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Fiumicello e le Pesche
aspetti nutrizionali storia e tossicologia dei fitosanitari

Presentazione del Sindaco
    
Se le tematiche ambientali vengono considerate fondamentali dall'attuale Amministrazione Comunale di Fiumicello esse non si esauriscono nella tutela della natura della fauna e della flora ma attengono anche all'ambiente umano agli interventi sul territorio alla qualità nella progettazione delle varie infrastrutture alla salute di tutti quanti noi. La politica per l'ambiente naturale non va considerata a sé stante ma come elemento determinante di una politica di sviluppo sostenibile per il nostro territorio.
     A Fiumicello l'agricoltura esercita un ruolo fondamentale sotto il profilo produttivo sia dal punto di vista dell'occupazione come pure per tutto l'indotto che riesce a generare. All'agricoltura deve essere riconosciuto un ruolo multifunzionale in quanto potenziale protagonista dell'azione di tutela del territorio e degli spazi rurali. Il nostro impegno è in definitiva quello di promuovere un'immagine di Fiumicello quale realtà a misura d'uomo ed in tale ottica produzione agricola e tutela ambientale insieme potranno costituire un utile strumento per ottenere una miglior qualità della vita e della salute dimostrando per altro che esse non sono aprioristicamente incompatibili l'una all'altra.
In linea con questi principi ispiratori e nella consapevolezza che le problematiche concernenti il lavoro e le attività produttive in genere sono particolarmente sentite in questo momento da tutta la collettività l'Amministrazione Comunale a fronte della presenza sul proprio territorio di un cospicuo numero di produttori agricoli altamente qualificati e sensibili alle tematiche dell'eco-compatibilità ha ritenuto opportuno impegnarsi al fine di valorizzare le produzioni specializzate della zona.
     Se la “Mostra Regionale delle Pesche” di Fiumicello da anni mira allo sviluppo ad alla promozione delle produzioni agricole locali cercando nel contempo di essere occasione di incontro fra le aspettative dei consumatori e le esigenze ed i problemi dei produttori abbiamo ritenuto parallelamente utile verificare e documentare le ricadute e l'impatto del prodotto “pesca” sulla persona umana.
     Nel ringraziare quanti hanno profuso il proprio impegno per la realizzazione di questa pubblicazione mi auguro che i risultati di questo lavoro possano essere un'occasione per tutti operatori del settore e consumatori finali per accrescere la propria conoscenza sulla “pesca”.
Il Sindaco Paolo Dean

Presentazione del Presidente BCC Fiumicello Aiello
    
La Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello ed Aiello del Friuli è felice di accogliere la richiesta dell'Amministrazione Comunale di Fiumicello per essere partner del progetto “Agricoltore in Salute”.
è volontà degli amministratori di questa Banca essere presenti sul territorio in maniera incisiva e concreta per offrire oltre ai servizi bancari quel sostegno utile al “miglioramento delle condizioni morali culturali ed economiche” dell'intera popolazione.
     Questa BCC già Cassa Rurale ha apprezzato il progetto in quanto convinta che oltre a dedicare attenzione ai problemi economici/finanziari del mondo agricolo di Fiumicello sia importante promuovere la “Salute dell'Agricoltore”.
è ovvio che la “salute” è il bene più prezioso per tutti.
     Non servono studi approfonditi per dimostrarlo; ma serve un'intensa attività di ricerche di investimenti di attenzioni sociali per far sì che la “salute” venga garantita indistintamente a tutti gli uomini.
     Dalla “salute” alle “pesche” ed alle pesche di Fiumicello il passo è breve. Oltre ad essere un frutto caratterizzante dell'agricoltura del comune possiede buone proprietà nutritive ed energetiche contiene potassio e vitamine A B e C utili ad una corretta alimentazione. La fatica e la cura per la coltivazione deve però coniare reddito e salute.
     All'agricoltura ed in particolare agli Imprenditori Agricoli come giustamente sono chiamati oggi i “contadìns” la società chiede produzione qualità e garanzia che i vari alimenti servono veramente alla vita ed al benessere dei singoli.
Oggi la produzione agricola è senz'altro migliorata rispetto agli anni passati grazie anche alla crescita professionale degli imprenditori all'utilizzo di tecnologie alla ricerca alla produzione di sostanze atte a migliorare la produttività sia delle piante quanto degli animali.
     Viene da chiedersi come in realtà già da tempo molti si chiedono se i prodotti dell'agricoltura così coltivati servano effettivamente all'esistenza della via umana.
     Si sentono voci di fitofarmaci più o meno dannosi organismi geneticamente modificati prodotti più o meno biologici lotta chimica o integrata etcc. Tutte voci che generano dubbi e perplessità nella maggioranza della popolazione.
In questo contesto l'Imprenditorie Agricolo è la persona che più risente di questi dubbi: deve produrre per vivere e far vivere deve pensare alla sua salute per vivere lui stesso.
     Fa piacere sapere che l' Amministrazione Comunale di Fiumicello si attivi per dare risposte concrete a questi interrogativi. Come è stato fatto è necessario che chi gestisce la “res pubblica” coinvolga le varie strutture della società per garantire la salute dell'intera società e dell'agricoltore in primis.
     La Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello ed Aiello da sempre fa la sua parte: dando sostegno a queste e simili iniziative che promuovono la crescita ed il benessere dei propri soci e dell'intera popolazione in cui è chiamata ad operare.
     Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello ed Aiello del Friuli - il Presidente Gastone Montagner


La fatica delle pesche
    
Erano gli anni 50 del secolo scorso quando (questi sono i miei ricordi) ho cominciato a lavorare nel pescheto che mio padre aveva in cura dal signor Giuseppe Strussiat a Fiumicello. Non era un lavoro entusiasmante per un ragazzo di circa dieci anni in particolare reso ancora meno gradevole dal momento del raccolto. Per evitare il caldo delle ore antimeridiane infatti ci si alzava presto. Così non si sudava troppo e in particolare ci si grattava di meno: il prurito indotto dal pelo della pesca matura sulla pelle sudata era micidiale! Mi pare di vedere ancora quelle nubi di pelo in contro luce che volteggiano tra le foglie e insidiavano il volto le braccia e il collo. Onde prevenire questi contatti si chiudeva il collo della camicia a maniche lunghe e se ne rinforzava la tenuta allacciandoci un fazzoletto. Un'altra fase della lavorazione poco entusiasmante era quella del diradamento dei frutti. All'opposto noi ragazzini amavamo il trasporto del raccolto al magazzino del signor Lucas in centro a Fiumicello dove convergevano molti degli agricoltori del paese con il loro prodotto: che con il trattore chi come noi a “bordo” di un carro duro come si diceva all'epoca ma comunque contenti di essere trainati da un cavallo su strade ancora ghiaiose. La conclusione della giornata pai gnac non sempre era gratificante dopo un giorno di dura fatica. Anzi capitava spesso che il responsabile della raccolta e del trasporto della merce a Verona (lo si chiamava al commerciant) dopo aver palpato a caso nelle cassette sentenziava che bisognava abbattere il peso di una certa percentuale a causa del troppo maturo. Ricordo ancora che dopo l'ennesimo episodio mia madre esclamò: “Vigniss la tempiesta!”... E grandine arrivò... Povere foglie rimaste a penzolare mestamente da rami scorticati e pesche quasi tutte a terra buone neanche per la marmellata! Non ho memoria se poi ho chiesto a mia madre se era rimasta contenta di essere stata esaudita...
     Questa era parte della vita del contadino a Fiumicello negli anni ‘50. Naturalmente ci sono anche i lati meno poetici ma sicuramente forieri di importanti sviluppi. La coltivazione del pesco si estende e rappresentò l'emblema di Fiumicello. Iniziò la fiesta dai piarsui e l'evento divenne una delle attrazioni della Bassa Friulana. Molti fiumicellesi si fecero addirittura dei superesperti in potatura ed erano chiamati a potare i pescheti dei paesi circostanti. Mi risulta che gli iniziatori di questa coltivazione si erano ben preparati alla bisogna: avevano partecipato a dei corsi veri e propri tenuti (se ben ricordo quello che mio padre allora mi riferiva) dalla Facoltà di Agraria dell'Università di Padova.
Sono passati ormai molti anni e non ci sono più strade polverose a Fiumicello ma la coltivazione del pesco è rimasta forse un po' ridimensionata per quanto concerne l'estensione della superficie coltivata ai tempi d'oro.
     Ora i giovani (non più agricoltori ma dei veri e propri imprenditori) continuano le tradizioni dei loro padri con mezzi più sofisticati con procedure sicuramente più rispettose dell'ambiente e delle persone. Non bisogna tuttavia dimenticare che quella era un'epoca pionieristica non ancora caratterizzata dalla moltitudine di patologie e di attacchi di insetti e di microrganismi quali al giorno d'oggi si verificano. Del resto si noti che anche la storia della patologia umana ha avuto percorsi simili. Oggi noi assistiamo ad una consapevolezza vieppiù crescente della necessità di disciplinare gli interventi sulla base di dati scientifici e con l'ausilio di persone qualificate. Il mio istituto (di Farmacologia Clinica e di Tossicologia dell'Università di Udine) è grato all'Assessore all'ambiente Signor Iacuzzo Sergio e l'Assessore alla Sanità signor Feresin Vittorino che ha voluto coinvolgerci in questa iniziativa allo scopo di rendere edotta la popolazione di Fiumicello circa i dati notizie che non potranno che giovare al prestigio di questa peculiare ed ormai quasi secolare attività agricola di Fiumicello. Il libretto che avete ora tra le mani si giova dell'apporto prezioso di esperti del patrimonio pesca dei valori nutrizionali (Dottor Claudio Lucas) alle cure che la pianta deve ricevere (Dottor Claudio Fabbro) per concludersi con le attenzioni che queste cure richiedono da parte degli operatori (professor Massimo Baraldo). Tutto ciò non potrà che accrescere il rispetto che noi dobbiamo a coloro che nel solco della tradizione continuano l'opera dei padri e ci auguriamo che sia in grado di infondere nei consumatori una fiducia in vieppiù crescente in un prodotto così genuino offerto alla nostra comunità.

Prof. Mario Furlanut
Direttore dell'Istituto di
Farmacologia Clinica e Tossicologia
Università degli Studi di Udine


La pesca
    
L'albero del pesco vive spontaneamente nella Cina centrale e settentrionale dove è coltivato da oltre 6000 anni; si è diffuso in Siria Persia (da cui prese il nome) e Grecia dove risulta essere conosciuto nel IV secolo avanti Cristo. In Italia questa coltura arrivò nel I secolo avanti Cristo mentre in America fu introdotta dai colonizzatori spagnoli. Notizie sulla coltivazione della pesca nel mondo antico da Grecia e Roma ci sono pervenute attraverso gli scritti di Teofrasto e Dioscuride prima e Plinio successivamente.
     La produzione mondiale di pesche si attesta attorno agli 11 milioni di tonnellate. I suoi principali produttori sono la Cina l'Italia la Grecia la Spagna e la Turchia che rappresentano circa il 70% dell'offerta complessiva. Questa coltura è diffusa anche in medio Oriente Africa settentrionale e meridionale Canada America del Sud ed Oceania.
Oltre il 50% della produzione italiana proviene da due sole regioni: Emilia Romagna e Campania. In Italia il consumo medio annuo si attesta attorno agli 11 chilogrammi pro capite. Il pesco fiorisce in primavera ed il frutto nelle varietà matura da maggio a settembre.
     Nel vissuto del consumatore la pesca costituisce il frutto dell'estate per eccellenza: le sue caratteristiche particolarmente apprezzate sono il gusto il profumo la freschezza la succosità la capacità dissetante.
     Dal punto di vista botanico si distinguono le varietà lanuginosa e presenti nelle sottovarietà duracina la cui caratteristica principale è di avere la polpa che non si distacca dal nocciolo possono avere sapori profumi e colori diversi che vanno dal bianco al rosa chiaro verdastro al giallo cupo; le varietà aganopersica ha la caratteristica di avere polpa che si distacca facilmente dal nocciolo nel tipo nucipersica (pesche noci nettarine) la buccia è glabra e lucente.
     Le percoche sono una varietà che deriva da un incrocio tra la pesca e l'albicocca di taglia medio-grande colore dal giallo di varie intensità sino all'arancio inizialmente impiegata principalmente per la confezione dei succhi di frutta attualmente viene apprezzata anche da cruda. composizione e valore energetico della pesca per 100 gr
     La pesca possiede anche buone proprietà nutritive ed energetiche in ogni 100 grammi di prodotto troviamo oltre il 90% di acqua 27 Kcal di contenuto energetico 6.1 di zuccheri disponibili 0.1 g di lipidi 0.8 g di proteine una discreta quantità di fibra alimentare 2.1 g 260 mg di potassio e poco sodio 3 mg% 4 mg di calcio 20 mg di fosforo vitamina A 27 mg 4 mg di vit C e 0.5 mg di niacina.
     Quindi per il suo ridotto apporto calorico è indicata per gli spuntini ed i fuori pasto mentre risulta per lo sportivo stante il suo alto contenuto di acqua e potassio e la presenza di vitamine A C e B.
     Nel suo complesso la pesca svolge un'azione diuretica contribuisce a stimolare le funzioni intestinali ed è particolarmente indicata per chi soffre di disturbi artritici e gottosi e stipsi.
     I fiori sono usati in medicina per le loro proprietà leggermente purgative e se ne fa uno sciroppo (sciroppo di fiori di pesco). Per scopi medicinali vengono anche impiegate la corteccia le foglie le radici ed i semi.
     Il suo alto contenuto in betacarotene un precursore della vitamina A lo rende adatto a preparare la pelle all'abbronzatura migliorandone la difesa dai raggi solari nocivi.
     In cosmesi si utilizza la polpa per la preparazione di maschere rinfrescanti ed il succo per lozioni che attenuano le macchie cutanee.
     La raccolta ottimale della pesca dovrebbe avvenire all'inizio della sua maturazione quando il fondo verde della buccia comincia a schiarirsi e si accentua il colore ed il profumo. è opportuno effettuare la raccolta di prima mattina e non con il caldo perché la frutta riscaldata ed ammucchiata fermenta facilmente. Necessità commerciali fanno sì che la pesca talora venga colta troppo anticipatamente rispetto al suo tempo naturale di maturazione ciò a discapito della fragranza del frutto stesso ed un calo del contenuto vitaminico.
     Ad una temperatura di poco inferiore a 0° C ed un'umidità relativa dell'80-86% le pesche si conservano per un periodo di 15/20 gg. La pesca è delicata e risente facilmente delle ammaccature va trattata con cura vanno evitati gli sbalzi termici che provocano tra l'altro la creazione di condensa sui frutti e ne abbrevia la vita.
     La pesca è estremamente versatile può essere mangiata fresca e secca cruda e cotta; se ne possono fare marmellate gelatine succhi gelati canditi ed anche conservarle nello sciroppo. Gli indiani del nord America ne usavano la corteccia per fare un tè. Dopo la fermentazione può essere anche distillata ricavandone una speciale acquavite molto pregiata.
     Nella ricerca dei possibili utilizzi della pesca da una ricerca in gastronomia ho trovato ben 12 ricette per degustarla come dessert: dalla pescata (la nostra piarsulade) alle pesche caramellate alle pesche all'amaretto al forno alle pesche “Melbà” lo strudel di pesche la charlotte di pesche con fragoline di bosco le pesche delizia le pesche sciroppate la marmellata di pesche le pesche ripiene la crostata di pesche e le pesche al forno.
     Sarebbe veramente bello oltre che un'opportunità aggiuntiva di lavoro per alcuni riuscire a stimolare la produzione e commercializzazione di prodotti e sottoprodotti della pesca in analogia a quanto sta già accadendo per gli asparagi ed offrire ai nostri visitatori ed estimatori della pesca ulteriori interessanti opportunità di reperire in loco i trasformati della pesca per tutto il periodo in cui questa va a maturazione sia nei ristoranti con un menù apposito come nei negozi di generi alimentari.

Dott Claudio Lucas
Istituto Medicina Ospedale S.Maria della Misericordia
UDINE

Il pesco: come difenderlo dai parassiti
    
Le moderne strategie confermano un crescente rispetto per l'ambiente e l'interesse per il "biologico".
     E' ben noto agli addetti ai lavori come gli imprenditori agricoli in generale e quelli frutticoli in particolare abbiano progressivamente rivisto le strategie di difesa evitando di ricorrere per quanto possibile ad insetticidi tossico-nocivi e puntando sempre di più ad una difesa biologica.
     In un periodo non breve di osservazione (1969-2003) questa tendenza è confermata da relazioni e documenti. Ad esempio nell'ambito del Convegno regionale sul pesco tenutosi a Fiumicello il 20 febbraio 1969 l'allora Direttrice dell'Osservatorio per le Malattie delle Piante di Gorizia prof.ssa Alessandra COSOLO GIUSSANI riferì nella sua relazione che: "la difesa del pesco si può raggiungere in un modo senz'altro ottimo con la distribuzione di un numero di trattamenti inferiore a quello per difendere altri fruttiferi come il melo ed il pero ad esempio e si ritrae da questa situazione un vantaggio tecnico ed economico non trascurabile sotto tutti i punti di vista.
     Prima ancora di tracciare un quadro fitopatologico del pesco con riferimento alle principali malattie crittogamiche ed ai parassiti animali che lo colpiscono ritengo opportuno ricordare che alcune forme subdole e talora imprevedibili del deperimento a cui la specie va soggetta e che spesso sono fonte di preoccupazione maggiore delle altre avversità perché possono causare gravi fallanze negli impianti.
     In particolare il pesco è molto sensibile alla clorosi ferrica che è una carenza di ferro per un eccesso di calcare nel suolo ed è anche soggetto ad una policarenza di fosforo e potassio denominata "leptonecrosi" oggetti di particolari studi nel nostro ambiente che provoca un progressivo deperimento ed anche morte della pianta. Queste due malattie di carenza dipendono sia dalla natura dei terreni sia da concimazioni non appropriate; con opportuni interventi le piante possono essere riportate alla normalità ma è molto raccomandabile prevenire queste forme di deperimento con l'analisi chimica dei terreni destinati agli impianti e con l'apporto alle colture di fertilizzanti in modo equilibrato per quanto riguarda in particolare il rapporto fra azoto fosforo e potassio. Gravissime per il pesco sono le conseguenze dovute ai ristagni dell'acqua; le piante possono morire per asfissia radicale (come è avvenuto in modo drammatico nel Ravennate anni orsono) e come purtroppo avviene anche da noi in certe annate; occorrono quindi scassi totali e profondi e poi bisogna far smaltire le acque con fossi sufficientemente profondi.
     Fra le avversità non parassitarie del pesco molto frequente nella nostra regione ma non sensibilmente dannoso è il "mal del piombo tardivo" che compare nel mese di luglio e agosto a seconda dell'andamento stagionale; lo si osserva specialmente sui rami rasenti il terreno ove il riverbero del calore e più intenso. E' infatti un disturbo dovuto alle alte temperature unite alla mancanza di umidità e si attenua fino a scomparire quando la temperatura tende ad abbassarsi. In alcune delle nostre zone peschicole ed in particolare in questa di Fiumicello si sono verificati casi di "stanchezza del terreno". Per quanto essa sia determinata da vari fattori (quali accumulo di tossine infestazioni di insetti e di nematodi nel terreno infezioni fingine e batteriche) all'atto pratico l'unico intervento curativo che può dare buoni risultati consentendo di risanare il terreno consiste nelle fumigazioni degli appezzamenti colpiti dal deperimento mediante vari formulati specifici ed in particolare con il "DD Soil fumigan" (dicloropropano-dicloropropilene). Il costo molto elevato di questi trattamenti ne limita ovviamente la generalizzazione. Peraltro in alcune zone in particolare nei vivai questi interventi sono giustificati ed abbiamo iun corso anche in questa zona delle prove sperimentali che ci forniranno dati circa la convenienza tecnico-economica del loro impiego.
     Le avversità parassitarie del pesco diffuse nella nostra regione come nelle zone peschicole italiane non sono poche e potrebbero essere molto preoccupanti per i danni potenziali se conoscendone da tempo la biologia non fosse stato possibile mettere a punto i procedimenti di lotta consistenti in interventi curativi che ne diminuiscono gli effetti dannosi sulle piante ed anche li annullano. Fra le crittogame sono presenti la "Bolla" il "Corineo" "l'Oidio" o "Mal Bianco" la "Ticchiolatura" o "Nerume" la "Monilia" e la "Muffa grigia". Gli interventi contro la "Bolla" ed il "Corineo" avvengono congiuntamente e sono effettuati durante il riposo vegetativo delle piante ed al risveglio primaverile. L'epoca migliore per eseguire il primo trattamento sul "bruno" è quella che coincide con la caduta della maggior parte delle foglie. Quella ideale per eseguire un secondo trattamento corrisponde ad una giornata calma e solatia in pieno inverno. Con i trattamenti sul "bruno" si sterilizzano gli organi legnosi della pianta su cui svernano gli elementi vegetativi e moltiplicativi dei micro organismi fungini. Gli interventi contro le due crittogame possono proseguire con trattamenti sul verde ai primi inizi della vegetazione ma bisogna ricordare che gli interventi curativi contro queste malattie danno scarsi risultati mentre gli interventi preventivi danno ottimo esito. Per tali motivi sono preferibili per questi trattamenti i formulati a base di "Ziram" "TMTD" e "Captano". In genere la lotta contro la "Bolla" e il "Corineo" è efficace anche contro le altre crittogame all'infuori dell'"Oidio" alle cui infezioni peraltro non sono molto sensibili le cultivar maggiormente diffuse nelle nostre zone. Fra gli insetti sono presenti l'"Aspidioto" la "Cocciniglia bianca" "l'Anarsia" la "Tignola orientale" "l'Afide nero" "l'Afide riccio" "l'Afide farinoso"; tra gli acari il "Ragnetto rosso" e "l'Eriofide" o "Vasate".
     La difesa dalle "Cocciniglie" è basata sull'impiego di due categorie di prodotti cioè il "polisolfuro di bario" e gli "olii bianchi attivati". Il "polisolfuro di bario" è sempre un rimedio principe per il pesco. Le sue eccellenti virtù terapeutiche dipendono dal fatto che esplica una azione energica caustica e tossica sugli scudetti protettivi delle "Cocciniglie" cui procura la morte per asfissia e nello stesso tempo liberando zolfo attivo ed altri composti solforati agisce come un buon anticrittogamico. L'epoca migliore nei nostri ambienti per la somministrazione è la fine dell'inverno quando le gemme incominciano ad ingrossarsi. Si consiglia l'aggiunta di un "estere fosforico"per combattere le uova degli Afidi e del Ragno rosso.
     Anche gli "olii attivati" si applicano a fine inverno alla ripresa vegetativa verso la fase dei petali di rosa. Nel caso di forti infestazioni di "Cocciniglie" si può intervenire in autunno con "polisolfuro di bario" (la cui azione anticrittogamica può essere rinforzata con l'aggiunta di "Ziram") e alla ripresa vegetativa con "olii attivati". In particolare la lotta contro la "Cocciniglia bianca" di cui si nota una recrudescenza delle infestazioni si deve in molti casi completare con due trattamenti di "Metilparathion" alla comparsa delle neanidi di prima generazione. Contro le due "Tignole" è sempre valevole ed importante in particolare nei vivai la lotta meccanica consistente nel taglio e nella distruzione dei germogli colpiti. Efficace è però anche la lotta chimica che con l'introduzione di prodotti scarsamente tossici come il "Sevin" ed il "Dimetoato" può essere fatta ad intervalli di 10-12 giorni da fine giugno in poi senza il pericolo di residui tossici nel frutto. Contro gli "Afidi" e gli "Acari" si interviene come già accennato alla ripresa vegetativa con un "olio bianco" attivato in funzione ovicida e durante la vegetazione se necessario con "Metilparathion" e oltre aficida o acaricida specifico.
     Riassumendo le operazioni di lotta fitoiatrica sul pesco si possono raggruppare in 8 trattamenti stagionali da eseguirsi in corrispondenza di 8 fasi vegetative della pianta e cioè alla caduta delle foglie nella fase di pieno riposo di gemme ingrossate di "petali di rosa" alla scamiciatura del frutto alla fase del frutticino di frutto giovane ed eventualmente anche di frutto in via di maturazione. Nessun trattamento deve essere fatto nel periodo della fioritura."

Il Regolamento CEE 2078/92
    
La misura F-Misure agroambientali-Piano di sviluppo rurale della Regione Friuli Venezia Giulia-Prescizioni Tecnico-Produttive per l'applicazione dell'Azione 1-Sensibile riduzione dei concimi e dei fitofarmaci (Testo coordinato a giugno 2001) esclude drasticamente la maggior parte dei principi attivi suindicati in parte non più prodotti oppure riclassificati fra i TOSSICO-NOCIVI (ex 1^ e 2^ classe tossicologica).
     Nella misura F trovano infatti ancora spazio fra i formulati di cui sopra lo ZIRAM (Bolla e Corineo) “ impiegabile al massimo due volte all'anno indipendentemente dall'avversità” lo ZOLFO (Mal bianco o Oidio) l'OLIO BIANCO (attivato contro COCCINIGLIE AFIDI e RAGNO ROSSO)

Dalla lotta “CHIMICA” a quella “INTEGRATA”
    
Nel 1991 prese corpo un "Progetto di lotta guidata sul Pesco (vedi Il Coltivatore friulano 1991) così articolato:
"Allo scopo di dare una concreta risposta alle richieste dei frutticoltori della zona di Fiumicello il C.I.A.S.E. ha proposto un progetto di lotta guidata sul pesco.
     La programmazione dell'iniziativa è stata oggetto di una riunione dell'intero Comitato Scientifico costituito dal dott. CLABASSI (Osservatorio Malattie Piante di Udine) dal prof. GIROLAMI (Istituto di Difesa delle Piante dell'Università di Udine) dal dott. Youssef (C.R.S.A.-Sezione Frutticoltura) dal p.a.BOSCHIAN (E.R.S.A. - Comitato di Frutticoltura) e dal p.a. FERESIN in rappresentanza degli agricoltori interessati. Il progetto che è stato attivato anche grazie alla collaborazione del Movimento Giovanile della Federazione e del Club 3P ha avuto inizio nello scorso mese di maggio. L'area di intervento per quanto riguarda il 1991 interesserà 5 aziende-pilota dislocate sul territorio comunale di Fiumicello.

Fase Operativa
    
Al fine di assicurare un'adeguata assistenza sul campo il C.I.A.S.E ha stipulato una Convenzione con il dott. Emanuele PAVONETTO tecnico trevigiano segnalato dall'Istituto per la Difesa delle Piante dell'Università di Udine. La scelta ricade su un esperto di indubbio valore che in questi ultimi anni ha avuto modo di specializzarsi appunto nel settore della difesa del pesco in alcuni comprensori della Marca.
     Il progetto avviato a Fiumicello prevede l'inserimento di un concetto innovativo: quello legato alla soglia di intervento che vincola il trattamento antiparassitario non più alla sola comparsa della problematica bensì a una considerazione economica. In base ad essa si consiglia l'intervento soltanto se il parassita può determinare un danno che sia pari o superiore al costo dell'intervento stesso. Si introduce quindi un concetto economico che affianca e limita quello esclusivamente tecnico legato essenzialmente all'eliminazione del problema. Va da sè che un approccio di questo tipo può implicare all'atto della raccolta la presenza di una piccola percentuale di frutti "scarti". La lotta guidata d'altra parte favorisce il ripristinarsi di quegli equilibri naturali compromessi negli anni passati quando la difesa era ancora legata a interventi "massivi" finalizzati alla totale eliminazione delle problematiche con largo utilizzo di prodotti ad ampio spettro di azione e persistenti.
     I criteri di lotta guidata si rifanno allo studio e all'applicazione pratica dei modelli di sviluppo degli organismi dannosi al loro legame con l'andamento climatico e in ultima analisi a tutto ciò che permette una più approfondita conoscenza di tali entità negative. Lo scopo è quello di ottenere risultati positivi nel controllo con il minimo sforzo economico e con il massimo rispetto dei tempi di carenza dei fitofarmaci impiegati.
     Momento essenziale per la realizzazione di interventi guidati è il monitoraggio degli insetti dannosi che si effettua tramite le trappole sessuali. Il loro uso consente di conoscere il tipo e l'entità dell'infestazione da parte degli insetti nocivi e i momenti in cui questa diventa economicamente dannosa per la coltura. I maschi adulti vengono attratti dall'ormone sessuale (ferormone di sintesi) contenuto nella trappola volano all'interno di essa e restano incollati al fondo reso vischioso da un'apposita sostanza. In natura il ferormone che attira i maschi viene prodotto da ghiandole delle femmine della stessa specie quando queste si dispongono all'accoppiamento. Tali ormoni dispersi nell'aria vengono riconosciuti dai maschi che in volo si dirigono verso la fonte di provenienza. La trappola è composta di un tetto e da un fondo vischioso; i due elementi sono tenuti insieme da quattro anelli di plastica. La capsula contenente il ferormone (o feromone) di sintesi viene disposta al centro del fondo. La trappola così preparata viene appesa sulle piante (1 o 2 trappole a ettaro) in posizione visibile e tale da facilitare i successivi ispezionamenti. Una volta disposte in campo le trappole iniziano a catturare gli insetti della specie indicata sulla confezione.
     Per quanto concerne il progetto attivato a Fiumicello verranno monitorati l'Anarsia lineatella (Tignola del pesco) e la Cydia molesta (Tignola orientale del pesco); pertanto nei frutteti interessati sono stati distribuiti due tipi diversi di trappole. Dal momento in cui iniziano le catture le trappole debbono essere ispezionate ogni 3-4 giorni per rilevare il numero degli adulti presenti.

Controlli periodici
    
La trappola va aperta (per comodità si possono sganciare solo due dei quattro anelli di giunzione) e con l'ausilio dell'apposita spatola vengono staccati e contati i maschi catturati facendo attenzione a non confonderli con insetti di specie diversa che inevitabilmente penetrano nelle trappole rimanendovi invischiati. Il numero di maschi catturati va riportato sull'apposita scheda allegata alla confezione. La trappola deve essere oggetto di un'adeguata manutenzione: ripulita da foglie detriti altri insetti... sostituzione qualora necessaria del fondo vischioso. La capsula contenente il ferormone va sostituita ogni 30 giorni circa facendo attenzione ad eliminare la vecchia che se gettata a terra può dare origine a indesiderati ferormoni di interferenza.
     Il momento ottimale per l'esecuzione del trattamento insetticida verrà stabilito dati alla mano in occasione delle visite del tecnico programmate in ciascuna azienda. Tali visite avranno cadenza settimanale a partire dal 28 maggio data della prima ispezione effettuata dal dott. PAVONETTO nelle aziende-pilota. Ad affiancarlo ci sarà il tecnico del C.I.A.S.E. per la zona di Fiumicello dott. Luca GARZITTO reperibile presso l'Ufficio - zona Coldiretti di Palmanova (tel. 0432 928075). Non è esclusa al di là dei giri di "routine" l'eventualità di visite "di urgenza" fuori programma nel caso si dovessero verificare impennate delle catture o per l'insorgenza di problemi che per la loro gravità richiedessero una pronta risposta tecnica.
     Nel corso delle visite gli agricoltori verranno consigliati circa l'epoca e tipo di trattamenti (se necessari) nonchè sui principi attivi da impiegare. Questo non solo per gli insetti dannosi ma anche per quanto riguarda i diversi patogeni che interessano la coltura del pesco. Tutto nell'ottica di garantire l'assenza dei residui di fitofarmaco presenti nel prodotto. Su questa base si intende fondare un ulteriore progetto di assistenza che prevede la possibilità dei produttori di distinguere le proprie pesche attraverso dei certificati attestanti il livello di sanità delle stesse. Questo servizio se opportunamente sfruttato può aprire per i produttori orizzonti di estremo interesse a livello di mercato."
     A partire dagli anni '90 come abbiamo visto si rafforza nell'imprenditore e nel consumatore il concetto di “salvaguardia ambientale” nell'accezione più ampia del termine. I fitofarmaci ed insetticidi TOSSICO/NOCIVI lasciano progressivamente spazio ad altri formulati meno invasivi da alternare a quelli biologici.
     In annate a medio/basso rischio BOLLA CORINEO e MONILIA possono essere contenute ad esempio con OSSICLORURO di RAME o BITERTANOLO; per gli AFIDI è possibile intervenire con OLIO BIANCO o PIRIMICARB.
Contro l'OIDIO si ricorre allo ZOLFO BAGNABILE o al già citato BITERTANOLO.
Contro la COCCINIGLIA di S.JOSE' e la DIASPIS è attivo l'OLIO BIANCO ESTIVO mentre la TIGNOLA ORIENTALE può essere contenuta con il “biologico” BACILLUS THURINGIENSIS.
Il regolamento CEE 2078/92 trova in regione una forte adesione; le norme d'applicazione sono oggetto di periodica revisione ed aggiornamento a cura di un apposito COMITATO TECNICO SCIENTIFICO e prevedono l'adozione di criteri privilegianti l'alternanza o la combinazione di formulati biologici e chimici ex 3^ e 4^ classe (i=irritanti oppure mcp= manipolare con prudenza).
L'alternativa “biologica”

Una buona difesa contro vari parassiti animali e fungini può essere attuata anche con formulati biologici. Ad esempio contro crittogame quali "Bolla" "Corineo" "l'Oidio" e "Monilia" si può intervenire con "Ossicloruro di rame" a fine inverno ed in prefioritura con "Proteinato di Zolfo". Sempre in prefioritura ed in fase di sfioritura "Afidi" e "Cocciniglie" possono essere ben contenuti con "Olio bianco" (per gli afidi in postfioritura l'olio può essere addizionato a "Piretro naturale").
I frutti possono essere difesi dall'"Oidio" con Zolfo bagnabile. Avanzando il ciclo fisiologico verso la maturazione la "Tignola orientale" potrà essere combattuta con "Bacillus thuringiensis" "Cocciniglia di S. Josè e "Diaspis" con "Olio bianco estivo" la "Monilia" con "Proteinato di zolfo".
L'impiego degli attrattivi sessuali
nella lotta contro gli insetti dannosi
     Gli insetti della stessa specie comunicano tra loro attraverso delle sostanze odorose chiamate "feromoni". Tra i vari tipi di feromoni quelli sessuali emessi dalle femmine vergini per richiamare anche a grande distanza i maschi sono di particolare interesse. Lo studio di queste sostanze ha permesso l'identificazione delle loro struttura chimica rendendone così possibile la sintesi e la produzione. I feromoni di sintesi possono essere utilizzati nella lotta contro le specie di insetti dannosi alle colture secondo diverse tecniche: il monitoraggio (è il sistema che più interessa i possessori di piccoli frutteti) la cattura massale la confusione sessuale.

Il monitoraggio: le trappole sessuali per il controllo delle infestazioni
    
Il monitoraggio consiste nel catturare con trappole dotate di un fondo colloso e innescate con piccole quantità di feromome i maschi della specie di insetto da controllare in modo da stabilire il grado d'intensità dell'attacco e valutare l'entità del possibile danno. Questa tecnica permette così di razionalizzare la scelta delle epoche d'intervento e di ricorrere a mezzi di lotta idonei consentendo di risparmiare trattamenti o di migliorarne l'efficacia.

Il montaggio
    
Le trappole sono costituite in genere dalle seguenti parti fondamentali (riferite al tipo più diffuso):
- un diffusore (chiamato anche erogatore) contenenente il feromone sessuale femminile che viene diffuso gradualmente nell'aria;
- un ripiano spalmato di sostanza collosa posizionato orizzontalmente;
- una struttura in plastica o altro materiale resistente all'umidità per coprire e contenere il ripiano colloso;
- un sostegno (costituito da un filo di zinco o plastificato da annodare) atto ad agganciare la struttura alla chioma degli alberi o ai tutori.
     Tutto questo materiale è contenuto nelle confezioni commerciali in kit semplici da montare manualmente. Nelle istruzioni allegate è anche specificato il periodo di durata dei diffusori (di norma almeno quattro settimane) che una volta aperti e collocati sulle trappole vanno sostituiti regolarmente per garantire la massima efficacia attrattiva. In ogni caso l'erogatore una volta tolto dall'involucro sigillato non va toccato con le mani nude (impiegate dei guanti o utilizzate un bastoncino). Le trappole devono essere appese subito dopo il montaggio mentre le confezioni non utilizzate dovranno essere conservate in luogo asciutto e fresco. Gli erogatori da conservare per lungo tempo dovranno essere posti in frigo.

L'esposizione delle trappole in pieno campo. In appezzamenti inferiori all'ettaro è sufficiente una trappola per ogni singola specie che si vuole controllare mentre per superfici superiori occorre aumentare il numero; in tal caso vanno distanziate di almeno 50 metri l'una dall'altra. Le trappole vanno collocate ad altezza d'uomo all'esterno della chioma della pianta.
Il controllo. Ognuna di esse dovrà essere controllata con frequenza settimanale. Una volta stabilito il giorno del controllo questo dovrà essere mantenuto per tutto il periodo del monitoraggio. Ad ogni controllo occorre contare il numero delle farfalle catturate e riportare questo dato su una apposita scheda. Gli insetti vanno poi rimossi dal fondo colloso assieme agli altri insetti di specie diverse o ad eventuali corpi estranei.

La cattura massale
    
La cattura massale si propone di eliminare attraverso le trappole apposite un elevato numero di maschi per ridurre la probabilità di fecondazione delle femmine limitando così lo sviluppo della popolazione dell'insetto dannoso.
     Le trappole. Le trappole per la cattura massale possono avere forme diverse a seconda della casa produttrice e sono costituite da un modulo grosso modo a forma di imbuto con delle aperture laterali e chiuso da un altro coperchio. Il fondo del modulo è direttamente collegato con un recipiente chiuso generalmente di forma cilindrica. Gli insetti attirati dal feromone posto nell'erogatore appeso all'interno scivolano nell'imbuto e cadono nel recipiente sottostante restando imprigionati.
     L'esposizione delle trappole in pieno campo. L'esposizione delle trappole deve essere eseguita per tempo in modo di catturare subito i primi maschi della specie che si vuole combattere; considerando inoltre il fatto che i maschi sfarfallano con un certo anticipo rispetto alle femmine il feromone sintetico esposto per tempo può agire senza la competizione delle femmine vergini. Questa tecnica è utilizzata con successo nella lotta al "Rodilegno rosso" al "Rodilegno giallo" e alla "Falena brumale".

La confusione sessuale
    
La "confusione sessuale" consiste nel distribuire nell'ambiente con appositi erogatori (dispenser) grandi quantità di feromone in modo da impedire ai maschi la localizzazione delle femmine e ostacolare così l'accoppiamento. Questa tecnica è utilizzabile solo per poche specie di insetti la "Carpocapsa" la "Tignola orientale del pesco" e l'"Anarsia".

Modalità di applicazione.
    
Il metodo delle "confusione sessuale" si può adottare in un frutteto solo se questo possiede determinate caratteristiche e usando le opportune cautele:
- la superficie dei frutteti deve essere superiore ai due ettari ed avere una forma geometrica regolare. Frutteti isolati e di maggiori dimensioni assicurano risultati sicuramente migliori;
- la popolazione dell'insetto che si vuole combattere derivante dall'infestazione dell'anno precedente non deve essere troppo elevata. Per quanto riguarda la "Carpocapsa" se il danno alla raccolta dell'anno precedente è stato superiore all'1% è consigliabile eseguire un trattamento di abbattimento mediante interventi specifici con insetticidi;
- il numero dei diffusori necessari per la superficie di un ettaro può oscillare dai 300 ai 1.000 a seconda della specie da controllare e del tipo di erogatore impiegato;
- per quanto riguarda l'applicazione dei diffusori questi devono essere posti con maggiore densità nelle file di bordo ed eventualmente anche lungo i filari dei frutteti vicini;
- i diffusori vanno posti nella parte alta della vegetazione. Se le piante sono più alte di 4 metri è consigliabile distribuire gli erogatori su due altezze diverse;
- l'applicazione dei diffusori deve essere effettuata in corrispondenza dell'inizio dei voli dei maschi non appena si rilevano le prime catture con le trappole a feromoni;
- la durata dei diffusori varia da tipo a tipo e può andare dai 60-70 ai 120-140 giorni;
- utilizzando erogatori a durata più breve occorre fare due applicazioni per stagione.
     I controlli. Nei frutteti sottoposti a "confusione sessuale" è consigliabile installare alcune trappole a feromoni in particolare nelle parti periferiche del frutteto e preferibilmente in posizione elevata. L'assenza di catture indica che nel frutteto persistono le condizioni di "confusione" in quanto il richiamo del diffusore inserito nella trappola simile a quello delle femmine è mascherato dai dispenser distribuiti nel frutteto.
     Questo tipo di controllo da solo non può escludere l'assenza di attacchi in quanto in determinate condizioni si potrebbero verificare comunque degli accoppiamenti che daranno poi origine a conseguenti ovodeposizioni. Occorre quindi per escludere in maniera sicura i danni sui frutti procedere ad un loro controllo periodico. Questi rilievi dovranno essere eseguiti su almeno un migliaio di frutti presi nelle parti alte delle piante e nelle posizioni che si ritengono più soggette all'attacco da parte dei parassiti.
     Probabilmente i risultati non saranno perfetti al 100% ma sicuramente ne trarrà giovamento il consumatore ed anche l'ambiente.

Conclusioni
    
Come emerge dai contenuti di vari atti e documentazione presi in esame dalla fine degli anni'60 ad oggi le strategie di difesa delle coltivazioni dai parassiti animali e fungini sono profondamente mutate.
Se – come emerge dalla prima relazione del 1969 - allora il ricorso a formulati chimici era percorso imprescindibile negli anni a venire molti dei prodotti di prima e seconda classe hanno evidenziato più problemi per l'uomo e l'ambiente che benefici reali per il verde produttivo.
     Molti di tali prodotti sono stati sostituiti da altri meno invasivi ma egualmente efficaci.
     Alla fine degli anni '80 ha preso piede la cosiddetta “difesa integrata” ed attualmente la filosofia dell'imprenditore agricolo e frutticolo trova sintonia con quella del consumatore sempre più attento al “biologico”.
     Va dato atto alle Organizzazioni professionali ai tecnici dei Gruppi periferici di lotta guidata e degli Osservatori se l'informazione capillare ha trovato soprattutto nei giovani frutticoltori un terreno fertile e sensibile alle nuove scelte.

Dott. Claudio Fabbro
Direttore Osservatorio per le malattie delle piante
GORIZIA


Aspetti tossicologici dei fitosanitari
     Secondo la normativa vigente (D.L. n.194 del 17/03/1995) vengono chiamati prodotti fitosanitari i preparati destinati a proteggere i vegetali o ad eliminare le piante indesiderate. In altre parole tutti i prodotti che si impiegano per la difesa delle piante e delle derrate alimentari per il diserbo delle coltivazioni e che favoriscono o regolano le produzioni vegetali. Tra i fitosanitari troviamo quindi: insetticidi rodenticidi funghicidi erbicidi e fumiganti. Pur nella loro diversità tutti hanno un obiettivo primario: eliminare organismi viventi indesiderabili.
     Da sempre l'uomo ha dovuto imparare a convivere con altri organismi del mondo animale vegetale e con i microrganismi e non sempre la convivenza è “piacevole”. Per questo egli ha sempre cercato delle sostanze che eliminassero gli organismi dannosi imparando ad utilizzare sostanze sempre più selettive. La selettività è l'obiettivo secondario nell'impiego dei fitosanitari. Quindi gli insetticidi sono selettivi per gli insetti i rodenticidi per i roditori i fungicidi per le muffe ed i funghi gli erbicidi per le erbe ed i fumiganti per gli insetti i roditori ed i nematodi. Ciascun prodotto contiene un “principio attivo” ovvero una sostanza chimica dotata di una tossicità selettiva nei confronti dell'organismo da combattere.
     Per quanto tuttavia sia altamente desiderabile una tossicità selettiva nessuna di queste sostanze è esente da una qualche tossicità anche per l'uomo. D'altro canto Paracelso (1493-1541) capostipite della moderna tossicologia asseriva che: “Tutte le cose sono veleno nulla è senza veleno. Solo la dose decide che qualcosa sia velenosa”.
Per questo motivo alle dosi indicate i prodotti fitosanitari sono tossici per muffe insetti roditori e piante ma non per l'uomo. Tuttavia sono da usare con cautela in quanto sostanze potenzialmente pericolose se assorbite dall'organismo in dosi adeguate. Infatti non sono di libera vendita ma sono soggetti ad autorizzazione del Ministero della Salute. Inoltre l'autorizzazione alla vendita dura 10 anni prima che sia necessaria una rivalutazione degli aspetti tossicologici.
La scelta del principio attivo indirizzerà l'agricoltore verso un prodotto in relazione all'avversità che dovrà combattere. Non entreremo nel merito delle indicazioni all'uso dei fitosanitari ma cercheremo di capire in maniera generica e per singola categoria in che modo la tossicità di queste sostanze può colpire l'uomo e quali sono le procedure ed i mezzi più idonei per prevenire le contaminazioni.


Epidemiologia
     Gran parte di questi prodotti circondano oramai la nostra vita quotidiana essendo infatti presenti nelle case in giardino e come residui minimi negli alimenti che mangiamo o nell'acqua che beviamo. Si può quindi affermare che tutta la popolazione può potenzialmente venire a contatto con i fitosanitari. Oltre a ciò un limitato settore della popolazione è invece esposto ai fitofarmaci per motivi professionali: si tratta dei lavoratori addetti alla produzione al trasporto ed all'applicazione dei fitofarmaci ed ai lavoratori agricoli. Infine una minima parte della popolazione è esposta a dosi elevate di fitofarmaci in seguito ad ingestioni accidentali o intenzionali.
     A causa della loro ubiquitarietà ogni persona che sia nata dopo la metà degli anni '40 ha avuto una ininterrotta esposizione a DDT un insetticida clororganico largamente impiegato in agricoltura e non solo e ritirato dal commercio nel 1972 per la sua potenziale tossicità. Tuttavia per il DDT non vi è mai stata alcuna segnalazione documentata di morte per avvelenamento anche se è stato classificato dallo IARC come possibile cancerogeno per l'uomo (categoria 2B).
     Gli insetticidi clororganici vennero in seguito sostituiti dagli organosforici che rispetto ai primi non permangono nell'ambiente e hanno una scarsa relazione con le neoplasie ma presentano una potenziale tossicità acuta più elevata. Nonostante la maggior potenzialità di intossicazione acuta la consapevolezza dei pericoli per la salute ha dimezzato i casi di mortalità. Infatti attualmente le intossicazioni da prodotti fitosanitari è da ricondurre ad avvelenamenti accidentali o suicidari e contaminazioni professionali. Il parathion divenne il più prodotto più diffuso negli anni '50 per lasciare poi il posto ai carbammati che erano più selettivi sugli insetti e sono quelli che ancora oggi impieghiamo (Baygon).
     Focalizzando l'attenzione sull'esposizione professionale dalla seconda guerra mondiale in avanti periodo di scoperta degli insetticidi organofosforici l'uso degli insetticidi in agricoltura è cresciuto enormemente ed è quindi molto elevato il rischio di esposizione professionale a questi composti sia nella fase di produzione che nel corso della loro utilizzazione. Gli agricoltori possono essere interessati dalla tossicità di queste sostanze in forma acuta e cronica.
     L'Italia è tra i paesi che a livello mondiale registrano un più elevato consumo di antiparassitari subito dopo gli USA la Cina e la Francia. Nel 1996 l'ISTAT ha rilevato un consumo complessivo di prodotti di uso agricolo pari a circa 158.600.000 Kg ovvero 22.5 Kg/ettaro.
     Nel periodo 1995-'98 il Centro Antiveleni di Milano (CAV) ha preso in esame 7594 casi di intossicazione da antiparassitari sospette o accertate. In primo luogo da quest'analisi risulta chiara la rilevanza numerica del fenomeno che coinvolge non meno di 1800 persone/anno. Per i prodotti di uso agricolo la distribuzione per regione ha evidenziato che le regioni più coinvolte (>10% dei casi totali) sono state la Lombardia il Veneto la Puglia e la Sicilia. Il FVG ha riportato una frequenza d'intossicazioni del 1.4% pari a 60 casi. In ambito agricolo si sono rilevati 3111 incidenti dei quali il 10.6% riferiti a soggetti con un'età compresa tra 1 e 4 anni (328) ed il 64% (1985) tra 20 e 69 anni. Il 92.4% dei casi considerati sono risultati di tipo accidentale. Gli incidenti con prodotti di uso agricolo si sono verificati in ambiente domestico e lavorativo con simili frequenze. I composti più frequentemente riportati sono stati gli esteri organofosforici (26%) le piretrine ed i piretroidi (9%) ed i carbamati (9%). Sono stati osservati 84 decessi comprendenti 74 suicidi.
     Questi risultati testimoniano da un lato una probabile impropria conservazione dei prodotti fitosanitari in ambiente domestico e dall'altro una non corretta utilizzazione dei dispositivi di protezione individuale (D.P.I.).
     Un'analisi effettuata dal CAV di ROMA tra gennaio 1998 e ottobre 1999 su 923 casi di sospetta intossicazione da antiparassitari ha evidenziato come gli insetticidi si trovino sempre al primo posto con 68.9% e tra questi gli organofosforici siano i più frequenti (47.1%). La via di penetrazione più frequentemente riportata è stata la gastrointestinale (411 casi) e la respiratoria (375 casi) mentre le vie cutanea ed oculare sono risultate rare.
     A prescindere dalle intossicazioni volontarie la ingestione testimonia la scorretta conservazione dei fitosanitari con facilità d'accesso per i bambini mentre la inalazione rivela la mancanza di D.P.I. . Invece almeno in queste realtà le scarse esposizioni per contatto cutaneo ed oculare testimoniano il corretto impiego di occhiali e guanti idonei. Anche da questa indagine le età più colpite sono risultate quelle da 1-4 anni (22%) e quelle tra i 20 e 69 anni (60.2%).
     Da un'indagine eseguita dall'INAIL nel periodo 1995-1998 l'ente ha ricevuto 643 denunce e ha riconosciuto l'indennizzo a 549 agricoltori. Le regioni con il maggior numero d'indennizzi sono risultate la Puglia (102) la Sicilia (66) Emilia-Romagna (61) e Veneto (55). Il FVG ha registrato 9 indennizzi. La distribuzione per anno degli infortuni indennizzati ha evidenziato una tendenza alla riduzione del fenomeno con 198 casi nel 1995 e 94 casi nel 1998. I soggetti interessati erano soprattutto uomini tra i 50 e 64 anni. Il tipo di lavorazione nel corso della quale l'incidente si è verificato è stata la preparazione del terreno ovvero sterilizzazione e diserbo al secondo posto tutte le attività relative ai trattamenti delle piante. Le sostanze maggiormente coinvolte sono state gli anticrittogamici (31.9%) insetticidi (15.8%) e diserbanti (15.5%).
     I costi sanitari per le intossicazioni da antiparassitari sono di poco inferiori ai 2 miliardi delle vecchie Lire. Tale importo stimato dal CAV di Milano su dati del 1999 in sè non è rilevante se paragonato all'entità dell'intera spesa sanita