Fiumicello e le Pesche
aspetti nutrizionali
storia e tossicologia dei fitosanitari
Presentazione del Sindaco
Se le tematiche ambientali vengono considerate
fondamentali dall'attuale Amministrazione Comunale di Fiumicello
esse non
si esauriscono nella tutela della natura
della fauna e della flora
ma
attengono anche all'ambiente umano
agli interventi sul territorio
alla
qualità nella progettazione delle varie infrastrutture
alla salute di
tutti quanti noi. La politica per l'ambiente naturale non va considerata a
sé stante
ma come elemento determinante di una politica di sviluppo
sostenibile per il nostro territorio.
A Fiumicello l'agricoltura esercita un ruolo
fondamentale sotto il profilo produttivo
sia dal punto di vista
dell'occupazione
come pure per tutto l'indotto che riesce a generare.
All'agricoltura deve essere riconosciuto un ruolo multifunzionale in
quanto potenziale protagonista dell'azione di tutela del territorio e
degli spazi rurali. Il nostro impegno è in definitiva quello di promuovere
un'immagine di Fiumicello quale realtà a misura d'uomo ed in tale ottica
produzione agricola e tutela ambientale insieme
potranno costituire un
utile strumento per ottenere una miglior qualità della vita e della
salute
dimostrando per altro che esse non sono aprioristicamente
incompatibili l'una all'altra.
In linea con questi principi ispiratori e nella consapevolezza che le
problematiche concernenti il lavoro e le attività produttive in genere
sono particolarmente sentite in questo momento da tutta la collettività
l'Amministrazione Comunale a fronte della presenza sul proprio territorio
di un cospicuo numero di produttori agricoli
altamente qualificati e
sensibili alle tematiche dell'eco-compatibilità
ha ritenuto opportuno
impegnarsi al fine di valorizzare le produzioni specializzate della zona.
Se la “Mostra Regionale delle Pesche” di Fiumicello da
anni mira allo sviluppo ad alla promozione delle produzioni agricole
locali
cercando nel contempo di essere occasione di incontro fra le
aspettative dei consumatori e le esigenze ed i problemi dei produttori
abbiamo ritenuto parallelamente utile verificare e documentare le ricadute
e l'impatto del prodotto “pesca” sulla persona umana.
Nel ringraziare quanti hanno profuso il proprio impegno
per la realizzazione di questa pubblicazione
mi auguro che i risultati di
questo lavoro possano essere un'occasione per tutti
operatori del settore
e consumatori finali
per accrescere la propria conoscenza sulla “pesca”.
Il Sindaco
Paolo Dean
Presentazione del Presidente BCC Fiumicello Aiello
La Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello ed
Aiello del Friuli è felice di accogliere la richiesta dell'Amministrazione
Comunale di Fiumicello per essere partner del progetto “Agricoltore in
Salute”.
è volontà degli amministratori di questa Banca essere presenti sul
territorio in maniera incisiva e concreta per offrire
oltre ai servizi
bancari
quel sostegno utile al “miglioramento delle condizioni morali
culturali ed economiche” dell'intera popolazione.
Questa BCC
già Cassa Rurale
ha apprezzato il progetto
in quanto convinta che
oltre a dedicare attenzione ai problemi
economici/finanziari del mondo agricolo di Fiumicello
sia importante
promuovere la “Salute dell'Agricoltore”.
è ovvio che la “salute” è il bene più prezioso per tutti.
Non servono studi approfonditi per dimostrarlo; ma
serve un'intensa attività di ricerche
di investimenti
di attenzioni
sociali per far sì che la “salute” venga garantita indistintamente a tutti
gli uomini.
Dalla “salute” alle “pesche” ed alle pesche di
Fiumicello
il passo è breve. Oltre ad essere un frutto caratterizzante
dell'agricoltura del comune possiede buone proprietà nutritive ed
energetiche
contiene potassio e vitamine A
B e C utili ad una corretta
alimentazione. La fatica e la cura per la coltivazione deve però coniare
reddito e salute.
All'agricoltura ed in particolare agli Imprenditori
Agricoli
come giustamente sono chiamati oggi i “contadìns”
la società
chiede produzione
qualità e garanzia che i vari alimenti servono
veramente alla vita ed al benessere dei singoli.
Oggi la produzione agricola è senz'altro migliorata rispetto agli anni
passati
grazie anche alla crescita professionale degli imprenditori
all'utilizzo di tecnologie
alla ricerca
alla produzione di sostanze atte
a migliorare la produttività sia delle piante quanto degli animali.
Viene da chiedersi
come in realtà già da tempo molti
si chiedono
se i prodotti dell'agricoltura così coltivati servano
effettivamente all'esistenza della via umana.
Si sentono voci di fitofarmaci più o meno dannosi
organismi geneticamente modificati
prodotti più o meno biologici
lotta
chimica o integrata etcc. Tutte voci che generano dubbi e perplessità
nella maggioranza della popolazione.
In questo contesto l'Imprenditorie Agricolo è la persona che più risente
di questi dubbi: deve produrre per vivere e far vivere
deve pensare alla
sua salute per vivere lui stesso.
Fa piacere sapere che l' Amministrazione Comunale di
Fiumicello si attivi per dare risposte concrete a questi interrogativi.
Come è stato fatto è necessario che chi gestisce la “res pubblica”
coinvolga le varie strutture della società per garantire la salute
dell'intera società e dell'agricoltore in primis.
La Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello ed Aiello
da sempre fa la sua parte: dando sostegno a queste e simili iniziative che
promuovono la crescita ed il benessere dei propri soci e dell'intera
popolazione in cui è chiamata ad operare.
Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello ed Aiello
del Friuli - il Presidente Gastone Montagner
La fatica delle pesche
Erano gli anni 50 del secolo scorso
quando (questi
sono i miei ricordi) ho cominciato a lavorare nel pescheto che mio padre
aveva in cura dal signor Giuseppe Strussiat a Fiumicello. Non era un
lavoro entusiasmante per un ragazzo di circa dieci anni
in particolare
reso ancora meno gradevole dal momento del raccolto. Per evitare il caldo
delle ore antimeridiane
infatti
ci si alzava presto. Così non si sudava
troppo
e
in particolare ci si grattava di meno: il prurito indotto dal
pelo della pesca matura sulla pelle sudata era micidiale! Mi pare di
vedere ancora quelle nubi di pelo in contro luce che volteggiano tra le
foglie e insidiavano il volto
le braccia e il collo. Onde prevenire
questi contatti si chiudeva il collo della camicia a maniche lunghe e se
ne rinforzava la tenuta allacciandoci un fazzoletto. Un'altra fase della
lavorazione poco entusiasmante era quella del diradamento dei frutti.
All'opposto noi ragazzini amavamo il trasporto del raccolto al magazzino
del signor Lucas
in centro a Fiumicello
dove convergevano molti degli
agricoltori del paese con il loro prodotto: che con il trattore
chi come
noi
a “bordo” di un carro duro
come si diceva all'epoca
ma comunque
contenti di essere trainati da un cavallo su strade ancora ghiaiose. La
conclusione della giornata pai gnac non sempre era gratificante dopo un
giorno di dura fatica. Anzi
capitava spesso che il responsabile della
raccolta e del trasporto della merce a Verona (lo si chiamava al
commerciant)
dopo aver palpato a caso nelle cassette
sentenziava che
bisognava abbattere il peso di una certa percentuale a causa del troppo
maturo. Ricordo ancora che dopo l'ennesimo episodio mia madre esclamò:
“Vigniss la tempiesta!”... E grandine arrivò... Povere foglie rimaste a
penzolare mestamente da rami scorticati e pesche
quasi tutte a terra
buone neanche per la marmellata! Non ho memoria se poi ho chiesto a mia
madre se era rimasta contenta di essere stata esaudita...
Questa era parte della vita del contadino a Fiumicello
negli anni ‘50. Naturalmente ci sono anche i lati meno poetici ma
sicuramente forieri di importanti sviluppi. La coltivazione del pesco si
estende e rappresentò l'emblema di Fiumicello. Iniziò la fiesta dai
piarsui e l'evento divenne una delle attrazioni della Bassa Friulana.
Molti fiumicellesi si fecero addirittura dei superesperti in potatura ed
erano chiamati a potare i pescheti dei paesi circostanti. Mi risulta che
gli iniziatori di questa coltivazione si erano ben preparati alla bisogna:
avevano partecipato a dei corsi veri e propri tenuti (se ben ricordo
quello che mio padre allora mi riferiva) dalla Facoltà di Agraria
dell'Università di Padova.
Sono passati ormai molti anni e non ci sono più strade polverose a
Fiumicello
ma la coltivazione del pesco è rimasta
forse un po'
ridimensionata
per quanto concerne l'estensione della superficie
coltivata ai tempi d'oro.
Ora i giovani (non più agricoltori
ma dei veri e
propri imprenditori) continuano le tradizioni dei loro padri
con mezzi
più sofisticati
con procedure sicuramente più rispettose dell'ambiente e
delle persone. Non bisogna
tuttavia
dimenticare che quella era un'epoca
pionieristica
non ancora caratterizzata dalla moltitudine di patologie e
di attacchi di insetti e di microrganismi quali al giorno d'oggi si
verificano. Del resto si noti che anche la storia della patologia umana ha
avuto percorsi simili. Oggi noi assistiamo ad una consapevolezza vieppiù
crescente della necessità di disciplinare gli interventi sulla base di
dati scientifici e con l'ausilio di persone qualificate. Il mio istituto
(di Farmacologia Clinica e di Tossicologia dell'Università di Udine) è
grato all'Assessore all'ambiente Signor Iacuzzo Sergio e l'Assessore alla
Sanità signor Feresin Vittorino che ha voluto coinvolgerci in questa
iniziativa
allo scopo di rendere edotta la popolazione di Fiumicello
circa i dati
notizie che non potranno che giovare al prestigio di questa
peculiare ed ormai quasi secolare attività agricola di Fiumicello. Il
libretto che avete ora tra le mani si giova dell'apporto prezioso di
esperti del patrimonio pesca
dei valori nutrizionali (Dottor Claudio
Lucas)
alle cure che la pianta deve ricevere (Dottor Claudio Fabbro) per
concludersi con le attenzioni che queste cure richiedono da parte degli
operatori (professor Massimo Baraldo). Tutto ciò non potrà che accrescere
il rispetto che noi dobbiamo a coloro
che
nel solco della tradizione
continuano l'opera dei padri e ci auguriamo che sia in grado di infondere
nei consumatori una fiducia in vieppiù crescente in un prodotto così
genuino offerto alla nostra comunità.
Prof.
Mario Furlanut
Direttore dell'Istituto di
Farmacologia Clinica e Tossicologia
Università degli Studi di Udine
La pesca
L'albero del pesco vive spontaneamente nella Cina
centrale e settentrionale dove è coltivato da oltre 6000 anni; si è
diffuso in Siria
Persia (da cui prese il nome) e Grecia
dove risulta
essere conosciuto nel IV secolo avanti Cristo. In Italia questa coltura
arrivò nel I secolo avanti Cristo mentre in America fu introdotta dai
colonizzatori spagnoli. Notizie sulla coltivazione della pesca nel mondo
antico da Grecia e Roma
ci sono pervenute attraverso gli scritti di
Teofrasto e Dioscuride prima e Plinio successivamente.
La produzione mondiale di pesche si attesta attorno
agli 11 milioni di tonnellate. I suoi principali produttori sono la Cina
l'Italia
la Grecia
la Spagna e la Turchia
che rappresentano circa il
70% dell'offerta complessiva. Questa coltura è diffusa anche in medio
Oriente
Africa settentrionale e meridionale
Canada
America del Sud ed
Oceania.
Oltre il 50% della produzione italiana proviene da due sole regioni:
Emilia Romagna e Campania. In Italia il consumo medio annuo si attesta
attorno agli 11 chilogrammi pro capite. Il pesco fiorisce in primavera ed
il frutto nelle varietà matura da maggio a settembre.
Nel vissuto del consumatore la pesca costituisce il
frutto dell'estate per eccellenza: le sue caratteristiche particolarmente
apprezzate sono il gusto
il profumo
la freschezza
la succosità
la
capacità dissetante.
Dal punto di vista botanico si distinguono le varietà
lanuginosa e presenti nelle sottovarietà duracina la cui caratteristica
principale è di avere la polpa che non si distacca dal nocciolo
possono
avere sapori
profumi e colori diversi che vanno dal bianco al rosa chiaro
verdastro al giallo cupo; le varietà aganopersica ha la caratteristica di
avere polpa che si distacca facilmente dal nocciolo
nel tipo nucipersica
(pesche noci
nettarine) la buccia è glabra e lucente.
Le percoche sono una varietà che deriva da un incrocio
tra la pesca e l'albicocca
di taglia medio-grande
colore dal giallo di
varie intensità sino all'arancio
inizialmente impiegata principalmente
per la confezione dei succhi di frutta
attualmente viene apprezzata anche
da cruda. composizione e valore energetico della pesca per 100 gr
La pesca possiede anche buone proprietà nutritive ed
energetiche
in ogni 100 grammi di prodotto troviamo oltre il 90% di
acqua
27 Kcal di contenuto energetico
6.1 di zuccheri disponibili
0.1 g
di lipidi
0.8 g di proteine
una discreta quantità di fibra alimentare
2.1 g
260 mg di potassio e poco sodio
3 mg%
4 mg di calcio
20 mg di
fosforo
vitamina A 27 mg
4 mg di vit C e 0.5 mg di niacina.
Quindi per il suo ridotto apporto calorico è indicata
per gli spuntini ed i fuori pasto
mentre risulta per lo sportivo stante
il suo alto contenuto di acqua e potassio e la presenza di vitamine A
C e
B.
Nel suo complesso la pesca svolge un'azione diuretica
contribuisce a stimolare le funzioni intestinali ed è particolarmente
indicata per chi soffre di disturbi artritici e gottosi e stipsi.
I fiori sono usati in medicina per le loro proprietà
leggermente purgative e se ne fa uno sciroppo (sciroppo di fiori di
pesco). Per scopi medicinali vengono anche impiegate la corteccia
le
foglie
le radici ed i semi.
Il suo alto contenuto in betacarotene
un precursore
della vitamina A
lo rende adatto a preparare la pelle all'abbronzatura
migliorandone la difesa dai raggi solari nocivi.
In cosmesi si utilizza la polpa per la preparazione di
maschere rinfrescanti ed il succo per lozioni che attenuano le macchie
cutanee.
La raccolta ottimale della pesca dovrebbe avvenire
all'inizio della sua maturazione
quando il fondo verde della buccia
comincia a schiarirsi e si accentua il colore ed il profumo. è opportuno
effettuare la raccolta di prima mattina
e non con il caldo perché la
frutta riscaldata ed ammucchiata fermenta facilmente. Necessità
commerciali fanno sì che la pesca talora venga colta troppo
anticipatamente rispetto al suo tempo naturale di maturazione
ciò a
discapito della fragranza del frutto stesso
ed un calo del contenuto
vitaminico.
Ad una temperatura di poco inferiore a 0° C ed
un'umidità relativa dell'80-86%
le pesche si conservano per un periodo di
15/20 gg. La pesca è delicata e risente facilmente delle ammaccature
va
trattata con cura
vanno evitati gli sbalzi termici che provocano tra
l'altro la creazione di condensa sui frutti e ne abbrevia la vita.
La pesca è estremamente versatile
può essere mangiata
fresca e secca
cruda e cotta; se ne possono fare marmellate
gelatine
succhi
gelati
canditi ed anche conservarle nello sciroppo. Gli indiani
del nord America ne usavano la corteccia per fare un tè. Dopo la
fermentazione può essere anche distillata
ricavandone una speciale
acquavite molto pregiata.
Nella ricerca dei possibili utilizzi della pesca da una
ricerca in gastronomia ho trovato ben 12 ricette per degustarla come
dessert: dalla pescata (la nostra piarsulade)
alle pesche caramellate
alle pesche all'amaretto al forno
alle pesche “Melbà”
lo strudel di
pesche
la charlotte di pesche con fragoline di bosco
le pesche delizia
le pesche sciroppate
la marmellata di pesche
le pesche ripiene
la
crostata di pesche e le pesche al forno.
Sarebbe veramente bello
oltre che un'opportunità
aggiuntiva di lavoro per alcuni
riuscire a stimolare la produzione e
commercializzazione di prodotti e sottoprodotti della pesca
in analogia a
quanto sta già accadendo per gli asparagi
ed offrire ai nostri visitatori
ed estimatori della pesca ulteriori interessanti opportunità di reperire
in loco i trasformati della pesca
per tutto il periodo in cui questa va a
maturazione sia nei ristoranti con un menù apposito come nei negozi di
generi alimentari.
Dott
Claudio Lucas
Istituto Medicina Ospedale S.Maria della Misericordia
UDINE
Il
pesco: come difenderlo dai parassiti
Le moderne strategie confermano un crescente
rispetto per l'ambiente e l'interesse per il "biologico".
E' ben noto agli addetti ai lavori come gli
imprenditori agricoli in generale e quelli frutticoli in particolare
abbiano progressivamente rivisto le strategie di difesa evitando di
ricorrere
per quanto possibile
ad insetticidi tossico-nocivi e puntando
sempre di più ad una difesa biologica.
In un periodo non breve di osservazione (1969-2003)
questa tendenza è confermata da relazioni e documenti. Ad esempio
nell'ambito del Convegno regionale sul pesco tenutosi a Fiumicello il 20
febbraio 1969
l'allora Direttrice dell'Osservatorio per le Malattie delle
Piante di Gorizia
prof.ssa Alessandra COSOLO GIUSSANI riferì
nella sua
relazione
che: "la difesa del pesco si può raggiungere in un modo
senz'altro ottimo con la distribuzione di un numero di trattamenti
inferiore a quello per difendere altri fruttiferi
come il melo ed il pero
ad esempio
e si ritrae da questa situazione un vantaggio tecnico ed
economico non trascurabile sotto tutti i punti di vista.
Prima ancora di tracciare un quadro fitopatologico del
pesco con riferimento alle principali malattie crittogamiche ed ai
parassiti animali che lo colpiscono
ritengo opportuno ricordare che
alcune forme subdole e talora imprevedibili del deperimento a cui la
specie va soggetta e che spesso sono fonte di preoccupazione maggiore
delle altre avversità perché possono causare gravi fallanze negli
impianti.
In particolare il pesco è molto sensibile alla clorosi
ferrica
che è una carenza di ferro per un eccesso di calcare nel suolo
ed è anche soggetto ad una policarenza di fosforo e potassio denominata "leptonecrosi"
oggetti di particolari studi nel nostro ambiente
che provoca un
progressivo deperimento ed anche morte della pianta. Queste due malattie
di carenza dipendono sia dalla natura dei terreni sia da concimazioni non
appropriate; con opportuni interventi le piante possono essere riportate
alla normalità
ma è molto raccomandabile prevenire queste forme di
deperimento con l'analisi chimica dei terreni destinati agli impianti e
con l'apporto alle colture di fertilizzanti in modo equilibrato per quanto
riguarda in particolare il rapporto fra azoto
fosforo e potassio.
Gravissime per il pesco sono le conseguenze dovute ai ristagni dell'acqua;
le piante possono morire per asfissia radicale (come è avvenuto in modo
drammatico nel Ravennate anni orsono) e come purtroppo avviene anche da
noi in certe annate; occorrono quindi scassi totali e profondi e poi
bisogna far smaltire le acque con fossi sufficientemente profondi.
Fra le avversità non parassitarie del pesco molto
frequente nella nostra regione
ma non sensibilmente dannoso
è il "mal
del piombo tardivo" che compare nel mese di luglio e agosto
a seconda
dell'andamento stagionale; lo si osserva specialmente sui rami rasenti il
terreno ove il riverbero del calore e più intenso. E' infatti un disturbo
dovuto alle alte temperature unite alla mancanza di umidità e si attenua
fino a scomparire quando la temperatura tende ad abbassarsi. In alcune
delle nostre zone peschicole
ed in particolare in questa di Fiumicello
si sono verificati casi di "stanchezza del terreno". Per quanto essa sia
determinata da vari fattori (quali accumulo di tossine
infestazioni di
insetti e di nematodi nel terreno
infezioni fingine e batteriche)
all'atto pratico l'unico intervento curativo che può dare buoni risultati
consentendo di risanare il terreno
consiste nelle fumigazioni
degli
appezzamenti colpiti dal deperimento mediante vari formulati specifici ed
in particolare con il "DD Soil fumigan" (dicloropropano-dicloropropilene).
Il costo molto elevato di questi trattamenti ne limita ovviamente la
generalizzazione. Peraltro in alcune zone
in particolare nei vivai
questi interventi sono giustificati ed abbiamo iun corso
anche in questa
zona
delle prove sperimentali
che ci forniranno dati circa la
convenienza tecnico-economica del loro impiego.
Le avversità parassitarie del pesco diffuse nella
nostra regione
come nelle zone peschicole italiane
non sono poche e
potrebbero essere molto preoccupanti per i danni potenziali se
conoscendone da tempo la biologia
non fosse stato possibile mettere a
punto i procedimenti di lotta consistenti in interventi curativi che ne
diminuiscono gli effetti dannosi sulle piante ed anche li annullano. Fra
le crittogame sono presenti la "Bolla"
il "Corineo"
"l'Oidio" o "Mal
Bianco"
la "Ticchiolatura" o "Nerume"
la "Monilia" e la "Muffa grigia".
Gli interventi contro la "Bolla" ed il "Corineo" avvengono congiuntamente
e sono effettuati durante il riposo vegetativo delle piante ed al
risveglio primaverile. L'epoca migliore per eseguire il primo trattamento
sul "bruno" è quella che coincide con la caduta della maggior parte delle
foglie. Quella ideale per eseguire un secondo trattamento corrisponde ad
una giornata calma e solatia in pieno inverno. Con i trattamenti sul
"bruno" si sterilizzano gli organi legnosi della pianta su cui svernano
gli elementi vegetativi e moltiplicativi dei micro organismi fungini. Gli
interventi contro le due crittogame possono proseguire con trattamenti sul
verde
ai primi inizi della vegetazione
ma bisogna ricordare che gli
interventi curativi contro queste malattie danno scarsi risultati
mentre
gli interventi preventivi danno ottimo esito. Per tali motivi sono
preferibili per questi trattamenti i formulati a base di "Ziram"
"TMTD" e
"Captano". In genere la lotta contro la "Bolla" e il "Corineo" è efficace
anche contro le altre crittogame
all'infuori dell'"Oidio" alle cui
infezioni peraltro
non sono molto sensibili le cultivar maggiormente
diffuse nelle nostre zone. Fra gli insetti sono presenti l'"Aspidioto"
la
"Cocciniglia bianca"
"l'Anarsia"
la "Tignola orientale"
"l'Afide nero"
"l'Afide riccio"
"l'Afide farinoso"; tra gli acari il "Ragnetto rosso"
e
"l'Eriofide" o "Vasate".
La difesa dalle "Cocciniglie" è basata sull'impiego di
due categorie di prodotti
cioè il "polisolfuro di bario" e gli "olii
bianchi attivati". Il "polisolfuro di bario" è sempre un rimedio principe
per il pesco. Le sue eccellenti virtù terapeutiche dipendono dal fatto che
esplica una azione energica
caustica e tossica sugli scudetti protettivi
delle "Cocciniglie" cui procura la morte per asfissia e nello stesso
tempo
liberando zolfo attivo ed altri composti solforati
agisce come un
buon anticrittogamico. L'epoca migliore nei nostri ambienti per la
somministrazione è la fine dell'inverno
quando le gemme incominciano ad
ingrossarsi. Si consiglia l'aggiunta di un "estere fosforico"per
combattere le uova degli Afidi e del Ragno rosso.
Anche gli "olii attivati" si applicano a fine inverno
alla ripresa vegetativa
verso la fase dei petali di rosa. Nel caso di
forti infestazioni di "Cocciniglie" si può intervenire in autunno con
"polisolfuro di bario" (la cui azione anticrittogamica può essere
rinforzata con l'aggiunta di "Ziram") e alla ripresa vegetativa con "olii
attivati". In particolare
la lotta contro la "Cocciniglia bianca"
di cui
si nota una recrudescenza delle infestazioni
si deve in molti casi
completare con due trattamenti di "Metilparathion" alla comparsa delle
neanidi di prima generazione. Contro le due "Tignole" è sempre valevole ed
importante
in particolare nei vivai
la lotta meccanica consistente nel
taglio e nella distruzione dei germogli colpiti. Efficace è però anche la
lotta chimica che
con l'introduzione di prodotti scarsamente tossici come
il "Sevin" ed il "Dimetoato" può essere fatta ad intervalli di 10-12
giorni
da fine giugno in poi senza il pericolo di residui tossici nel
frutto. Contro gli "Afidi" e gli "Acari" si interviene
come già
accennato
alla ripresa vegetativa con un "olio bianco" attivato in
funzione ovicida e
durante la vegetazione
se necessario
con "Metilparathion"
e oltre aficida o acaricida specifico.
Riassumendo
le operazioni di lotta fitoiatrica sul
pesco
si possono raggruppare in 8 trattamenti stagionali da eseguirsi in
corrispondenza di 8 fasi vegetative della pianta e cioè alla caduta delle
foglie
nella fase di pieno riposo
di gemme ingrossate
di "petali di
rosa"
alla scamiciatura del frutto
alla fase del frutticino
di frutto
giovane
ed eventualmente anche di frutto in via di maturazione. Nessun
trattamento deve essere fatto nel periodo della fioritura."
Il Regolamento CEE 2078/92
La misura F-Misure agroambientali-Piano di sviluppo
rurale della Regione Friuli Venezia Giulia-Prescizioni Tecnico-Produttive
per l'applicazione dell'Azione 1-Sensibile riduzione dei concimi e dei
fitofarmaci (Testo coordinato a giugno 2001) esclude drasticamente la
maggior parte dei principi attivi suindicati
in parte non più prodotti
oppure riclassificati fra i TOSSICO-NOCIVI (ex 1^ e 2^ classe
tossicologica).
Nella misura F trovano infatti ancora spazio
fra i
formulati di cui sopra
lo ZIRAM (Bolla e Corineo) “ impiegabile al
massimo due volte all'anno
indipendentemente dall'avversità”
lo ZOLFO
(Mal bianco o Oidio)
l'OLIO BIANCO (attivato
contro COCCINIGLIE
AFIDI e
RAGNO ROSSO)
Dalla lotta “CHIMICA” a quella “INTEGRATA”
Nel 1991 prese corpo un "Progetto di lotta guidata
sul Pesco (vedi Il Coltivatore friulano
1991) così articolato:
"Allo scopo di dare una concreta risposta alle richieste dei frutticoltori
della zona di Fiumicello
il C.I.A.S.E. ha proposto un progetto di lotta
guidata sul pesco.
La programmazione dell'iniziativa è stata oggetto di
una riunione dell'intero Comitato Scientifico
costituito dal dott.
CLABASSI (Osservatorio Malattie Piante di Udine)
dal prof. GIROLAMI
(Istituto di Difesa delle Piante dell'Università di Udine)
dal dott.
Youssef (C.R.S.A.-Sezione Frutticoltura)
dal p.a.BOSCHIAN (E.R.S.A. -
Comitato di Frutticoltura) e dal p.a. FERESIN in rappresentanza degli
agricoltori interessati. Il progetto
che è stato attivato anche grazie
alla collaborazione del Movimento Giovanile della Federazione e del Club
3P
ha avuto inizio nello scorso mese di maggio. L'area di intervento
per
quanto riguarda il 1991
interesserà 5 aziende-pilota dislocate sul
territorio comunale di Fiumicello.
Fase Operativa
Al fine di assicurare un'adeguata assistenza sul
campo il C.I.A.S.E ha stipulato una Convenzione con il dott. Emanuele
PAVONETTO
tecnico trevigiano segnalato dall'Istituto per la Difesa delle
Piante dell'Università di Udine. La scelta ricade su un esperto di
indubbio valore che in questi ultimi anni ha avuto modo di specializzarsi
appunto nel settore della difesa del pesco in alcuni comprensori della
Marca.
Il progetto avviato a Fiumicello prevede l'inserimento
di un concetto innovativo: quello legato alla soglia di intervento
che
vincola il trattamento antiparassitario non più alla sola comparsa della
problematica
bensì a una considerazione economica. In base ad essa
si
consiglia l'intervento soltanto se il parassita può determinare un danno
che sia pari o superiore al costo dell'intervento stesso. Si introduce
quindi un concetto economico che affianca e limita quello esclusivamente
tecnico legato essenzialmente all'eliminazione del problema. Va da sè che
un approccio di questo tipo può implicare
all'atto della raccolta
la
presenza di una piccola percentuale di frutti "scarti". La lotta guidata
d'altra parte
favorisce il ripristinarsi di quegli equilibri naturali
compromessi negli anni passati
quando la difesa era ancora legata a
interventi "massivi"
finalizzati alla totale eliminazione delle
problematiche
con largo utilizzo di prodotti ad ampio spettro di azione e
persistenti.
I criteri di lotta guidata si rifanno allo studio e
all'applicazione pratica dei modelli di sviluppo degli organismi dannosi
al loro legame con l'andamento climatico
e in ultima analisi a tutto ciò
che permette una più approfondita conoscenza di tali entità negative. Lo
scopo è quello di ottenere risultati positivi nel controllo con il minimo
sforzo economico e con il massimo rispetto dei tempi di carenza dei
fitofarmaci impiegati.
Momento essenziale per la realizzazione di interventi
guidati è il monitoraggio degli insetti dannosi che si effettua tramite le
trappole sessuali. Il loro uso consente di conoscere il tipo e l'entità
dell'infestazione da parte degli insetti nocivi e i momenti in cui questa
diventa economicamente dannosa per la coltura. I maschi adulti vengono
attratti dall'ormone sessuale (ferormone di sintesi) contenuto nella
trappola
volano all'interno di essa e restano incollati al fondo reso
vischioso da un'apposita sostanza. In natura il ferormone che attira i
maschi viene prodotto da ghiandole delle femmine della stessa specie
quando queste si dispongono all'accoppiamento. Tali ormoni dispersi
nell'aria vengono riconosciuti dai maschi che in volo si dirigono verso la
fonte di provenienza. La trappola è composta di un tetto e da un fondo
vischioso; i due elementi sono tenuti insieme da quattro anelli di
plastica. La capsula contenente il ferormone (o feromone) di sintesi viene
disposta al centro del fondo. La trappola così preparata viene appesa
sulle piante (1 o 2 trappole a ettaro) in posizione visibile e tale da
facilitare i successivi ispezionamenti. Una volta disposte in campo le
trappole iniziano a catturare gli insetti della specie indicata sulla
confezione.
Per quanto concerne il progetto attivato a Fiumicello
verranno monitorati l'Anarsia lineatella (Tignola del pesco) e la Cydia
molesta (Tignola orientale del pesco); pertanto
nei frutteti interessati
sono stati distribuiti due tipi diversi di trappole. Dal momento in cui
iniziano le catture le trappole debbono essere ispezionate ogni 3-4 giorni
per rilevare il numero degli adulti presenti.
Controlli periodici
La trappola va aperta (per comodità si possono
sganciare solo due dei quattro anelli di giunzione) e
con l'ausilio
dell'apposita spatola
vengono staccati e contati i maschi catturati
facendo attenzione a non confonderli con insetti di specie diversa
che
inevitabilmente penetrano nelle trappole rimanendovi invischiati. Il
numero di maschi catturati va riportato sull'apposita scheda allegata alla
confezione. La trappola deve essere oggetto di un'adeguata manutenzione:
ripulita da foglie
detriti
altri insetti... sostituzione
qualora
necessaria
del fondo vischioso. La capsula contenente il ferormone va
sostituita ogni 30 giorni circa
facendo attenzione ad eliminare la
vecchia che
se gettata a terra
può dare origine a indesiderati ferormoni
di interferenza.
Il momento ottimale per l'esecuzione del trattamento
insetticida verrà stabilito
dati alla mano
in occasione delle visite del
tecnico programmate in ciascuna azienda. Tali visite avranno cadenza
settimanale a partire dal 28 maggio
data della prima ispezione effettuata
dal dott. PAVONETTO nelle aziende-pilota. Ad affiancarlo ci sarà il
tecnico del C.I.A.S.E. per la zona di Fiumicello
dott. Luca GARZITTO
reperibile presso l'Ufficio - zona Coldiretti di Palmanova (tel. 0432
928075). Non è esclusa
al di là dei giri di "routine"
l'eventualità di
visite "di urgenza" fuori programma
nel caso si dovessero verificare
impennate delle catture o per l'insorgenza di problemi che
per la loro
gravità
richiedessero una pronta risposta tecnica.
Nel corso delle visite gli agricoltori verranno
consigliati circa l'epoca e tipo di trattamenti (se necessari) nonchè sui
principi attivi da impiegare. Questo non solo per gli insetti dannosi
ma
anche per quanto riguarda i diversi patogeni che interessano la coltura
del pesco. Tutto nell'ottica di garantire l'assenza dei residui di
fitofarmaco presenti nel prodotto. Su questa base si intende fondare un
ulteriore progetto di assistenza che prevede la possibilità dei produttori
di distinguere le proprie pesche attraverso dei certificati attestanti il
livello di sanità delle stesse. Questo servizio
se opportunamente
sfruttato
può aprire per i produttori orizzonti di estremo interesse a
livello di mercato."
A partire dagli anni '90
come abbiamo visto
si
rafforza nell'imprenditore e nel consumatore il concetto di “salvaguardia
ambientale” nell'accezione più ampia del termine. I fitofarmaci ed
insetticidi TOSSICO/NOCIVI lasciano progressivamente spazio ad altri
formulati meno invasivi
da alternare a quelli biologici.
In annate a medio/basso rischio BOLLA
CORINEO e MONILIA
possono essere contenute
ad esempio
con OSSICLORURO di RAME o
BITERTANOLO; per gli AFIDI è possibile intervenire con OLIO BIANCO o
PIRIMICARB.
Contro l'OIDIO si ricorre allo ZOLFO BAGNABILE o al già citato BITERTANOLO.
Contro la COCCINIGLIA di S.JOSE' e la DIASPIS è attivo l'OLIO BIANCO
ESTIVO mentre la TIGNOLA ORIENTALE può essere contenuta con il “biologico”
BACILLUS THURINGIENSIS.
Il regolamento CEE 2078/92 trova in regione una forte adesione; le norme
d'applicazione sono oggetto di periodica revisione ed aggiornamento a cura
di un apposito COMITATO TECNICO SCIENTIFICO e prevedono l'adozione di
criteri privilegianti l'alternanza o la combinazione di formulati
biologici e chimici ex 3^ e 4^ classe (i=irritanti oppure mcp= manipolare
con prudenza).
L'alternativa “biologica”
Una buona difesa contro vari parassiti animali e fungini può essere
attuata anche con formulati biologici. Ad esempio contro crittogame quali
"Bolla"
"Corineo"
"l'Oidio" e "Monilia" si può intervenire con "Ossicloruro
di rame" a fine inverno ed in prefioritura con "Proteinato di Zolfo".
Sempre in prefioritura ed in fase di sfioritura "Afidi" e "Cocciniglie"
possono essere ben contenuti con "Olio bianco" (per gli afidi in
postfioritura l'olio può essere addizionato a "Piretro naturale").
I frutti possono essere difesi dall'"Oidio" con Zolfo bagnabile. Avanzando
il ciclo fisiologico verso la maturazione la "Tignola orientale" potrà
essere combattuta con "Bacillus thuringiensis"
"Cocciniglia di S. Josè e
"Diaspis" con "Olio bianco estivo" la "Monilia" con "Proteinato di zolfo".
L'impiego degli attrattivi sessuali
nella lotta contro gli insetti dannosi
Gli insetti della stessa specie comunicano tra loro
attraverso delle sostanze odorose chiamate "feromoni". Tra i vari tipi di
feromoni quelli sessuali
emessi dalle femmine vergini per richiamare
anche a grande distanza i maschi
sono di particolare interesse. Lo studio
di queste sostanze ha permesso l'identificazione delle loro struttura
chimica
rendendone così possibile la sintesi e la produzione. I feromoni
di sintesi possono essere utilizzati nella lotta contro le specie di
insetti dannosi alle colture secondo diverse tecniche: il monitoraggio (è
il sistema che più interessa i possessori di piccoli frutteti)
la cattura
massale
la confusione sessuale.
Il monitoraggio: le trappole sessuali per il controllo delle
infestazioni
Il monitoraggio consiste nel catturare
con
trappole dotate di un fondo colloso e innescate con piccole quantità di
feromome
i maschi della specie di insetto da controllare in modo da
stabilire il grado d'intensità dell'attacco e valutare l'entità del
possibile danno. Questa tecnica permette così di razionalizzare la scelta
delle epoche d'intervento e di ricorrere a mezzi di lotta idonei
consentendo di risparmiare trattamenti o di migliorarne l'efficacia.
Il montaggio
Le trappole sono costituite in genere dalle
seguenti parti fondamentali (riferite al tipo più diffuso):
- un diffusore (chiamato anche erogatore) contenenente il feromone
sessuale femminile che viene diffuso gradualmente nell'aria;
- un ripiano spalmato di sostanza collosa
posizionato orizzontalmente;
- una struttura in plastica o altro materiale resistente all'umidità per
coprire e contenere il ripiano colloso;
- un sostegno (costituito da un filo di zinco o plastificato da annodare)
atto ad agganciare la struttura alla chioma degli alberi o ai tutori.
Tutto questo materiale è contenuto nelle confezioni
commerciali in kit semplici da montare manualmente. Nelle istruzioni
allegate è anche specificato il periodo di durata dei diffusori (di norma
almeno quattro settimane) che
una volta aperti e collocati sulle
trappole
vanno sostituiti regolarmente per garantire la massima efficacia
attrattiva. In ogni caso l'erogatore
una volta tolto dall'involucro
sigillato
non va toccato con le mani nude (impiegate dei guanti o
utilizzate un bastoncino). Le trappole devono essere appese subito dopo il
montaggio
mentre le confezioni non utilizzate dovranno essere conservate
in luogo asciutto e fresco. Gli erogatori da conservare per lungo tempo
dovranno essere posti in frigo.
L'esposizione delle trappole in pieno campo. In appezzamenti inferiori
all'ettaro è sufficiente una trappola per ogni singola specie che si vuole
controllare
mentre per superfici superiori occorre aumentare il numero;
in tal caso vanno distanziate di almeno 50 metri l'una dall'altra. Le
trappole vanno collocate ad altezza d'uomo
all'esterno della chioma della
pianta.
Il controllo. Ognuna di esse dovrà essere controllata con frequenza
settimanale. Una volta stabilito il giorno del controllo
questo dovrà
essere mantenuto per tutto il periodo del monitoraggio. Ad ogni controllo
occorre contare il numero delle farfalle catturate e riportare questo dato
su una apposita scheda. Gli insetti vanno poi rimossi dal fondo colloso
assieme agli altri insetti di specie diverse o ad eventuali corpi
estranei.
La cattura massale
La cattura massale si propone di eliminare
attraverso le trappole apposite
un elevato numero di maschi per ridurre
la probabilità di fecondazione delle femmine
limitando così lo sviluppo
della popolazione dell'insetto dannoso.
Le trappole. Le trappole per la cattura massale possono
avere forme diverse a seconda della casa produttrice e sono costituite da
un modulo
grosso modo a forma di imbuto
con delle aperture laterali e
chiuso da un altro coperchio. Il fondo del modulo è direttamente collegato
con un recipiente chiuso
generalmente di forma cilindrica. Gli insetti
attirati dal feromone
posto nell'erogatore appeso all'interno
scivolano
nell'imbuto e cadono nel recipiente sottostante restando imprigionati.
L'esposizione delle trappole in pieno campo.
L'esposizione delle trappole deve essere eseguita per tempo in modo di
catturare subito i primi maschi della specie che si vuole combattere;
considerando inoltre il fatto che i maschi sfarfallano con un certo
anticipo rispetto alle femmine
il feromone sintetico
esposto per tempo
può agire senza la competizione delle femmine vergini. Questa tecnica è
utilizzata con successo nella lotta al "Rodilegno rosso"
al "Rodilegno
giallo" e alla "Falena brumale".
La confusione sessuale
La "confusione sessuale" consiste nel distribuire
nell'ambiente
con appositi erogatori (dispenser)
grandi quantità di
feromone in modo da impedire ai maschi la localizzazione delle femmine e
ostacolare così l'accoppiamento. Questa tecnica è utilizzabile solo per
poche specie di insetti
la "Carpocapsa"
la "Tignola orientale del pesco"
e l'"Anarsia".
Modalità di applicazione.
Il metodo delle "confusione sessuale" si può
adottare in un frutteto solo se questo possiede determinate
caratteristiche e usando le opportune cautele:
- la superficie dei frutteti deve essere superiore ai due ettari ed avere
una forma geometrica regolare. Frutteti isolati e di maggiori dimensioni
assicurano risultati sicuramente migliori;
- la popolazione dell'insetto che si vuole combattere
derivante
dall'infestazione dell'anno precedente
non deve essere troppo elevata.
Per quanto riguarda la "Carpocapsa" se il danno alla raccolta dell'anno
precedente
è stato superiore all'1% è consigliabile eseguire un
trattamento di abbattimento mediante interventi specifici con insetticidi;
- il numero dei diffusori necessari
per la superficie di un ettaro
può
oscillare dai 300 ai 1.000 a seconda della specie da controllare e del
tipo di erogatore impiegato;
- per quanto riguarda l'applicazione dei diffusori questi devono essere
posti con maggiore densità nelle file di bordo
ed eventualmente anche
lungo i filari dei frutteti vicini;
- i diffusori vanno posti nella parte alta della vegetazione. Se le piante
sono più alte di 4 metri è consigliabile distribuire gli erogatori su due
altezze diverse;
- l'applicazione dei diffusori deve essere effettuata in corrispondenza
dell'inizio dei voli dei maschi
non appena si rilevano le prime catture
con le trappole a feromoni;
- la durata dei diffusori varia da tipo a tipo e può andare dai 60-70 ai
120-140 giorni;
- utilizzando erogatori a durata più breve
occorre fare due applicazioni
per stagione.
I controlli. Nei frutteti sottoposti a "confusione
sessuale" è consigliabile installare alcune trappole a feromoni
in
particolare nelle parti periferiche del frutteto e preferibilmente in
posizione elevata. L'assenza di catture indica che nel frutteto persistono
le condizioni di "confusione" in quanto il richiamo del diffusore inserito
nella trappola
simile a quello delle femmine
è mascherato dai dispenser
distribuiti nel frutteto.
Questo tipo di controllo da solo
non può escludere
l'assenza di attacchi
in quanto in determinate condizioni si potrebbero
verificare comunque degli accoppiamenti che daranno poi origine a
conseguenti ovodeposizioni. Occorre quindi
per escludere in maniera
sicura i danni sui frutti
procedere ad un loro controllo periodico.
Questi rilievi dovranno essere eseguiti su almeno un migliaio di frutti
presi nelle parti alte delle piante e nelle posizioni che si ritengono più
soggette all'attacco da parte dei parassiti.
Probabilmente i risultati non saranno perfetti al 100%
ma sicuramente ne trarrà giovamento il consumatore ed anche l'ambiente.
Conclusioni
Come emerge dai contenuti di vari atti e
documentazione presi in esame
dalla fine degli anni'60 ad oggi le
strategie di difesa delle coltivazioni dai parassiti animali e fungini
sono profondamente mutate.
Se – come emerge dalla prima relazione del 1969 - allora il ricorso a
formulati chimici era percorso imprescindibile
negli anni a venire molti
dei prodotti di prima e seconda classe hanno evidenziato più problemi per
l'uomo e l'ambiente che benefici reali per il verde produttivo.
Molti di tali prodotti sono stati sostituiti da altri
meno invasivi ma egualmente efficaci.
Alla fine degli anni '80 ha preso piede la cosiddetta
“difesa integrata” ed attualmente la filosofia dell'imprenditore agricolo
e frutticolo trova sintonia con quella del consumatore
sempre più attento
al “biologico”.
Va dato atto alle Organizzazioni professionali
ai
tecnici dei Gruppi periferici di lotta guidata e degli Osservatori se
l'informazione capillare ha trovato
soprattutto nei giovani
frutticoltori
un terreno fertile e sensibile alle nuove scelte.
Dott.
Claudio Fabbro
Direttore Osservatorio per le malattie delle piante
GORIZIA
Aspetti tossicologici dei fitosanitari
Secondo la normativa vigente (D.L. n.194 del
17/03/1995)
vengono chiamati prodotti fitosanitari i preparati destinati
a proteggere i vegetali o ad eliminare le piante indesiderate. In altre
parole tutti i prodotti che si impiegano per la difesa delle piante e
delle derrate alimentari
per il diserbo delle coltivazioni e che
favoriscono o regolano le produzioni vegetali. Tra i fitosanitari troviamo
quindi: insetticidi
rodenticidi
funghicidi
erbicidi e fumiganti. Pur
nella loro diversità tutti hanno un obiettivo primario: eliminare
organismi viventi indesiderabili.
Da sempre l'uomo ha dovuto imparare a convivere con
altri organismi del mondo animale
vegetale e con i microrganismi e non
sempre la convivenza è “piacevole”. Per questo egli ha sempre cercato
delle sostanze che eliminassero gli organismi dannosi
imparando ad
utilizzare sostanze sempre più selettive. La selettività è l'obiettivo
secondario nell'impiego dei fitosanitari. Quindi gli insetticidi sono
selettivi per gli insetti
i rodenticidi per i roditori
i fungicidi per
le muffe ed i funghi
gli erbicidi per le erbe ed i fumiganti per gli
insetti
i roditori ed i nematodi. Ciascun prodotto contiene un “principio
attivo”
ovvero una sostanza chimica dotata di una tossicità selettiva nei
confronti dell'organismo da combattere.
Per quanto tuttavia sia altamente desiderabile una
tossicità selettiva
nessuna di queste sostanze è esente da una qualche
tossicità anche per l'uomo. D'altro canto Paracelso (1493-1541)
capostipite della moderna tossicologia
asseriva che: “Tutte le cose sono
veleno
nulla è senza veleno. Solo la dose decide che qualcosa sia
velenosa”.
Per questo motivo
alle dosi indicate
i prodotti fitosanitari sono
tossici per muffe
insetti
roditori e piante ma non per l'uomo. Tuttavia
sono da usare con cautela in quanto sostanze potenzialmente pericolose se
assorbite dall'organismo in dosi adeguate. Infatti non sono di libera
vendita
ma sono soggetti ad autorizzazione del Ministero della Salute.
Inoltre
l'autorizzazione alla vendita dura 10 anni
prima che sia
necessaria una rivalutazione degli aspetti tossicologici.
La scelta del principio attivo indirizzerà l'agricoltore verso un prodotto
in relazione all'avversità che dovrà combattere. Non entreremo nel merito
delle indicazioni all'uso dei fitosanitari
ma cercheremo di capire
in
maniera generica e per singola categoria
in che modo la tossicità di
queste sostanze può colpire l'uomo e quali sono le procedure ed i mezzi
più idonei per prevenire le contaminazioni.
Epidemiologia
Gran parte di questi prodotti circondano
oramai la nostra vita quotidiana
essendo infatti presenti nelle case
in
giardino e
come residui minimi
negli alimenti che mangiamo o nell'acqua
che beviamo. Si può quindi affermare che tutta la popolazione può
potenzialmente venire a contatto con i fitosanitari. Oltre a ciò
un
limitato settore della popolazione è invece esposto ai fitofarmaci per
motivi professionali: si tratta dei lavoratori addetti alla produzione
al
trasporto ed all'applicazione dei fitofarmaci ed ai lavoratori agricoli.
Infine una minima parte della popolazione è esposta a dosi elevate di
fitofarmaci in seguito ad ingestioni accidentali o intenzionali.
A causa della loro ubiquitarietà
ogni persona che sia
nata dopo la metà degli anni '40
ha avuto una ininterrotta esposizione a
DDT
un insetticida clororganico largamente impiegato in agricoltura e non
solo e ritirato dal commercio nel 1972 per la sua potenziale tossicità.
Tuttavia per il DDT non vi è mai stata alcuna segnalazione documentata di
morte per avvelenamento
anche se è stato classificato dallo IARC come
possibile cancerogeno per l'uomo (categoria 2B).
Gli insetticidi clororganici vennero in seguito
sostituiti dagli organosforici
che rispetto ai primi
non permangono
nell'ambiente e hanno una scarsa relazione con le neoplasie
ma presentano
una potenziale tossicità acuta più elevata. Nonostante la maggior
potenzialità di intossicazione acuta
la consapevolezza dei pericoli per
la salute ha dimezzato i casi di mortalità. Infatti
attualmente le
intossicazioni da prodotti fitosanitari
è da ricondurre ad avvelenamenti
accidentali o suicidari
e contaminazioni professionali. Il parathion
divenne il più prodotto più diffuso negli anni '50 per lasciare poi il
posto ai carbammati
che erano più selettivi sugli insetti e sono quelli
che ancora oggi impieghiamo (Baygon).
Focalizzando l'attenzione sull'esposizione
professionale
dalla seconda guerra mondiale in avanti
periodo di
scoperta degli insetticidi organofosforici
l'uso degli insetticidi in
agricoltura è cresciuto enormemente ed è quindi molto elevato il rischio
di esposizione professionale a questi composti
sia nella fase di
produzione che nel corso della loro utilizzazione. Gli agricoltori possono
essere interessati dalla tossicità di queste sostanze in forma acuta e
cronica.
L'Italia è tra i paesi che a livello mondiale
registrano un più elevato consumo di antiparassitari
subito dopo gli USA
la Cina e la Francia. Nel 1996
l'ISTAT ha rilevato un consumo complessivo
di prodotti di uso agricolo pari a circa 158.600.000 Kg
ovvero 22.5
Kg/ettaro.
Nel periodo 1995-'98 il Centro Antiveleni di Milano (CAV)
ha preso in esame 7594 casi di intossicazione da antiparassitari sospette
o accertate. In primo luogo da quest'analisi risulta chiara la rilevanza
numerica del fenomeno che coinvolge non meno di 1800 persone/anno. Per i
prodotti di uso agricolo
la distribuzione per regione ha evidenziato che
le regioni più coinvolte (>10% dei casi totali) sono state la Lombardia
il Veneto
la Puglia e la Sicilia. Il FVG ha riportato una frequenza
d'intossicazioni del 1.4% pari a 60 casi. In ambito agricolo si sono
rilevati 3111 incidenti
dei quali il 10.6% riferiti a soggetti con un'età
compresa tra 1 e 4 anni (328) ed il 64% (1985) tra 20 e 69 anni. Il 92.4%
dei casi considerati sono risultati di tipo accidentale. Gli incidenti con
prodotti di uso agricolo si sono verificati in ambiente domestico e
lavorativo con simili frequenze. I composti più frequentemente riportati
sono stati gli esteri organofosforici (26%)
le piretrine ed i piretroidi
(9%) ed i carbamati (9%). Sono stati osservati 84 decessi
comprendenti 74
suicidi.
Questi risultati testimoniano da un lato una probabile
impropria conservazione dei prodotti fitosanitari in ambiente domestico e
dall'altro una non corretta utilizzazione dei dispositivi di protezione
individuale (D.P.I.).
Un'analisi effettuata dal CAV di ROMA tra gennaio 1998
e ottobre 1999
su 923 casi di sospetta intossicazione da antiparassitari
ha evidenziato come gli insetticidi si trovino sempre al primo posto con
68.9% e tra questi gli organofosforici siano i più frequenti (47.1%). La
via di penetrazione più frequentemente riportata è stata la
gastrointestinale (411 casi) e la respiratoria (375 casi)
mentre le vie
cutanea ed oculare sono risultate rare.
A prescindere dalle intossicazioni volontarie
la
ingestione testimonia la scorretta conservazione dei fitosanitari con
facilità d'accesso per i bambini
mentre la inalazione rivela la mancanza
di D.P.I. . Invece
almeno in queste realtà
le scarse esposizioni per
contatto cutaneo ed oculare testimoniano il corretto impiego di occhiali e
guanti idonei. Anche da questa indagine le età più colpite sono risultate
quelle da 1-4 anni (22%) e quelle tra i 20 e 69 anni (60.2%).
Da un'indagine eseguita dall'INAIL nel periodo
1995-1998
l'ente ha ricevuto 643 denunce e ha riconosciuto l'indennizzo a
549 agricoltori. Le regioni con il maggior numero d'indennizzi sono
risultate la Puglia (102)
la Sicilia (66)
Emilia-Romagna (61) e Veneto
(55). Il FVG ha registrato 9 indennizzi. La distribuzione per anno degli
infortuni indennizzati ha evidenziato una tendenza alla riduzione del
fenomeno con 198 casi nel 1995 e 94 casi nel 1998. I soggetti interessati
erano soprattutto uomini tra i 50 e 64 anni. Il tipo di lavorazione nel
corso della quale l'incidente si è verificato è stata la preparazione del
terreno
ovvero sterilizzazione e diserbo
al secondo posto tutte le
attività relative ai trattamenti delle piante. Le sostanze maggiormente
coinvolte sono state gli anticrittogamici (31.9%)
insetticidi (15.8%) e
diserbanti (15.5%).
I costi sanitari per le intossicazioni da
antiparassitari sono di poco inferiori ai 2 miliardi delle vecchie Lire.
Tale importo
stimato dal CAV di Milano su dati del 1999
in sè non è
rilevante se paragonato all'entità dell'intera spesa sanita
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