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Gorizia RURALIA 2003
ECHI DI UN CONVEGNO INTERNAZIONALE SUL TEMA
"Da Vienna al Caucaso:

Sviluppo delle Nuove Potenzialità Produttive e del Mercato.
Quali opportunità per la Vitienologia Italiana?"
Di Claudio Fabbro
 

         Nel suo "Atlante Mondiale dei Vini" Hugh Johnson descrive Vienna come capitale che più di ogni altra si identifica come il vino.... dove la vite prospera nel cuore dei quartieri residenziali sulle colline che circondano la città... fino al grande bosco viennese !

         L'Austria da piccolo produttore del bacino danubiano sta collocandosi fra i primi 10 Paesi consumatori di vino. E così per l'Ungheria che nell'ultimo triennio ha rivoluzionato la sua superficie vitata con nuovi impianti di varietà internazionali. Gli effetti della privatizzazione delle terre non ha sollecitato solamente i produttori sloveni cechi slovacchi rumeni e dell'ex Jugoslavia ad allinearsi con le richieste del mercato occidentale e del consumo turistico ma li ha portati ad accelerare la conoscenza e la dotazione delle tecniche e tecnologie che le nuove varietà si portano dietro dal materiale di propagazione all'impiantistica ai trattamenti le tecniche di coltivazione vendemmia ed altre lavorazioni in cantina sino all'imbottigliamento e confezionamento con le tecnologie più avanzate. Prova ne sia il forte  sviluppo dimostrato dall'enologia bulgara che con i suoi Cabernet Chardonnay e Merlot ma anche nel campo degli assemblaggi si è conquistata la posizione di sesto esportatore mondiale.

         Altrettanta importanza va dedicata alle aree vocate della Russia Ucraina Georgia e Moldavia che nell'ultimo mezzo secolo avevano portato l'ex URSS al secondo posto fra i Paesi produttori mondiali (per estensione coltivata: 1.400.00 ettari) e che oggi dopo un transizione convulsa verso l'economia di mercato sta ridelineando su vasta scala la struttura della propria produzione viticola ed enologica . In tutto questo scenario l'Italia primo produttore mondiale nel campo della vitienologia ha senz'altro ruolo e potenziali per soddisfare le infinite opportunità che si stanno già sempre più presentando.  

Un quadro esauriente e documentato della situazione della viticoltura ucraina e russa è stato fatto dal prof. Vjaceslav VLASOV mentre il prof. Boris GAINA ha approfondito la realtà moldava.

Territori come è emerso dalle relazioni di grande storia ma soprattutto di eccezionali potenzialità che tuttora però stentano  ad imporsi nei mercati esteri per carenze gestionali instabilità politica mancanza di mezzi di produzione ed altro ancora.

Se le ipotesi di una crescita del settore enologico a medio termine è perseguibile- come ha ottimisticamente riferito il dr. Emanuele DA DALTO nella sua relazione esistono opportunità finanziarie sugli investimenti di nuovi progetti vitivinicoli nell'Est europeo non molto noti ai più e ben precisati dl funzionario della FINEST di Pordenone dr. Stefano CRISTANTE

Il rilancio della viticoltura nell'Est Europa su basi moderne non può prescindere da un sano vivaismo viticolo e non a caso la relazione del dr.  Mario PECILE  del Servizio Controllo Vivai di Conegliano  è stata molto apprezzata. 

PECILE ha esordito affermando che “la caduta nel 1989 del regime sovietico ha determinato la riorganizzazione politico-economica degli Stati facenti parte o dipendenti dall'URSS. Negli anni '90 dello scorso secolo il riassetto politico si è realizzato in modo a volte pacifico a volte con tragiche guerre. In qualche caso non si è ancora definitivamente compiuto. Per alcuni degli Stati che componevano il "blocco sovietico" si sta addirittura materializzando la possibilità di entrare nel sistema "occidentale" un tempo considerato "nemico". In ogni caso per tutte queste Nazioni restano di primaria importanza i problemi del riassetto economico dell'economia e dell'attività produttiva. La situazione è ovviamente molto variegata e a volte profondamente diversa tra Paese e Paese. Anche la viticoltura al pari delle altre attività produttive ha risentito dei cambiamenti di ordinamento e degli eventi bellici successivi. Di fronte a questa realtà il vivaismo nazionale può ritagliare un proprio spazio e giocare un ruolo sul mercato che non è solo quello di cogliere opportunità che la situazione può offrire ma anche di fornire un valido contributo alla rinascita della viticoltura in questa parte d'Europa. E in ciò molto può l'esperienza di questi ultimi 30 anni di attività vivaistica”.

PECILE di seguito ha esposto con una serie di dati e documenti alcuni aspetti della viticoltura dei Paesi dell'Est.
         “nell'affrontare il tema affidatomi -ha detto PECILE-per prima cosa mi sono chiesto cosa significa "Est Europa". Per semplicità di trattazione ho ritenuto opportuno suddividere i Paesi dell'ex blocco sovietico in due gruppi e cioè: i Paesi di prossima adesione U.E. e gli altri. Di questo secondo gruppo ho preso in considerazione solamente i Paesi dove è stata segnalata la presenza di viticoltura. Si tratta comunque di un'area molto vasta che va dai confini orientali della Germania al Mar Caspio.

         Di questi Paesi ho raccolto nelle due tabelle seguenti i dati che ho potuto reperire e che si devono considerare indicativi relativi alla superficie attualmente vitata ed alle principali varietà coltivate che sono i due elementi per impostare delle riflessioni sul possibile ruolo del vivaismo italiano nella viticoltura di questi Paesi. Da un breve esame dei documenti si desume:

* che in tutte le nazioni suddette c'è compresenza in diversa percentuale di varietà internazionali e di varietà locali. La presenza di varietà internazionali è maggiore nei Paesi più vicini ai confini dell'U.E. e in quelli che comunque anche prima del 1989 avevano rapporti commerciali con l'Europa Occidentale. La presenza di varietà locali è molto elevata e diffusa soprattutto per il consumo familiare;

* che la superficie vitata si è ridotta dagli anni '80 a seguito degli eventi politici già ricordati e del successivo passaggio della privatizzazione delle terre;

* che la viticoltura di questi Paesi prima rivolta a soddisfare i bisogni interni o del blocco sovietico; si sta orientando ai mercati mondiali;

*che le risorse finanziarie disponibili per rilanciare una viticoltura competitiva  sono molto ridotte.

Cosa può fare il vivaismo italiano in questo contesto? Consideriamo innnazitutto il contesto normativo”. 

Il contesto normativo comunitario
         “La commercializzazione  dei materiali  di  moltiplicazione della vite nella U.E.-ha proseguito PECILE- è  regolamentata   fin  dal 1968   da una  normativa  comunitaria  (la Dir. CEE 193) che dispone che i mercati di moltiplicazione della vite durante le fasi di produzione e di commercializzazione siano sottoposti a controlli per assicurare requisiti qualitativi minimi previsti dalla stessa normativa. Tali requisiti minimi si possono riassumere così:

* identità varietale e/o clonale (corrispondono a quanto dichiarato);

* stato sanitario relativamente ad alcune malattie (essenzialmente esenzione dai virus dell'arricciamento e dell'accartocciamento. La legge non preve de l'esenzione da tutte le virosi conosciute);

* altre caratteristiche che assicurano il valore di utilizzazione dei materiali: idratazione del legno stato di maturazione integrità;

* confezionamento (n. pezzi per imballaggio lunghezze diametri n. radici);

* etichettatura degli imballaggi (corretta informazione all'acquirente).


Possono essere certificate e commercializzate solamente le varietà di vite iscritte nei Cataloghi ufficiali di varietà di viti dei Paesi comunitari.

L'attività vivaistica dei Paesi dell'Unione si è via via strutturata sui fondamenti di tale legislazione ed anche l'attività di selezione clonale stadio antecedente la moltiplicazione l'ha adottata come riferimento. La recente revisione della normativa compiuta con la Direttiva 2002/11/CE non ha modificato l'impianto di base anzi ha apportato alcuni chiarimenti soprattutto di carattere tecnico necessari dopo oltre un trentennio dall'emanazione della direttiva originaria. A seguito dell'avvento del mercato unico per consentire la libera circolazione delle merci e anche dei materiali di moltiplicazione all'interno dell'Unione è stata modificata la normativa fitosanitaria relativa alle malattie di quarantena codificata dalla Direttiva 77/93/CEE (successivamente la materia è stata ripresa e aggiornata con la Di. 200/29/CE concernente le misure di protezione contro l'introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità). Le disposizioni in materia prevedono un controllo biennale degli impianti di piante madri utilizzati dai vivaisti per prelevare materiale di moltiplicazione (marze e talee) per accertare l'assenza di "Grapevine Flavescence dorée" e "Xylophilus ampelinus" (All. IV parte A sez. II) e il divieto di importare materiali di moltiplicazione di "Vitis L." da Paesi terzi (All. III parte A). In sintesi all'interno dell'U.E. può essere commercializzato solamente materiale di moltiplicazione di origine comunitaria.

         La possibilità di importare materiali di moltiplicazione da Paesi terzi è prevista dalla Dir. 2002/11/CE che modifica come detto la Dir.1968/193/CEE. Questa recente direttiva prevede che fatte salve le norme disposte dalla Dir. 2000/29/CE si possano importare da Paesi terzi materiali di moltiplicazione equivalenti a quelli comunitari cioè con requisiti analoghi a quello dei materiali prodotti all'interno dell'Unione. L'approccio è necessariamente comunitario e ciò significa che i singoli Stati non possono procedere autonomamente. La possibilità di importare da Paesi terzi è prevista anche dalla direttiva originaria tuttavia non è mai stata richiesta e riconosciuta l'equivalenza di materiali di moltiplicazione di Stati terzi. Le poche volte che si sono importati materiali di moltiplicazione da Stati terzi si è trattato o di quantitativi minimi per soddisfare esigenze frontaliere o di lavorazioni di materiali poi interamente restituiti ai Paesi di origine.

         E qui si devono ricordare alcune caratteristiche della viticoltura comunitaria. Il viticoltore comunitario può coltivare solamente le varietà classificate nei singoli Stati dell'unione (per l'Italia questo significa coltivare solo le varietà iscritte nel Catalogo Italiano delle Varietà di Viti) ed inoltre l'impianto di un vigneto non è libero ma è subordinato all'esistenza di un diritto a realizzare tale impianto. La viticoltura comunitaria quindi è caratterizzata da un rigido controllo degli impianti che devono riguardare varietà autorizzate per il territorio interessato e che esporta materiali da moltiplicazione”.
Ma quali sono secondo PECILE le possibilità operative per il vivaismo nazionale ?
         “In tale contesto normativo cosa può fare il vivaismo. Bisogna qui distinguere tra Paesi di prossima adesione all'Unione dagli altri.

         Per i primi varranno le stesse norme ora applicate in Italia. I vivaisti italiani potranno operare in tali Paesi come si se trovassero in suolo nazionale e potranno commercializzarvi materiali di moltiplicazione di varietà iscritte al Catalogo Nazionale Italiano e di questi Paesi (ad es. Ungherese o Sloveno). Con gli altri Paesi sarà possibile solamente almeno fino a quando non verrà riconosciuta l'equivalenza un flusso di materiali di moltiplicazione dall'Unione Europea verso gli altri Paesi. Sia in un caso che nell'altro il vivaismo nazionale può:

* contribuire a fornire materiali di moltiplicazione di varietà internazionali delle categorie base o certificato e quindi dotate di sicuri requisiti genetici  e sanitari. La fornitura di simile materiale già pronto all'impianto (barbatelle innestate) contribuisce a far ripartire la viticoltura su basi di certezza varietale e sanitaria. A tale proposito si riportano i dati relativi sulla disponibilità di materiale clonale nei diversi cataloghi dell'Unione relativamente alle varietà "internazionali" in coltivazione nei Paesi dell'Est;

* contribuire al ripristino del vivaismo in loco mediante mediante la fornitura di barbatelle per la costituzione di impianti di Piante madri portinnesto e marze di categoria basse. E' importante costruire impianti di Piante madri portinnesto sane. Il portinnesto infatti si è dimostrato il miglior diffusore di virosi;

* collaborare con le strutture scientifiche locali o comunitarie per ridurre la confusione varietale e contribuire alla selezione clonale di varietà localmente coltivate;

* mediante l'impiego delle tecniche di micropropagazione o produzione in vaso provvedere a diffondere biotipi interessanti o alla produzione o alla consevazione e diffusione di varietà che in pericolo di estinzione.

         Per fare questo sono necessari finanziamenti ora più facilmente disponibili per i Paesi di prossima adesione. Questi infatti già in fasse di preadesione hanno ricevuto sostengo finanziario mediante i tre programmi PHARE ISPA e SAPARD. Successivamente l'adesione alla Comunità i suddetti programmi verranno rimpiazzati rispettivamente il Phare dal FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale ) e il FES (Fondo Sociale Europeo) l'ISPA dal Fondo di Coesione e il SAPARD dal FEOGA garanzia (Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia). Anche in alcuni Paesi di non prossima entrata nell'U.E. sono attivi alcuni programmi quali il Tacis e per gli interventi in tali Paesi è stata costituita la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS)”.

         “I flussi finanziari generati da questi interventi sono finalizzati a risanare l'economia dei Paesi in questione ed a creare i presuppoosti per il suo sviluppo. Da tutto ciò anche l'attività viticola e di riflesso quella vivaistica potranno beneficiarne. Come sempre capita in queste situazioni ha concluso PECILE i vivaisti con idee progetti spirito d'iniziativa ed organizzazione potranno opportunamente allargare la loro attività anche in questi Paesi usufruendo delle possibilità e dei sostegni offerti ma soprattutto con lo spirito che sul mercato non solo si vende ma anche si acquista. 

Relazioni: " Stato della viticoltura nelle ex Repubbliche Sovietiche" a cura del Prof. D. VLASOV direttore dell'Istituto Tairov di Odessa Ucraina.
"Stato dell'Industria enologica e qualità dei prodotti nelle ex Repubbliche Sovietiche" a cura del Prof. Boris GAINA direttore di Viticoltura ed Enologia de Moldavia.
"Vivaismo viticolo come fattore di miglioramento della viticoltura dell'Est Europa" a cura del Dott. Mario PECILE Servizio Controllo Vivai Conegliano Veneto.
"Inserimento di tecnologie come acceleratore della modernizzazione enologica nell'Europa orientale" a cura dell'Enol. Emanuele DA DALTO Intercom Conegliano Veneto.
"Opportunità finanziarie sugli investimenti di nuovi progetti vitivinicoli nell'Est Europeo" a cura del Dott. Stefano CRISTANTE Funzionario FINEST Pordenone.
Moderatore : prof. Antonio CALO' Direttore Istituto sperimentale viticoltura Conegliano Veneto(TV) 

Claudio Fabbro – GO 8.11.03