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OASI PICOLIT
Presentato all' "AQUILA DEL TORRE" di Savorgnano un progetto "ad hoc"
per la valorizzazione dello vitigno friulano

"Vino dei re e re dei vini friulani ".
    
È senz'altro il passito di casa nostra – è del PICOLIT che stiamo parlando- che più si lega alle tradizioni e che il mondo enoico ci invidia per le sue peculiarità che lo pongono su un piedistallo a competere con i famosi EISWEIN del Reno con i francesi SAUTERNES e se vogliamo anche con il più volte citato (soprattutto di questi tempi) Tokaji ungherese.
     Lo citò pure il Goldoni («il Piccolit del Tokai germano ») e dalla seconda metà del ' 700 in poi non c'è momento importante che non lo veda protagonista.
     Ma come è comprensibile il PICOLIT non è un vino per ogni luogo e per tutte le stagioni. Nulla a che vedere insomma con i superglobalizzati CHARDONNAY e CABERNET SAUVIGNON che con la complicità della barrique stanno invadendo le vigne le cantine e le mense di tutto il mondo appiattendo gusti e tipicità territoriali.
     Dunque per valorizzare definitivamente e seriamente il vino passito in questione è corretto individuare siti altamente vocati collinari in cui microclima vitigno terra ed uomo si fondano in un " unicum" particolare . I francesi lo chiamano CRU la legislazione nazionale lo svilisce con un termine improprio che è "sottozona" mentre sarebbe più corretto denominarlo "OASI".
     Ecco allora che da un preciso progetto voluto e concretizzato dalla Famiglia CIANI nei poderi dell'AQUILA DEL TORRE di Savorgnano è maturata l' "OASI PICOLIT".
     è infatti denominato «Oasipicolit» il progetto presentato venerdi 20 maggio scorso dopo 9 anni di gestazione da uno dei produttori emergenti dei Colli orientali e cioè Claudio Ciani che assieme al figlio Michele sta avviando a completamento – con una paziente opera di ristrutturazione l'azienda storica creata agli inizi del ' 900 dall' imprenditore Giovanni SBUELZ (" il Sire"  in Savorgnano frazione di Povoletto.
     Si tratta di 84 ettari di terreno dei quali un quarto a superficie vitata posta in un suggestivo anfiteatro cesellato ad opera d’arte.
     Dei contenuti del progetto sviluppato in collaborazione con l'Uniersità di Udine hanno parlato prima Claudio e poi Michele Ciani mentre al dott. Claudio Fabbro agronomo è stata affidata la rivisitazione storica del vitigno e la relazione tecnica relativa alla gestione delle vigne con metodi "integrati" (molto "bio" e poca chimica..)
     Fabbro ha richiamato più volte l'impegno del conte Fabio Asquini che per primo dopo il 1760 lo fece conoscere nelle corti più importanti d'Europa ma ha anche ricordato le battaglie del mai dimenticato giornalista Isi Benini per difenderlo dai "falsi osti".
     Osti – ma anche vignaioli- che hanno fatto ancora poco per arrivare ad una tipologia altamente qualitativa e continuativa frutto d'appassimenti e vendemmie tardive e garanzia assoluta di vinificazioni "in purezza".
     "Un vitigno ed un vino che forse – ha proseguito la dott. ssa Michela Mason dell'Università di Udine- non hanno ancora espresso tutte le loro potenzialità nei mercati che contano".
     In tal senso la dott.ssa Mason ha sviluppato una brillante lezione di "marketing applicato" al "nobile passito" destinato ad avere un futuro probabilmente più glorioso di quello recente.
     E la Mason ha illustrato la propria ricetta decisamente apprezzata dai numerosi e qualificati addetti ai lavori giornalisti ed amministratori presenti ai lavori.
     Un'OASI per dirla con il sindaco di Povoletto Alfio CECUTTI destinata a valorizzare ancora di più l'intero territorio che da anni conosce comunque una crescita agrituristica importante e qualificata resa possibile dall'impegno di molte famiglie contadine.
     Dopo l'intervento dell'assessore provinciale BARDINI che ha avuti parole d'elogio per il buon lavoro portato avanti dalla Famiglia CIANI e collaboratori le conclusioni sono state tratte dall'assessore regionale alle attività produttive Enrico BERTOSSI il quale confermando il suo apprezzamento per l'iniziativa ha ripreso un tema suggestivo e ricorrente quale quello dell'" ospitalità di gente unica" e dell'importanza della sinergia operativa fra pubblico e privato che -come nel caso di OASIPICOLIT- si è rivelata davvero vincente.
     A conclusione dei lavori lo chef PIO COSTANTINI dell'omonimo ristorante tarcentino ha presentato una serie di proposte d'abbinamento fra il PICOLIT prodotto nell'OASI e vari prodotti tipici della cucina friulana.
CF/GO 23.5.05

OASI PICOLIT
Relazione di Michele CIANI

"Vorrei avere la vostra attenzione – così ha iniziato Michele CIANI il suo intervento- per presentarvi il progetto OASIPICOLIT. È un progetto di valorizzazione del territorio attraverso il vino Picolit. In questa sede oggi 20 maggio 2005 tale progetto inizia il suo cammino. La strada che ha percorso fin'ora per la sua ideazione non è stata per niente facile. OASIPICOLIT è il frutto della nostra esperienza aziendale. La mia famiglia da quando nel 1996 acquistò l'azienda AQUILA del TORRE e successivamente nel 1997 iniziò i lavori di bonifica e risistemazione dei vigneti ha sempre avuto come concetto chiave la valorizzazione del territorio nel massimo della semplicità. Questo territorio infatti parla da solo. Il percorso che avete fatto per salire fino qui su e il panorama che avete visto sono cose preziose che vogliamo valorizzare senza intaccarne la purezza. Vogliamo cioè riprendere il concetto degli antichi latini che con due semplici parole: Genius Loci individuavano qualcosa di straordinario e unico legato a un luogo.

Il progetto si chiama con questo nome per due motivi principali che corrispondono alle parole utilizzate.

Il Picolit è il vino di riferimento del progetto. Infatti i numerosi contatti avuti finora con i nostri clienti ci hanno fatto riflettere. Ogni volta in cui si è fatto cenno al Picolit l'attenzione delle persone viene sempre richiamata. Che siano fiere come il Vinitaly degustazioni a New York o visite qui a Savorgnano del Torre di clienti giapponesi parlare di Picolit incuriosisce sempre l'ascoltatore. A livello nazionale da un sondaggio svolto dall'Università di Udine nel 2001 si evince che il nome del vino Picolit assieme al Moscato è il vino dolce o da dessert più noto d'Italia. Inoltre risulta quello più frequentemente ricordato spontaneamente. Il dato meno felice è che la quota degli operatori che l'hanno provato è minore a quella di coloro che conoscono il nome del vino. Il Picolit è un vino la cui fama è molto superiore sia alla conoscenza diretta da parte del consumatore sia all'effettivo volume di commercializzazione che è limitato a marginale. In altri termini è un mito. È raro. È "il polline di fiori sciolto nella rugiada".

Il Picolit è strettamente collegato al Friuli e a Savorgnano del Torre come sentiremo dalle parole del dott. Claudio Fabbro. Savorgnano del Torre è una delle dimore storiche per la coltivazione della vite e in particolare di questo vitigno. Molti concordano che le caratteristiche organolettiche del Picolit di Savorgnano del Torre sono distinguibili da altri prodotti. Anche in questo caso quello che abbiamo fatto è stato ascoltare i clienti in visita presso la nostra azienda. La parola più ricorrente è oasi. Camminare sui percorsi tra i vigneti e ammirare il panorama che si estende da Savorgnano del Torre fino alla laguna ha sempre emozionato chi ha visitato questo posto . In italiano la parola oasi è definita in modo figurativo come il luogo tranquillo e silenzioso adatto per riposare il fisico e distendere lo spirito. Inoltre la parola oasi è compresa in molte lingue straniere.

Quindi non abbiamo fatto altro che prendere questa due parole ricche di significati e unirle insieme. OASIPICOLIT.

Il Progetto OASIPICOLIT ha uno scopo e un mezzo. Lo scopo è quello di valorizzare il territorio a cui apparteniamo le tradizioni la cultura gli uomini e i prodotti di questa terra. Il mezzo è il vino Picolit che ha tutte le caratteristiche vincenti in termini di comunicazione viste prima.

Ciò che abbiamo fatto è quello di iniziare questo percorso iniziando dalla nostra azienda poiché ci siamo considerati abbastanza maturi per affrontare un progetto di questo tipo. Dovevamo comunque cominciare. Il progetto comunque se condiviso e recepito da altri produttori della zona rimane aperto a eventuali spunti di miglioramento. Proprio perché inizia oggi. I produttori qui presenti rappresentano alcuni dei produttori di Picolit di Savorgnano e questo incontro è dedicato anche a loro. Se credono e sono motivati a fare un cambiamento per questo territorio devono solo farsi avanti".

"Diamo uno sguardo ora – ha proseguito CIANI- al lato pratico del progetto. L'idea che abbiamo è quella di dare una motivazione valida agli appassionati di Picolit e di questa terra per venire a vedere dove questo vitigno nasce e cresce e conoscere di persona chi lo interpreta con grande fatica. Il Progetto OASIPICOLIT è mirato alla conoscenza e alla tutela del territorio di appartenenza di tale vitigno all'organizzazione di attività ricreative e percorsi escursionistici tra i vigneti di Picolit. La lapide in onore di Omar Khayyamm è ancora lassù in cima al Pecol che attende la visita degli appassionati del vino la bressana è ancora lì a testimoniare le tradizioni contadine di un tempo e i terrazzamenti su cui sono radicate le viti sono la prova che questo sia un posto unico per la produzione di uva di Picolit. Per fare ciò e iniziare a raccogliere persone interessate a questo progetto abbiamo pensato di iniziare dalla nostra azienda. Infatti per Cantine Aperte 2005 oltre a un percorso guidato all'interno della cantina e successiva degustazione abbiamo creato un percorso goloso tra i vigneti in cui si potranno abbinare al vino prodotti tipici della zona intorno a Savorgnano del Torre. Il secondo incontro a cui abbiamo pensato è un incontro per conoscere davvero il Picolit attraverso un confronto. Assieme alla collaborazione con il Centro Nazionale dei Vini Passiti con sede a Montefalco vogliamo organizzare una serata di degustazione presso la nostra azienda per degustare assieme le differenze con altri vini passiti italiani. Comunque questi incontri non si esauriranno nel corso di un anno ma ogni anno verranno proposti due o tre incontri magari nei periodi dell'anno favorevoli per vedere come evolve la varietà Picolit sia in vigneto che in cantina.

Vogliamo rivalutare questi attimi di incontro con la natura creatrice e con il Picolit vero "Sire di Savorgnano". A tale scopo verranno organizzati degli incontri culturali e delle conferenze che riguarderanno anche la produzione ma soprattutto la promozione la degustazione e l'abbinamento del vino Picolit" .

"Per aderire a questi incontri abbiamo pensato di fondare un Club Club OASIPICOLIT. Chi è interessato a questo progetto sia dal punto di vista dell'adesione agli incontri sia dal punto di vista degli spunti e idee da apportare può farlo iscrivendosi al club sia in occasione di visita presso la nostra sede sia collegandosi al nostro sito web www.aquiladeltorre.it nella sezione apposita. Così facendo potrà ricevere a casa la tessera del Club e tutte le comunicazioni inerenti gli eventi che organizzeremo".

"Vorrei dire nuovamente - ha concluso CIANI-cosa si prefigge il progetto. OASIPICOLIT vuole comunicare il territorio non vuole andare a fondo sulle tecniche di viticoltura o enologia che interessano il Picolit bensì attraverso il Picolit attirare l'attenzione dei consumatori e motivarli a visitare un territorio unico: Savorgnano del Torre. OASIPICOLIT non si vuole sovrapporre o sostituire a nessuna denominazione di origine o a nessun consorzio di tutela".

"PICOLIT - ASPETTI STORICI ED AGRONOMICI"
di Claudio Fabbro

     "Il "Picolit" - ha esordito Claudio Fabbro- è l'unico vitigno friulano descritto nell'ampelografia del "Gallesio". Il Goldoni" ebbe a dire: "il "Picolit" del Tokai germano". Certamente fu merito del Conte Fabio Asquini nella seconda metà del 1700 l'aver posto in giusta luce il valore del vitigno coltivato a Fagagna tanto da poterlo esportare presso la Corte di Francia l'Imperatore d'Austria lo Zar di Russia la Corte Papale ecc.
     Oggi la coltivazione del "Picolit" è concentrata sulle colline eoceniche dei Colli Orientali (circa 45 ettari) ed in minima misura (5 ettari) del Collio e la ragione della sua ridotta coltivazione va ricercata nell'aborto fiorale suo handicap fisiologico.
     Vino: di finezza straordinaria è di colore giallo dorato delicatamente profumato (con i profumi di fiori di campo di mandorla pesco acacia e castagno) amabile o dolce con infinita gamma di gusti tra cui emerge un aggraziato mandorlato.
     È un grande vino da "meditazione" sorprendentemente buono su alcuni formaggi erborinati e piccanti. Va servito fresco ma non freddo.
     Sulle origini del vitigno "Picolit" si sa ben poco. Antonio Zanon mostra di credere che si tratti di una provenienza africana trasferita in Francia.
     Antonio Bartolini contemporaneo di "Fabio Asquini e lui stesso coltivatore di "Picolit" a Buttrio scrive che questo vino si fa con le viti trapiantate dall'Ungheria dalla colline di "Tokai". Per "Gaetano Perusini" etnografo e produttore di "Picolit" è invece sicura l'origine friulana del vitigno.
     Lo scrive anche il "Gallesio" all'inizio dell'Ottocento in un celebre trattato sugli alberi fruttiferi italiani: "Il Friuli è il paese del "Piccolito". Tutto fa credere che non vi sia stato trasportato in quel luogo per caso e che gli abitanti avranno messo in coltura la dolcezza e la fragranza dell'uva che produce".
     "La capacità imprenditoriale di "Fabio Asquini" – ha proseguito Fabbro- gli fece comprendere come potesse essere apprezzato da una schiera di eletti e raffinati intenditori un vino di grande pregio dolce e pertanto esente dalla pericolosa concorrenza francese. La sua prima vendita di 14 bottiglie risale al 1758. Negli anni Sessanta le vendite superarono i millecento litri annui.
     Dopo le devastazioni fillosseriche della fine dell' Ottocento poche viti di "Picolit" vennero salvate in una tenuta dei Perusini a Cormons. Giacomo Perusini all'inizio del secolo e poi il figlio Gaetano portarono le vite del "Picolit" sulla "Rocca Bernarda" e con la collaborazione dell'Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano selezionarono i migliori ceppi che si diffusero poi nelle colline friulane e goriziane.
     Se gran parte dei viticoltori hanno rinunciato al Picolit preferendogli varietà francesi più remunerative altri hanno voluto riprovare in modo serio la coltivazione.
     Soprattutto nell'ultimo decennio con vendemmie tardive e coraggiosi appassimenti il Picolit ha recuperato l'antica dignità candidandosi a divenire la bandiera non solo storica ma anche qualitativa " di punta" dell'enologia friulana".
     "Nelle more di un riconoscimento della DOCG (evento peraltro di non facile conseguimento proprio per la diversità degli ambiti territoriali e delle tecniche di produzione) ben vengano - ha concluso Fabbro- iniziative serie e decisamente più restrittive di quanto stabilito nei disciplinari di produzione come è il PROGETTO OASI PICOLIT che si prefigge di armonizzare aspetti tecnici marketing ed immagine".