L'Italia è il primo fornitore di vino degli Usa e della Germania
superando di gran lunga la Francia.
Nel periodo gennaio³agosto 2005 l'export del vino italiano negli Usa è
stato di 567 milioni di euro con un incremento del 13.7% (fonte: Ufficio
di Statistica degli Usa) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno;
contro i quasi 510 milioni dei francesi
che hanno visto crescere il
loro export solo del 2.7%.
Verso la Germania
nel 2004 il nostro Paese ha
esportato una quantità di 5.029.100 hl per un valore di 637.807.000 euro
con una crescita del 10% rispetto al 2003. La Francia invece si è
fermata a 2.393.029 hl per un valore di 530.797.000 euro. Nei primi
sette mesi dell'anno
secondo l'Istat
abbiamo esportato per un valore
di oltre 385 milioni. Il confronto tra i due Paesi rivela poi un fattore
interessante: sono diminuiti rispetto al 2003 sia il volume ( 8
9%) sia
il valore ( 5
3%) del vino francese esportato in Germania.
Per quanto riguarda la qualità dei vini acquistati
risulta essere il vino rosso il più comprato dai consumatori tedeschi
con una percentuale del 52% sul totale degli acquisti.
La concorrenza dei nuovi Paesi produttori è però forte.
La presenza sul mercato di vino realizzato negli Usa
in Australia o in
Cile sta aumentando ed è passata dal 5% del 2003 al 7% del 2004. A
favore dei prodotti di questi Paesi gioca soprattutto il prezzo.
«I produttori dovrebbero consorziarsi per
sostenere questa immagine positiva del vino
affidandosi testimonials
capaci di penetrare nei giusti mercati».
Sta di fatto
tuttavia
che la Germania sta
attraversando un momento di crisi particolarmente forte per cui molte
regole sono saltate e la gran parte del vino importato (oppure
acquistato all'interno del Paese) viene venduta in Discounts
supermercati
centri di distribuzione di massa che raramente sono in
grado di garantire al viticoltore prezzi superiori ai 2 3 euro alla
bottiglia
che poi vengono raddoppiati al consumo.
Ecco allora che a queste quotazioni si fanno strada
Paesi emergenti che riescono a presentare vini sufficientemente
corretti
di norma affinati nel legno
proprio perché i costi della
manodopera sono decisamente fuori dalla portata dei Paesi europei.
Un quadro più ricco di ombre che di luci quello evidenziato dall'ing.
Marco SCHUMACHER
importatore e distributore di Amburgo e dal dr.
Marco Simoniti
isontino da tempo trapiantato in Baviera e
profondo conoscitore dei mercati enologici di lingua tedesca.
Secondo gli esperti che hanno tenuto Seminario
particolarmente affollato organizzato dall'Enologica Friulana nella
nuova sede di Via Stiria in Udine le cose vanno decisamente meglio in
Austria ed in Svizzera ma in ogni caso la fascia di mercato in cui i
vini friulani devono inserirsi
alla luce della qualità che ad essi
viene riconosciuta nei Paesi di lingua tedesca
è quella di nicchia in
grado di sopportare "prezzi sorgenti" in una fascia di prezzo anche di
8 12 euro.
Certo che se l'offerta friulana deve basarsi su vini
globalizzati quali Chardonnay e Cabernet sauvignon affinati in barrique
la concorrenza si ripresenta
pesante e difficile da combattere ad armi
pari.
Quale l'alternativa. Secondo il dr. Claudio Fabbro
che ha
rappresentato ai lavori la situazione della vitivinicoltura friulana al
bivio fra la spinta verso vitigni internazionali ed altri
autoctoni
il Friuli delle vigne sta pagando una serie d'estirpazioni eccessive
di Tocai
Merlot e Pinot bianco
le cui potenzialità vengono
riscoperte ora e si cerca di correre ai ripari.
Fabbro ha preso in esame le singole varietà su cui
gli enoturisti italiani e di lingua tedesca si stanno orientando
riconoscendo al Tocai ed al Merlot un momento di ripresa ed un rinnovato
interesse per Refosco
Pignolo
Ribolla e Schioppettino.
Un discorso a parte è stato riservato ai passiti
con
Picolit e Ramandolo in crescita qualitativa molto forte( e pertanto
graditi
soprattutto in confezioni da 0
375 ml. o 0
500 ml.) da quando
si è diffusa la tecnica d'appassimento delle uve
tecnologia
imprescindibile per competere alla pari con analoghe tipologie ottenute
lungo i fiumi Mosella
Reno e Danubio.
A conclusione del seminario sono stati proposti in
degustazione alcuni vini tedeschi
sudafricani e spagnoli
al fine di
approfondire le problematiche "qualità/prezzo".