quale moriranno i suoi genitori
cresciuto dallo zio calzolaio
ovvero "caligaro" e divenuto poi uomo d'arme per l'abilità nel maneggiare
la spada) e Bozat
uomo d'arme fiero e sanguinario al servizio dei baroni
Formentini - Peressini fa viaggiare il lettore attraverso l'avventura del
Tocai . Segue il percorso non solo di Aurora e delle 300 viti
destinate
ad essere poi piantate in Ungheria
ma anche di quello che viene definito
il vino Elisir
ovvero quella piccola bottiglia di Tocai che Iacobus
Racemus
sovrintendente delle cantine dei baroni Formentini
invia con il
convoglio che accompagna la promessa sposa al cantiniere del conte
Batthyany
quel Caspar Graspus che era stato suo compagno di studi presso
"magister" Carolus Vinarius. A Caspar
Iacobus Racemus invia anche la
"ricetta" affinché possa produrre il Tocai
ovvero il vino Elisir "che
tanta felicità potrà dare alla nostra baronessa Aurora ".
Un aspetto
questo
sul quale Peressini si sofferma lasciando ben
trasparire come la produzione del vino fosse ancora ammantata in un'aura
strana
in una mescolanza di natura
scienza e alchimia: «A quei tempi
il
fenomeno della fermentazione
il mosto
l'ebollizione del vino erano
ancora ammantati da un'atmosfera misteriosa - spiega infatti l'autore -.
Nelle ricerche che ho compiuto si vede infatti come nel '600 il vino non
fosse ancora fonte di studio
come avverrà invece poi nel '7-800».
Iacobus Racemus individua quindi nel Tocai quell'unico vino friulano
dal quale il suo "magister" Carolus Vinarius era convinto che si sarebbe
potuto ricavare il "vino Elisir
capace di donare all'uomo una lunga vita
senza malattie". Scrive infatti il sovrintendente alle cantine dei baroni
Formentini: "Resiste ai veleni et alla putredine
purga le vene de gli
humori corrotti
fa buono colore
accresce le forze
rallegra il cuore et
conforta il caloro naturale
provoca l'urina
il sudore
fa dormire
giova
ai convalescenti et conforta lo stomaco" ... "Trovai tutte queste qualità
presenti nel frutto dato da un particolare vitigno proveniente da una
terra presso il rio Toccai nella vicinanza di Mossa nel Contado di
Gorizia: il vino Tocai ".
La storia di Peressini narra come Graspus si mettesse subito all'opera:
ma nonostante i molti tentativi fatti "riuscì ad ottenere solo dell'ottimo
vino che
forse a causa delle diversità del terreno e del clima
era
diverso dall'originale e non consentiva la creazione dell'Elisir". Il vero
tesoro - conclude l'autore
facendolo affermare a Bartolomeo Caligaro -
"rimarrà per sempre il nostro Tocai friulano delle cui qualità nessuno ci
potrà mai privare". Da "Il tesoro di Aurora "
insomma anche un contributo
assolutamente originale a favore del Friuli nella guerra del Tocai " .