VIGNE E VINI
DELLE COLLINE SPILIMBERGHESI
FORGIARIN
Da non confondersi con la "Fogarina" di Guastalla sul Po
nè con
il "Vinoso" coltivato nel Friuli che potrebbe avere qualche analogia
con la "Fogarina".
Poco si conosce sull'origine di questo vitigno; molto probabilmente
prende il nome da "Forgaria"
paese del Friuli Occidentale.
Nell'esposizione regionale delle uve tenutasi presso i locali
dell'Associazione Agraria Friulana di Udine nel 1863 veniva indicata
l'area di coltivazione nei Colli di San Daniele
mentre nelle
citazioni del PIRONA (1871 1935) l'area di coltivazione si estende
allo Spilimberghese e Maniaghese. Importante sotto il profilo
socioeconomico e colturale per le popolazioni rurali dei Comuni di
Pinzano al Tagliamento e Castelnovo del Friuli e limitrofi in
provincia di Pordenone.
Di colore rosso rubino scarico
con notevoli riflessi violacei e
unghia biancastra; dopo un anno di vita assume una debola tonalità
color mattone che persiste negli anni.
Il profumo vinoso
intenso
debolmente fruttato
con netto sentore
di sottobosco
di legno nobile
di mandorle tostate
talvolta anche
di muschio. Il gusto morbido
leggermente amabile a seconda delle
annate. Armonia nel rapporto alcool
acidita
tannino. Talvolta con
notevole residuo zuccherino e basso tenore alcoolico.
Ricorda nettamente il "Pinot nero" o un "Lago di Caldaro"
con le
stesse caratteristiche di facilità di consumo e di piacevoli
sensazioni. Elegante e piacevole
difficile da giudicare perchè è un
vino che esce dai canoni tradizionali. È insomma un vino tutto da
scoprire.
È un vino da carni bianche
carrelli di lessi
carni rosse a debole
sapore
arrosti con salse bianche o brune
pollame nobile
in
particolare anatra e faraona. Da servire a 16 18 gradi. (1)
PICULIT NERI
Da non confondersi con il "Picolit rosso" del Friuli (ROVASENDA
G.
1877) e con il "Refosco Gentile" (MARZOTTO N.
1923)
Già presente nell'esposizione regionale delle uve tenutasi presso i
locali dell'Associazione Agraria Friulana di Udine nel 1863 e nel
1921 (F. COCEANI)
ne è indicata la coltivazione nel Comune di
Castelnovo. Il vitigno è pure citato nel vecchio e nuovo
"Vocabolario di Lingua Friulana" del PIRONA (1871 1935) con area di
coltivazione in Castelnovo.
Uno studio ampelografico pressochè completo del prof. R. CANDUSSIO è
stato pubblicato nella rivista "IL VINO" (1975). Importante sotto il
profilo socioeconomico e colturale per le popolazioni rurali dei
Comuni di Pinzano al Tagliamento e Castelnovo del Friuli e limitrofi
in provincia di Pordenone.
Di colore rosso rubino scarico
tendente al rosato
con riflessi e
unghia violacea. Il profumo vinoso
delicato con notevole sfumatura
di vaniglia e di fiore di castagno. Sottofondo di semi tostati
con
ricordo lontano del fiore di castagno. Dopo un anno di vita si nota
nettamente il sottobosco ed i profumi di legno nobile bruciato
quello che i francesi chiamano "fumé".
Il gusto elegante
morbido
piacevolissimo
con una notevole
lunghezza di gusto e continuo cambio di sensazione. Corpo abbastanza
ricco
ma armonico
acidità contenuta come pure l'acool. Morbido per
ricchezza di glicerina e qualche residuo zuccherino. E' un vino che
merita una analisi degustativa intensa
per scoprirne tutti i
reconditi segreti
le notevoli sfumature gustative.
Difficile da abbinare. Ottimo da bersi
sia pure come vino rosso
fuori pasto
in un momento di riposo e di distensione. Se lo si
vuole degustare in tavola
consigliamo primi piatti leggeri
lessi
omelette al formaggio e prosciutto
creme vellutate
risotti
sformati di pasta
spaghetti al basilico
al pomodoro
ai quattro
formaggi. Da servire a 16 18 gradi. (1)
SCIAGLIN
Vitigno noto nelle colline dello Spilimberghese già nel XV sec.:
fanno testimonianza alcuni manoscritti dell'epoca che si riferiscono
alla storia della dinastia nobiliare dei "Savorgnano" ("PINZANO":
"Un Castello del Friuli alla metà del secolo XV" di ZACCHIGNA M. e "ASIO:
Studi inediti" di Mons. Pietro dr. FABRICI).
Nel primo studio si evidenzia che nel XIV-XV sec. si andavano
diffondendo gli impianti viticoli e si cita un vino bianco di
acidità fissa elevata che dovrebbe corrispondere allo "Sciaglin"
nel secondo si riporta quanto segue: "I vigneti posti a mezzodì sono
quasi tutti piantati di una sola specie di vite denominata
volgarmente "Schiadina" la quale....in certe posizioni dà vini
eccellenti per delicatezza e dolce sapore" e dà vino "che tiene più
o meno all'aspro
ma resistente potendosi conservare fino a 10 12
anni e più invecchia
più ammorbidisce ed acquista in gusto un
sapore quasi a guerreggiare c'o vini del Reno" ed ancora"parte di
terreni a mezzogiorno producono vini bianchi aspri e crudi". (1)
Nell'esposizione regionale delle uve tenutasi presso i locali
dell'Associazione Agraria Friulana di Udine del 1863 veniva indicata
l'area di coltivazione in Vito d'Asio e Fagagna del Friuli
Occidentale
mentre in quella del 1921 presso il Consorzio
Antifillosserico Friulano l'area di coltivazione veniva estesa ai
territori della pedemontana del Friuli Occidentale fra Maniago e
Pinzano in provincia di Pordenone.
Circa cinquant'anni orsono il vitigno era ancora largamente
coltivato (Poggi G. : "I VINI DEL FRIULI"
Udine
1935) poi
lentamente
l'area di coltivazione si è ristretta con l'avanzare del
bosco che non ha permesso una regolare maturazione dell'uva di epoca
tendenzialmente tardiva. Il vitigno è citato nel vecchio e nuovo
"Vocabolario di Lingua Friulana" del PIRONA (1875 1935) con aree di
coltivazione in Pinzano
Vito d'Asio
Fagagna e Colli di San
Daniele. (1)
Vitigno tipicamente friulano
il nome deriva da "s'ciale" =
terrazzamenti; trova attualmente coltivazione solo nella zona
d'origine. Importante sotto il profilo socioeconomico e colturale
per le popolazioni rurali dei Comuni di Pinzano al Tagliamento e
Castelnovo del Friuli e limitrofi in provincia di Pordenone.
Di colore giallo paglierino
più o meno intenso a seconda
dell'annata e della vinificazione
con deboli sfumature verdognole
che scompaiono dopo qualche anno. Di odore intensamente fruttato
delicato e gentile
tipico dell'uva che rievoca completamente.
Debolmente aromatico
ricorda il fiore di sambuco
il peperone
giallo e talvolta
lontanamente
frutta esotica
il fiore di acacia.
Dopo il primo anno di vita
il profumo fruttato s'indebolisce
per
lasciare netta prevalenza del fiore dell'artemisia. Complesso
piacevole
interessante nel suo insieme.
Il gusto è pieno
strutturato
ben sostenuto
armonico pur con
contenuta acidità. Debolmente tannico
lungo nel gusto
talvolta
appena amabile
con l'aroma che ritorna e permane in bocca.
È vino da antipasti magri
minestre asciutte e in brodo
piatti a
base d'uova e di pesce
frittata d'erbe
risotti d'erbe e piatti
della cucina rustica locale. Ottimo bicchiere anche fuori pasto.
Servire a 10 12 gradi. (1)
UCELUT
Nel settembre del 1921 veniva indetta dal Consorzio
Antifillosserico Friulano un'esposizione delle uve coltivate in
Friuli ed un Convegno di viticoltori che
presieduto dal Prof. F.A.
SANNINO e con la partecipazione del Prof. DALMASSO in qualità di
relatore
doveva dare indicazioni precise sullo sviluppo delle
viticoltura friulana; veniva così indicata la zona di coltivazione
dell'"UCELUT" nel Comune di Castelnovo. Evidentemente il vitigno
aveva preso la via della collina ove dava qualità superiore
tant'è
che nella presunta zona di origine è praticamente scomparso
mentre
attualmente è coltivato solo nei Comuni di Castelnovo e Pinzano.
Da ricordare che il "Vocabolario di Lingua Friulana" dell'Abate
Jacopo PIRONA pubblicato per cura del nipote
dott. Giulio Andrea
PIRONA (1871) e successivamente rielaborato ne "NUOVO PIRONA" (1871)
è menzionato questo vitigno
per cui è da attribuire un'origine di
coltivazione tipicamente friulana.
Importante sotto il profilo socioeconomico e colturale per le
popolazioni rurali dei Comuni di Pinzano al Tagliamento
Castelnovo
del Friuli e limitrofi in provincia di Pordenone. (1)
Di colore giallo paglierino
talvolta carico
con riflessi
verdognoli; limpido
con buona trasparenza.
L'odore con sentore di fruttato intenso
tipico dell'uva di
provenienza
profumo esaltato dalla notevole ricchezza di zuccheri.
Ricorda il fiore dell'acacia
il favo d'api quando è ricolmo di
miele
s'apre spesso in bouquet di fiori di campo.
Il gusto è pieno
di gran corpo
con forte struttura e personalità
in grande equilibrio pur nella ricchezza di zuccheri. Sapore lungo
grasso
morbido e vellutato
con notevole ritorno in bocca delle
sensazioni provate all'esame olfattivo.
In funzione dell'annata
ossia in relazione al grado alcolico
ma
soprattutto al residuo zuccherino
l'"UCELUT" ha diversi
accostamenti gastronomici.
Quando è molto amabile è vino da dessert
ma con dolci secchi
poco
aromatici. Ottimo come aperitivo
con una punta di formaggio
meglio
se gorgonzola. È comunque ideale fuori pasto
come vino da
conversazione. Servire a 8 10 gradi.
Quando è secco è vino da aperitivo
con stuzzicchini
antipasti
specie a base di prosciutto affumicato
pesce asparagi
creme e
vellutate
risotti
frittate alle erbe di stagione. Servire a 10 12
gradi. (1)
(1) BULFON E.
FORTI R.
ZULIANI G.: "DALLE COLLINE SPILIMBERGHESI
NUOVE VITI E NUOVI VINI " Amministrazione Provinciale Pordenone
1987 |