eventi

La storia del Tocai nel contenzioso col Tokaji ungherese
« È stata una guerra del tutto ingiustificata
visto che ci sono differenze piuttosto marcate fra i due prodotti»

     "Il Caffè Teatro di Gorizia ­ scrive Cristina Coari in IL MESSAGGERO VENETO di Gorizia del 4 dicembre 2005­ ha ospitato un incontro culturale organizzato dall'Associazione Fogolâr Civic Fvg dal titolo "Il patriarca del Tocai". Bertoldo di Andechs tra storia e leggenda. Un mito goriziano per unire Friuli Venezia Giulia e Ungheria".
     Sono intervenuti il professor David Bizjak rappresentante del Fogolâr Civic Fvg nel Litorale Storico Claudio Fabbro enologo e giornalista sul tema "Tocai friulano-Tokaji ungherese. La storia infinita" Alberto Travain su "Bertoldo di Andechs Patriarca di Aquileia (1218 ­ 1251). Storia di un padre della Patria regionale... e del Tocai magiaro" e Beniamina Bregant sui "Matrimoni enogastronomici tra Friuli Venezia Giulia e Ungheria. Accostamenti di gusto e cultura".
     Protagonista il vino Tocai in tutti i suoi aspetti uno dei vini «più rappresentativi della tradizione vinicola friulana» come ha sottolineato Bruno Tofful che ha deliziato i presenti con una carrellata di citazioni poetiche che hanno come protagonista l'illustre bevanda. «Il vino ­ ha ricordato Tofful ­ è citato nella Bibbia. è presente negli scritti omerici nell'episodio di Polifemo mentre fu Plinio a coniare il famoso detto "in vino veritas". Shakespeare si soffermò sugli effetti dell'ebbrezza dichiarando che il vino suscita il desiderio ma ne impedisce l'attuazione e Baudelaire in accordo con Plinio sosteneva che chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere».
     Tra una lezione di storia ed enologia Tofful ha poi fornito altri momenti poetici tutti "nostrani" recitando diverse poesie friulane che parlano di vino. E "nostrano" sarebbe anche il vino Tocai come evidenziato dai relatori venuto alla ribalta negli ultimi anni dopo che l'Ungheria che produce un vino chiamato Tokaji ne ha rivendicato il nome e dopo che in base ad un accordo siglato tra lo stato magiaro e la Cee nel 1993 non sar´ più possibile usare il nome Tocai per i vini italiani dopo il 2007. «La guerra magiaro­friulana del Tocai ­ ha dichiarato Tofful ­ sarebbe dovuta più ad interessi economico­politici che altro poiché da tempo immemorabile i due vini sono stati pacificamente prodotti e consumati dai popoli dal carattere multietnico e multiculturale abitanti tra le Alpi e l'Adriatico tanto che si può parlare di un unico popolo ungaro­germanico­slavo­romanzo». «Una guerra ­ secondo Fabbro ­ totalmente ingiustificata visto la sostanziale differenza tra il Tocai friulano prodotto dall'omonimo vitigno un vino secco amabile dall'inconfondibile retrogusto di mandorla e il vino Tokaji ungherese prodotto da uve "Furmint" un vino dolce da dessert» ".
     A conclusione dei lavori quasi a riconfermare che i problemi non sono legati a dissapori friul-ungheresi è stato proposto un cosiddetto tennisticamente "doppio misto" e cioè un ISONZO TOCAI FRIULANO 2004 LUISA di Corona Mariano del Friuli (TRE BICCHIERI in GUIDA 2005 SLOW FOOD n.d.r.) abbinato al salame ungherese (ampiamente descritto dalla relatrice Beniamina Bregant) ed un TOKAJI UNGHERESE tre puttonyos abbinato alla gubana goriziana.
     Un confronto amichevole dunque ­come ha sottolineato il titolare del Caffè Teatro Paolo BISIO padrone di casa­ propedeutico ad azioni meno invasive di quelle legali ed amministrative per ricucire lo strappo del 1993.

     INTRODUZIONE AI LAVORI
    
"Gorizia antico capoluogo della parte orientale della regione forogiuliana; citt´ storica molto importante all`incrocio fra il mondo romanzo slavo e germanico; citt´ che oggidì rappresenta ­ha esordito il prof. David BIZIAK­ possiamo dire una delle capitali dello spazio alpino­adriatico. L'identità goriziana attuale è infatti il risultato della sua lunga storia movimentata piena di cambiamenti di dinastie in cui si è parlato e si parla tuttora in diverse lingue: latino friulano sloveno tedesco italiano. Ma al grande spazio mitteleuropeo chiamato Alpe­Adria appartiene oltre alle civilt´ romanza slava e germanica anche quella ungherese o magiara. E stasera ci siamo radunati allo scopo di parlare dei collegamenti storici e culturali forogiuliano­magiari. Il nostro Movimento civista ed euroregionalista che unisce due cenacoli regionali rispettivamente con sede a Udine e a Tolmino ripropone in occasione della tradizionale fiera locale di Sant'Andrea la promozione della figura storica e mitica del patriarca di Aquileia Bertoldo di Andechs qui riproposto come "il patriarca del Tocai". Perché abbiamo scelto questo personaggio come tema di quest'incontro? Perché recentemente è scoppiata diciamo così una piccola guerra civile europea nello specifico italo­magiara "la guerra del tocai" il cui pomo della discordia è proprio il nome del famoso vino che bevono tutti i popoli dal Danubio alle Alpi all'Adriatico che si vorrebbe di origine ungherese. Secondo lo storico goriziano dell'Ottocento Francesco Coronini il Tocai avrebbe al contrario lontane origini friulane: nel Duecento il patriarca Bertoldo di Andechs ne avrebbe inviato le prime viti a suo nipote re Bela IV sovrano magiaro salito al trono nel 1235.
     Ma noi ci poniamo la domanda: "è davvero importante da dove proviene il vino che piace sia agli ungheresi agli sloveni agli italiani ai croati ai friulani?" La cosiddetta "guerra del tocai" non ha in realt´ niente a che fare con i popoli dello spazio Alpe­Adria. Sono gli individui ai quali i rapporti amichevoli fra i nostri popoli non piacciono ad averla suscitata. Si tratta di un esempio e ce ne sono tanti altri del conflitto non fra gli interessi di un popolo e un altro ma piuttosto fra gli interessi del popolo (=il popolo alpino­danubiano­adriatico) e i potentati politici ed economici che lo sovrastano. Il nostro incontro di stasera sia dunque un "appello dal basso" un appello popolare alla risoluzione di una controversia artificialmente creata un "appello" alla conciliazione dei popoli mitteleuropei ovvero più realisticamente del popolo mitteleuropeo del popolo ungaro­germano­slavo­romanzo della Mitteleuropea".

     IL PATRIARCA DEL TOCAI
    
"Secondo uno storico goriziano dell'Ottocento Francesco Coronini il Tocai ungherese avrebbe lontane origini friulane. Sarebbe stato infatti lo zio di re Bela IV sovrano magiaro il patriarca di Aquileia Bertoldo di Andechs a inviarne in Ungheria le prime viti nel Duecento. E il Coronini sosteneva di aver attinto a fonti magiare! Al di l´ della veridicit´ di queste note storiche ­ha esordito Alberto Travain nella sua prolusione­ resta comunque il fatto culturale: una "leggenda" per lo meno un "mito" che unisce mentre oggi al contrario ci si divide su paternit´ e titolarit´ di vini la cui denominazione comune soltanto quanto a pronuncia è parte integrante dell'identit´ della quotidianit´ delle nostre genti dal Danubio all'Adriatico dall'Ungheria al Friuli Venezia Giulia. Nostre genti? Sì con gli Ungheresi come con altre popolazioni mitteleuropee noi Forogiuliani noi abitanti di questa Regione pur spesso divisi politicamente e culturalmente abbiamo condiviso infatti momenti significativi della nostra storia. Ciò nell'ambito dell'Impero asburgico e ancor prima nel contesto del Patriarcato di Aquileia per non parlare di relativamente recenti esperienze di collaborazione quale è stata ad esempio la Comunit´ di Lavoro "Alpe­Adria". In un'Europa che si ripropone come patria comune è senz'altro opportuno oggi rinnovare se non reinventare solidariet´ interregionali e internazionali anche attraverso richiami ad un comune passato "storico" o mitico. Oggi la "guerra del tocai" italo­magiara culturalmente in fin dei conti rappresenta una sorta di piccola guerra civile europea e prima ancora più pregnantemente mitteleuropea alpino­adriatica. Si coglie lo spunto allora da questa diatriba certo economica ma con innegabili valori simbolici di più ampio respiro e con incidenze più o meno effettive su un elemento d'identit´ popolarmente vissuto nell'ordinariet´ del quotidiano. Da chi quindi crede certo non solo in un'"Europa dei Popoli" ma anche senza dubbio in un'"Europa del Popolo" della gente dei cittadini il Fogolâr Civic FVG ispirato da cenni tratti dall'ultimo libro di Claudio Fabbro "Il Vigneto Friuli dall'arrivo dei Romani alla ‘partenza’ del Tocai" (Udine 2005) vuole rappresentare pur sommessamente un appello "dal basso" popolare alla risoluzione di una controversia il cui vincitore chiunque esso sia non debba fondare la propria vittoria sulla cancellazione dell'identit´ della parte perdente poiché in qualche modo essa è anche comunque legata alla sua. Una vittoria di Pirro! A ricordare ciò quasi come monito culturale ecco la "leggenda" e quindi la figura mitica e "storica" di Bertoldo di Andechs bavarese imparentato con i re d'Ungheria capo politico e religioso di un'ampia compagine alpino­adriatica facente capo al Patriarcato di Aquileia. Una "leggenda" goriziana che il Fogolâr Civic FVG vuole riproporre in occasione della plurisecolare fiera locale di Sant'Andrea momento d'incontro tradizionale delle genti isontine fra Alpi e Adriatico Alpe­Adria popolare storica in miniatura che si ritrova spontaneamente a dispetto di tutte differenze vissute alle volte come divisioni".

     IL PERSONAGGIO
     Secondo Travain "Bertoldo di Andechs apparteneva a una grande casata feudale bavarese i cui rappresentanti nel periodo a cavallo fra i secoli XII e XIII detenevano i pubblici poteri in Carinzia in Carniola nel Friuli nell'Istria fino a giungere per via matrimoniale addirittura al trono d'Ungheria. Mentre una zia di Bertoldo Matilde era divenuta contessa di Gorizia sua sorella Gertrude infatti aveva sposato il sovrano magiaro Andrea II su cui esercitava tra l'altro una forte influenza. Bertoldo ottenne allora in Ungheria importanti ruoli civili ed ecclesiastici: fu creato conte e nel 1207 divenne vescovo di Kalocsa. La nobilt´ magiara mal sopportando lo strapotere della regina bavara ordì nel 1213 una congiura che portò al suo assassinio. Bertoldo allora insieme ai fratelli riuscì a stento a fuggire dal regno. Poi nel 1218 il papa lo nominò patriarca di Aquileia capo religioso quindi e civile di ampi territori fra le Alpi e l'Adriatico. Ebbe buoni rapporti con il nipote re Bela IV sovrano magiaro salito al trono nel 1235. Si vorrebbe che proprio dieci anni dopo nel 1245 in Ungheria si piantassero le prime viti di Tocai ad opera di contadini giunti dall'Italia: ciò pare nel quando di una collaborazione fra il re ungherese e lo zio patriarca dell'antica metropoli alpino­adriatica di Aquileia. Tutto ciò può essere interessante per quanto concerne la vicenda del Tocai nella cultura mitteleuropea. Bertoldo di Andechs però nella storia della Mitteleuropea e della regione forogiuliana nello specifico fu molto di più di un "patriarca del Tocai". Certo anche grazie ai suoi legami personali e politici con l'imperatore Federico II egli si impegnò a rafforzare il potere centrale e quindi la coesione dello Stato aquileiese interregionale e internazionale suscitando reazioni contrarie fra la nobilt´ che anche appoggiandosi a forze esterne non accettava di sottostare a un più forte controllo da parte del principe. II periodo di governo di Bertoldo fu quindi un momento "costituente" sul piano politico e istituzionale per lo Stato aquileiese matrice ideale dell'attuale regione forogiuliana e della compagine alpino­adriatica. Volente o nolente Bertoldo fu padre "costituzionale" del suo dominio. Sotto la sua guida si sviluppò la partecipazione delle forze locali alla gestione della cosa pubblica: veniva muovendo ossia i primi passi un parlamento delle rappresentanze del territorio sorta di Consiglio regionale aquileiese poi circoscritto alla sola cosiddetta "Patria del Friuli". Ma Bertoldo fu anche il patriarca di una grande svolta che innanzitutto fu certo politica ma ebbe anche riflessi culturali epocali. Per poter reagire con maggiore efficacia di fronte alle continue pesanti ingerenze dei suoi alleati aderenti al partito imperiale "ghibellino" Bertoldo portò il Patriarcato di Aquileia sul fronte opposto: con la lega "guelfa". La citt´ di Udine da lui fondata nel 1223 sarebbe così divenuta simbolo di un nuovo corso che avrebbe portato politicamente all'affermazione di un'autonomia dello Stato aquileiese dall'Impero germanico a cui apparteneva e culturalmente a un riavvicinamento delle sue terre alla civilt´ italiana. Questo e altro fu dunque Bertoldo di Andechs che noi ricordiamo oggi simpaticamente anche come "patriarca del Tocai" ".

     Fabbro nella sua relazione ha così esordito:
     "
non si placa in Friuli la polemica sulla vicenda Tocai & Tokaji per essi intendendo i più amati rispettivamente dai friulani e dagli ungheresi e che come pare sembrano turbare i sonni degli "amici" francesi e degli Alti Magistrati dell' Unione europea.
     Certo è che se in Friuli negli anni che precedevano l'infausto Accordo UE­UNGHERIA del 23.11.1993 si sonnecchiava quanto basta ora che la materia del contendere si è arricchita di nuove e ben più robuste argomentazion c'è la corsa al recupero della perduta dignit´.
     O quantomeno di soluzioni alternative; fra queste ricomprendendo un eventuale indennizzo ovvero uno slittamento dei termini oppure un'archiviazione della pratica in quanto "il fatto non sussiste ".
Nel senso che se non c'è reato non c'è colpevole.
E che colpa mai potrebbero avere i contadini friulani salvo quella di continuare a chiamare il loro bianco storico con il nome di sempre. Ma fra sentimenti e forza giuridica dei documenti ce ne passa.
     Ecco allora che più che affezionarsi alle malinconie dell'osteria­ pur rispettabili sotto il profilo umano e sociale­ ci sembra più produttivo rincorrere le novit´ in campo legale del contenzioso attingendo a fonti che ne sanno certamente più noi.
     Ci riferiamo all'Avvocatura della Regione Friuli Venezia Giulia da tempo impegnata a far le pulci all'Accordo lasciando ad altri il goliardico ruolo di ricercare sinonimi nomi o nomignoli alternativi a quello ben più serio di che trattasi.
     Lo abbiamo scomodato recentemente per conoscere il suo autorevole parere su alcuni passaggi fondamentali della recente sentenza della Corte di Giustizia Europea.
     La Corte afferma che gli accordi TRIPS  non impongono l'obbligo ma danno la facolt´ agli Stati firmatari (tra i quali la Comunit´ l'Italia e l'Ungheria) di consentire le omonimie tra vini e indicazioni geografiche. Tant' è vero che con il Regolamento 1429/2004 (che la Regione e lo Stato italiano hanno impugnato) la Comunit´ ha esercitato tale facolt´ riconoscendo 122 omonimie. E tant' è vero che Stati Uniti e Australia a buon diritto rivendicano il nome Tokaj per indicare i loro vini con il consenso (pur con alcuni limiti) della Comunit´. 
     La stessa sentenza rispetto alla nostra eccezione circa la violazione dei principi di eguaglianza e di non discriminazione tra i cittadini della Comunit´ ha glissato rilevando che gli stessi non costituivano oggetto dei quesiti sollevati dal TAR del Lazio in sede di rinvio pregiudiziale e quindi non obbligavano la Corte alla risposta.
     Pende giudizio avanti il Tribunale di prima Istanza del Lussemburgo nel quale questi aspetti sono gi´ stati rappresentati e saranno  approfonditi con ulteriori memorie.
     Resta il fatto che se il divieto di omonimia per il Tocai dopo l'entrata dell'Ungheria nella Comunit´ non deriva più da norme di trattati internazionali o interne alla Comunit´ ma deriva invece dall'esercizio negativo della facolt´ riconosciuta dagli Accordi TRIPS uno Stato membro della Comunit´ dovrebbe almeno rivendicare il diritto di conoscere le motivazioni per cui un vino che vanta 1000 anni di storia documentata non abbia lo stesso trattamento di altri 122 vini che sicuramente non hanno le medesime credenziali storiche.
     Ma a questo punto la spiegazione viene data dallo stesso avvocato generale della Comunit´ quando nella sua relazione ha rinfacciato all'Italia di ricorrere contro un Regolamento comunitario che non soltanto non aveva impugnato ma al quale aveva dato attuazione (costringendo la Regione a ricorrere al TAR del Lazio).
     In altre parole ha concluso Fabbro' è opinione dei legali che la battaglia del Tocai non è persa nei limiti in cui lo Stato italiano pretenda un trattamento dalla Comunit´ ' in sede di esercizio della facolt´ riconosciuta dai TRIPS e confermata dalla sentenza della Corte di Giustizia ' non inferiore a quello che sta riconoscendo all'Australia ed agli Stati Uniti o che ha riconosciuto ai 122 vini con il Regolamento 1429/2004 impugnato dalla Regione".