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74&circ FIERA REGIONALE DEI VINI - BUTTRIO
Villa di Toppo Florio 6 maggio 2006 

Presentazione del volume  
"L'art dal cercjadôr di vins"
di Gottardo Mitri 

     Raccontare la scienza dell'assaggio del vino in marilenghe non è compito facile. Lo sa bene Gottardo Mitri che nel suo ultimo lavoro per i tipi della Società Filologica Friulana propone  alcune interessanti note sulle origini della cultura enoica sulle caratteristiche del vino ed anche un vocabolario sui termini viti­vinicoli friulani per un'agile consultazione bilingue.
     La Società Filologica Friulana è da sempre impegnata nella diffusione e salvaguardia della lingua e della cultura friulane. In particolare è stato recentemente pubblicato un volume di approfondimento sulla cultura del vino curato da Gottardo Mitri.
    
Si tratta di una iniziativa senza dubbio unica nel suo genere che per la prima volta raccoglie in un agile volumetto larga parte della cultura enologica friulana descritta appunto in marilenghe.
    
La presentazione del volume "L'art dal cercjadôr di vins" si è tenuta recentemente  nella prestigiosa Villa di TOPPO FLORIO di Buttrio nell'ambito della 74&circ FIERA REGIONALE DEI VINI.
      Dopo la presentazione ed i saluti del presidente della PRO LOCO BURI Walter PEZZARINI e  l'introduzione da parte del direttore della Società Filologica Friulana Feliciano Medeot l'enologo Claudio Fabbro ha riassunto  i contenuti della ricerca ed ha colto l'occasione per illustrare ai presenti l'importante ruolo della figura tecnica dell' enologo e quella del sommelier " professionista indispensabile in una corretta  gestione della teoria e pratica enologica nell'ambito di una seria ristorazione in cui è indispensabile una realtà particolarmente attenta al lavoro nelle vigne e nelle cantine ma anche all'esigenze dei consumatori "
     Mitri dal canto suo ha risposto a tutta una serie di domande che hanno contribuito a conoscere meglio sia  il volume che i vari aspetti che animano l'enogastronomia friulana al bivio fra tradizione ed innovazione.

 

La scienza dell'assaggio del vino raccontata in friulano da Mitri

Raccontare la scienza dell'assaggio del vino in "marilenghe" non è certamente un compito facile.
Lo sa bene Gottardo Mitri che nel suo ultimo lavoro per i tipi della Società filologica friulana propone alcune interessanti note sulle origini della cultura enoica sulle caratteristiche del vino e anche un vocabolario sui termini vitivinicoli friulani per un'agile consultazione bilingue.
La Società filologica friulana è da sempre impegnata nella diffusione e nella salvaguardia della lingua e della cultura friulane. In particolare è stato recentemente pubblicato un volume di approfondimento sulla cultura del vino curato da Gottardo Mitri.
Si tratta di un'iniziativa senza dubbio unica nel suo genere che per la prima volta raccoglie in un unico volume larga parte della cultura enologica friulana in marilenghe.
La presentazione del volume "L'art dal cercjadôr di vins" si è tenuta recentemente nell'Enoteca di Cormòns in piazza XXIV maggio.
Dopo l'introduzione da parte del direttore della Società filologica friulana Feliciano Medeot l'enologo Claudio Fabbro ha riassunto i contenuti della ricerca e ha colto l'occasione per illustrare ai presenti l'importante ruolo della figura del sommelier «professionista indispensabile in una corretta gestione della teoria e pratica enologica nell'ambito di una seria ristorazione in cui è indispensabile una realtà particolarmente attenta al lavoro nelle vigne e nelle cantine ma anche alle esigenze dei consumatori».
Mitri dal canto suo ha risposto a tutta una serie di domande che hanno contribuito a conoscere meglio sia il volumetto sia i vari aspetti che animano l'enogastronomia friulana al bivio fra tradizione e innovazione. (da IL MESSAGGERO VENETO 12.2.2006)
 

NEL CUORE DEL VINO
( Prefazione di Claudio Fabbro)

     Da molti anni mi diletto dapprima quale allievo di svariati corsi di degustazione e da qualche tempo anche quale insegnante in quella affascinante disciplina che è l'assaggio del vino cioè l'incontro intimo con il prodotto finito attraverso le percezioni dei nostri sensi coinvolti nelle tre fasi dell' assaggio: vista olfatto e gusto.
     Rileggendo a ritroso le mie prime dispense di "studente" poi affinate ed integrate negli anni con termini nuovi spesso mutuati dal ricco vocabolario della scuola francese m'accorgo tuttavia che la sostanza delle cose non è cambiata di molto. L'assaggio professionale è soprattutto un fatto sensoriale e come tale molto soggettivo.
     Tuttavia ci sono criteri di riferimento ai quali ispirarsi per rendere più attendibile la degustazione.
Le prime nozioni ripercorrono una serie di momenti scontati che di seguito si riassumono.
     "Si consiglia innanzitutto la scelta di un locale tranquillo con pareti e soffitto chiari ben illuminato e senza odori estranei in modo da mantenere una certa concentrazione da parte del degustatore. Ogni vino deve essere servito alle giuste temperature: 7-9° circa per gli spumanti 10-12° per i bianchi e; 15-16° per i rossi giovani e 18-20° per i rossi invecchiati. Tanto per capirci per un Refosco o un Pignolo di gran corpo e invecchiati a lungo è ottima anche una temperatura di 20° mentre una Ribolla d'annata s'apprezza meglio a 10°.
     è molto importante che ogni vino venga servito nel bicchiere adatto possibilmente in cristallo non lavorato poichè il giusto bicchiere valorizza il vino in tutte le sue caratteristiche. Se si tratta di vini invecchiati sarà bene stappare la bottiglia alcune ore prima di servire e decantare il vino in una apposita caraffa in modo tale da ossigenarlo (favorendo lo sprigionarsi dei profumi) e da eliminare un eventuale deposito. All'inizio della degustazione valutiamo per prima cosa il colore appoggiando il bicchiere su di una superficie bianca.
     Osserviamo la limpidezza la natura del colore (ad esempio il rubino la porpora il mattone il viola se si tratta di vino rosso; il paglierino l'ambra il giallo dorato se si tratta di vino bianco) ne misuriamo l' intensità (smorto vivace o brillante) ed eventuali caratteristiche come l'effervescenza (nel caso degli spumanti) prodotta dall'anidride carbonica.
     Il naso ha una parte importante nell'assaggio; le sensazioni dell'odorato completano quelle del gusto in quanto l'olfatto ci rivela gli aromi che vengono trasmessi direttamente dall'uva e i profumi che si formano durante la fermentazione e l'invecchiamento (ad esempio di frutta di sottobosco di bacche). A tal fine il vino viene mosso nel bicchiere con lieve movimento rotatorio.
     Dopo tutto ciò si beve: a piccoli sorsi aspirando un pò d'aria. Il gusto si rivela in bocca lasciando gorgogliare per alcuni secondi il vino a contatto con l'aria e il piccolo sorso deve bastare a riempire la bocca mettendo al lavoro ogni papilla gustativa mentre gli aromi che si liberano dal riscaldamento del vino sul palato salgono al naso. Si evidenzia così il gusto principale e poi il "retrogusto" cio` la sensazione finale che lascia il vino prima di essere deglutito. Nella definizione del gusto entra in gioco anche la creatività dell'assaggiatore nel trovare le analogie e le formule più adatte per esprimere le sensazioni soggettive provate (vino povero generoso gradevole o fiacco asciutto o robusto. amabile o scipito ecc.).
     La degustazione diventa così un gioco interessante e creativo fatto anche di scambio ­ di opinioni con persone più esperte e con amici. Contribuiamo perciò  in maniera quasi inconsapevole a migliorare la cultura del nostro gusto".
     Niente di nuovo ma certamente è più facile descriverlo che metterlo in pratica poichè non è stata inventata una macchina che abbia sostituito del tutto gli organi di senso e non esiste degustatore che sia nato maestro.
     Certo è che un'immersione nella scienza enologica "dalla parte di un friulano D.O.C." è una esperienza nuova curiosa simpatica e davvero coinvolgente.
Non nego che il prezioso lavoro di Gottardo Mitri che scopro essere mio coetaneo mi ha talmente sorpreso ( in senso positivo ovviamente) da dedicargli un'intera giornata di lettura. Tutta d'un fiato.
     Ed è stato davvero curioso entrare insieme all'Autore nel cuore del vino attraverso una interessante premessa storica e tutto un insieme di considerazioni e termini così efficaci da rendere molto spesso l'idea in modo più preciso di tante descrizioni scientifiche.
     Ma il friulano si sa è lingua ben nota per la ricchezza di vocaboli inimitabili che per essere copiati impongono giri di parole all'infinito. Che non sempre raggiungono compiutamente il bersaglio.
Il lavoro di Mitri non è come potrebbe ipotizzare il "maligno" una semplice traduzione di un qualsiasi manuale o ciclostilato distribuito nei vari corsi per principianti.
     Rappresenta invece un contributo forte al popolo delle osterie e delle enoteche di casa nostra per elevarlo culturalmente dal più semplice e scontato "un tay di blanc" o " un tay di neri" mettendo a sua disposizione argomenti ben più qualificanti non generici molto utili per chiedere (in "madre lingua") un prodotto senza rischiare di riceverne l'opposto ed iniziare con il cameriere o sommelier il tradizionale calvario dell' incomprensione e della polemica.
     Robusta e documentata come dicevamo la ricerca storica che riconferma la vocazione del nostro territorio alla produzione di vini d'alta qualità per terreni e microclimi ma soprattutto per il sapere dell'uomo tramandato di padre in figlio sin dal tempo degli antichi Romani.
     La cultura l'aggiornamento la correttezza nel dire e nel fare sono aspetti apprezzabili nella "frasca" come in osteria nell' enoteca come nel più moderno "wine bar" in trattoria come al ristorante.
     E non serve aver lavato i panni nel Rodano o nella Senna nel Reno o nel Danubio poichè la vite ed il vino della "Piccola Patria" godono da sempre del benessere che deriva loro da Tagliamento Natisone ed Isonzo per non parlare della benefica brezza marina dell'Alto Adriatico tanto cari al vignaiolo friulano.