vigneto Friuli

IL RAMANDOLO
 
PICCOLA GUIDA PER CONOSCERE PIÙ DA VICINO IL PRIMO VINO DOCG DEL FRIULI

Grande soddisfazione fra i produttori delle colline di Nimis e Tarcento per il riconoscimento della denominazione con decreto ministeriale del 9 ottobre 2001

     La recente visita in Friuli da parte del Ministro degli interni ungherese Ervin DEMETER che presso il Comune di Nimis (UD) si è incontrato con le massime Autorità del Friuli Venezia Giulia (con in testa il Presidente della Giunta regionale Renzo TONDO il Commissario dell'ERSA Bruno PINAT il Presidente della Camera di commercio di Udine Enrico BERTOSSI ed il Sindaco di Nimis PICOGNA) è stata senz'altro una felice occasione per festeggiare la prima denominazione d'origine garantita riconosciuta ad un vino friulano : il RAMANDOLO.

     Dopo la parentesi ufficiale dedicata più a gettare le basi per un rapporto di fattiva collaborazione fra due popoli da sempre uniti da vincoli di amicizia piuttosto che a rivangare fastidiose incomprensioni e contenziosi sull'uso del nome TOCAI le delegazioni si sono portate in quel di CERGNEU località d'alta collina in Comune di NIMIS per un wine tasting alla Tenuta "LA RONCAIA"  davvero originale: TOKAJI e RAMANDOLO.
     A raccontare del primo in perfetto italiano con una preparazione ed una terminologia altamente professionale è stato l'enologo probabilmente oggi più noto d'Ungheria e cioè quel TIBOR GAL che vanta esperienze toscane ma anche friulane quale consulente de "LA RONCAIA" medesima ( GRUPPO FANTINEL) azienda leader del RAMANDOLO ( e non solo).
     A chi scrive è stato affidato il non facile compito di parlare proprio del VIGNETO FRIULI dei COLLI ORIENTALI e soprattutto del RAMANDOLO -guidandone le degustazioni- ell'ambito di un confronto che tutto ha voluto significare meno che una sfida.
     Davvero una giornata da incorniciare con un impegno a 360° da parte di tutti di gemellare le due tipologie passite per crescere insieme nelle suggestioni delle cantine piuttosto che-come è capitato per il "CASO TOCAI"- nelle gelide aule dei tribunali.


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Ma vediamo di conoscere più da vicino questo RAMANDOLO.

     Le vicende del Ramandolo sono intimamente legate a quelle del "Vigneto Friuli".
     Quando oggi si parla del Friuli è impossibile non collegare il nome a quello di un grande vino bianco; quando si vuol scendere nello specifico passando cioè ad un approfondimento delle tipologie "speciali" (amabili dolci passiti ecc.) il pensiero corre automaticamente al Picolit ed al Ramandolo.
     Tuttavia se al primo viene riconosciuto il ruolo storico di "vino dei re" al secondo si guarda con orgoglio quale capofila di una filosofia nuova ed importante che tende sempre di più a legare il vino (e non il vitigno!) al territorio.
Il Ramandolo è il primo ed unico vino friulano che si identifica con l'area di produzione e non con un metodo di lavorazione o una varietà di vite.
Sembrano concetti elementari eppure il percorso non è stato dei più semplici sviluppandosi nelle vigne e nelle cantine negli Uffici regionali e nei Ministeri nelle osterie e nei Tribunali.
     Se il Ramandolo non aveva segreti per il contadino e l'oste friulano in questi ultimi venti anni hanno imparato a conoscerlo il giornalista ed il magistrato l'enologo e l'uomo della strada. La carta bollata più che il ragionamento è servita a riportare dignità nelle colline di Ramandolo e dintorni ed il vignaiolo di queste parti poco incline al protagonismo ed all'esternazione per difendere il suo vino ha dovuto e saputo mostrare i muscoli.


Sistemazioni a Ramandolo

     Eppure per scrollarsi di dosso l'aggancio al Verduzzo il Ramandolo ha dovuto sudare parecchio. Rileggendo le note tecniche del prof. Gaetano Perusini ma anche gli Atti delle Esposizioni quasi sempre predomina il riferimento al Verduzzo (friulano e non); lo stesso Isi Benini giornalista con gli attributi pur "pensando" Ramandolo scriveva Verduzzo. E parliamo di un giornalista serio ed impegnato in una crociata "a vita" contro i "falsi osti".
     Il motivo va ricercato nell'impostazione originaria del "Vigneto Friuli" che nel suo primo approccio alle denominazioni di origine conseguente all'emanazione del DPR 930/63 (legge sulle D.O.C. appunto) riconobbe al vitigno (prima ancora che al territorio alle sottozone ai CRÙS) un ruolo dominante sposando una scelta più di tipo "tedesco" che "francese".
     Il Filiputti -scrivendo più volte-anno 1977- sulla rivista " IL VINO" ribalta il modo di intendere la viticoltura ed accentua il peso del TERROIR e dell'UOMO rispetto a quello del vitigno e del CLONE.
     Una nuova generazione di viticoltori riprese negli anni '80 un discorso controcorrente e diverso in termini di elevazione della terra d'origine ricercando nelle proprie radici le peculiarità e rifiutando l'omologazione. A Ramandolo tale spirito fu probabilmente più forte che altrove ed i giovani produttori trovarono nell'Ente pubblico locale (Comune Comunità montana) e Regionale un interlocutore disponibile e convinto tanto da costituire insieme una "forza d'urto" che nel tempo ripagò gli sforzi compiuti.
     Bussava intanto alle porte una nuova legge sulle DOC (Legge 164/92) che avrebbe rafforzato i concetti di qualità ed origine ponendo al vertice la vigna e la sottozona.
     Se il nome era stato salvato in extremis bisognava ora riprendere per mano la riconversione delle vigne obsolete le tecniche agronomiche ed enologiche la ricerca di immagine e di marketing.
     Osservatore attento e garante dell'evoluzione armonica fra passato e futuro del Ramandolo fu l'enologo Orfeo Salvador che si era appassionato alquanto alle vicende del territorio grazie anche alla frequentazione di un grande personaggio: l'avv. Antonio
Comelli.
     L'insigne uomo politico non aveva mai dimenticato le sue radici rurali in quel di Nimis ricordandosene sia quale primo Assessore regionale dell'agricoltura che Presidente della Giunta regionale in seguito.
     A Salvador fu affidata la presidenza dell'allora Centro regionale per il potenziamento della viticoltura (poi Centro regionale vitivincolo Presidente Piero Pittaro) ed in tale veste fu vicino a Comelli che volle fortemente (legge 29/67 sulle colture pregiate) il rilancio della viticoltura collinare altrimenti destinata all'abbandono causa l'esodo fisiologico di tante forze giovani attratte dal miraggio dell'industria e del "triangolo della sedia".
     Salvador guardò al Ramandolo con quel rispetto e quelle motivazioni che il "grande Maestro" aveva più volte rappresentato e di tale esperienza fece tesoro anche quale presidente della "Commissione Friuli" in seno al Comitato nazionale Vini DOC; sopralluoghi e pubbliche audizioni lo videro sempre in prima linea anche per limare incomprensioni ed aggressività (verbali s'intende) fra contrapposte correnti di pensiero.
     Fu sempre Salvador a proporre quei corretti collegamenti fra Consorzio Enti e Studi professionali chiamati a gestire la fase più delicata del rilancio territoriale in applicazione al cosiddetto " Obiettivo 5B" strumento comunitario destinato a segnare – in positivo – le fortune della zona.
     Un Consorzio giovane rinnovato e dinamico seppe cogliere al volo alla metà degli anni '90 le tante opportunità offerte dalla legislazione e dai provvedimenti per aree di particolare interesse.
     Non caddero allora nel vuoto quelle indicazioni che Piero Pittaro nella sua "diagnosi e terapia" per un "Ramandolo fra passato e futuro" già nel 1993 aveva dato ai più giovani colleghi.
     Avviandosi il terzo millennio si stanno riconvertendo i vigneti con sistemazioni intelligenti e barbatelle selezionate; si sta ripensando ad una metodologia di vinificazione che passerà – nel breve periodo – attraverso un impianto d'appassimento cooperativo con adozione della "ventilazione forzata".
     Ci si avvia ad individuare una bottiglia unica e suggestiva il cui contenuto rispecchia il senso della DOCG avendone i numeri per quantità qualità ed immagine; una DOCG nuova e pronta ad affrontare una ristorazione di nicchia che già guarda al Ramandolo con deferenza riconoscendogli "attributi " particolari e la capacità di uscire dal coro distinguendosi dalle imitazioni.

Claudio Fabbro - 28 maggio 2002

ALLE RADICI DEL RAMANDOLO
( la storia la tecnica la legge..)

  • 1893 : Alla seconda Fiera Concorso dei Vini Friulani in Udine la Società agraria friulana attesta con lode la bontà del vino "Ramandolo" presentato dal torlanese Giovanni Comelli detto "MORO" (19 – 23 aprile 1893)

  • 1908 : Prima Esposizione annuale – Fiera Vini Alto Friuli (Nimis)

  • 1908: l'ampelografo GIROLAMO MOLON elogia la bontà del vino "Ramandolo" (02. 11.1908)

  • 1909 : Seconda Esposizione annuale – Fiera Vini Alto Friuli (Nimis)

  • 1934: il dott. GAETANO PERUSINI scrive "La Viticoltura nella zona del Ramandolo"

  • 1939 : Riferimenti al "Verduzzo Ramandolo" da parte del dott. Guido POGGI nell' "ATLANTE AMPELOGRAFICO"

1970-1992 : dal VERDUZZO DOC alla sottozona RAMANDOLO DOC

  • 1970 : Emanazione del primo disciplinare dei vini DOC "Colli Orientali del Friuli" con riferimento al "Ramandolo "per il "Verduzzo tipo dolce"(DPR 20.07.1970)

  • 1981 : La Cooperativa Agricola di Ramandolo d'intesa con il comune di Nimis e la Comunità Montana Valli del Torre presenta istanza di riconoscimento della sottozona e vino "Ramandolo"

  • 1982: L'enologo PIERO PITTARO descrive i Verduzzi friulano e trevigiano in "L'Uva e il Vino"

  • 1982: Ordine del giorno del Comune di Nimis sulla situazione vitivinicola locale. (11.10.1982)

  • 1988: si costituisce il Consorzio di Tutela del Ramandolo

  • 1989: Viene pubblicato il primo decreto di riconoscimento che "sdoppia" la denominazione in "Ramandolo classico" e"Ramandolo". Ricorso del Consorzio al T.A.R. del Lazio.


1992-2001 : dalla DOC alla DOCG

  • 1992 : Emanazione di un nuovo decreto ministeriale che accoglie in sostanza il ricorso del Consorzio.(DM 18.06.1992)

  • 1992 : Assegnazione del RISIT D'AUR'92 – Sezione Tecnica – al Consorzio per la valorizzazione del Ramandolo e del territorio

  • 1992/97: Varie iniziative ed incontri tecnico/promozionali Obiettivo 5b ecc. da parte del Consorzio; PAOLO COMELLI subentra a DARIO COOS alla presidenza del Consorzio

  • 1998: Il dott. Antonio NIEDERBACHER e l'enologo Orfeo SALVADOR illustrano le procedure per l'ottenimento della D.O.C.G.

  • 1999: Il prof. Rocco DI STEFANO (direttore Istituto Sperimentale enologia di Asti) interviene al Convegno di Nimis sulla tecnologia dei vini passiti

  • 2000: Convegno sull'applicazione dell'Obiettivo 5 b sul Piano di sviluppo rurale sulle origini situazioni e prospettive del Ramandolo . Relatori Serra Fabbro Tavagnacco.( 05.05.00)

  • 2000 : pubblica audizione (20.12.00) sulla DOCG ( domanda 20.9.99)

  • 2001: riunione "ad hoc" Comitato tutela 15.02.01 sulla DOCG

  • 2001 : parere favorevole del Comitato per DOCG ( G.U. 86 dd. 12.04.2001)

  • 2001: tavola rotonda( CAMILLA et al.) in Nimis sugli effetti della DOCG(28.04.2001)

  • 2001 : presentazione del libro " IL RAMANDOLO NEI COLLI ORIENTALI DEL FRIULI"- Casa del Vino Udine( 5.06.2001)

  • 2001 : riconoscimento DOCG RAMANDOLO ( Decreto 09.10.2001-G.U. n.250 dd.26.10.01)

  • 2002 : incontro TOKAJI & RAMANDOLO in Nimis il 30.01.2002

aggiornamento al 30.01.2002 Claudio Fabbro