SPECIALE REFOSCO
"Il "Refosco dal peduncolo rosso" emerge con questo nome
intorno
al 1870
da una numerosa famiglia di Refoschi: vitigni da considerare con
ragionevole sicurezza come originari del Friuli
anche se è davvero arduo
risalire alle radici di tale termine. Alcuni anni fa intrattenemmo
in
proposito un rapporto epistolare con i FELLUGA
nota e illuminata famiglia
di produttori friulani
ma non riuscimmo a stabilire molto di concreto.
Recentemente - scrivono CALO' e COSTACURTA -(1)
abbiamo trovato nel Tomo VII^della famosa Ampélographie di VIALA e
VERMOREL
e precisamente nel Dizionario che raccoglie ben 24.000 nomi e
sinomini di 5.200 vitigni
alla voce "Refosco" questa interessante
annotazione: "Raisin bleu de cuvé cultivé à Refosco
en mélange et
souvent confondu avec le Dolcetto nero....".
Che si tratti
quindi ed ancora una volta
di un
toponimo? E di qual regione? Noi stiamo indagando in Friuli e
naturalmente
in Piemonte
vista l'accennata mescolanza col "Dolcetto".
Al di là di questo
però
tutto fa pensare che fra i famosi vini rossi del
Friuli che fin dall'antichità avevano una sicura reputazione e che
assieme alle "Ribolle"
costituivano l'orgoglio di quei produttori
ci
fossero anche quelli oggi denominati "Refoschi".
Già nel XII^secolo
infatti la "Ribolla" veniva coltivata con
successo e fornitain quantità alla Repubblica Veneziana e il Collio era
ricoperto e fiorente di viti: lo testimoniano molti documenti
fra i
quali
uno di Gorizia del 13 novembre 1340 che nomina la zona di Barbana"in
quo erat domus cum vinea et pergula"
mentre erano conosciuti ed
apprezzati su mense nobili anche il "Terrano bianco" e"Vermiglio". Ora
la sovrapposizione proprio fra i nomi di "Terrano e "Refosco" fa pensare
che il nostro vitigno possa essere già identifdicato.
Bisogna però fare un salto di secoli per trovare
con evidente certezza il nome "Refosco" e a noi piace andare direttamente
all'incantevole
aureo libretto di Lodovico BERTOLI
signore di BREBIR e
di SELZE
"Le vigne e il vino di Borgogna in Friuli" edito a Venezia nel
1747
perchè l'orgolglio lì espresso di produrre un ottimo vino friulano
nasceva dalla utilizzazione del "Refosco"
anche se (ahinoi !) è confuso
con il "Pinot di Borgogna". Sentite: "Un distinto nostro compatriota
molto attento ancora di uve
e di vini
narrandomi
che trovandosi egli
in autunno a Firenze
fu condotto ad una vigna
ove gli fu fatta gustare
per cosa oltremodo distinta
certa qualità d'uva
della quale il Granduca
aveva fatto espressamente portare i vitigni dalla Borgogna
chiamata dai
francesi "Pinneau". Più volte adunque esso mi disse: credetemi caro amico
e siatene sicurissimo
il "Pinneau di Borgogna" non è altra cosa
che il
"Refosco del Friuli".....".
E allora è provato che si trattava comunqe di
un'uva ben conosciuta con il nome di "Refosco" ed "oltremodo distinta". E
ci sembra degno di particolare nota che il BERTOLI
pur sbagliando
non
dicesse che il "Refosco" era il "Pinneau"; affermava: bensì "il Pinneau
di Borgogna non è altra cosa che il "Refosco del Friuli" ".
Che fosse varietà con solida reputazione lo
conferma nello stesso periodo il grande agronomo friulano Antonio ZANON
che
in una delle sue lettere pubblicate a Venezia nel 1967
scriveva
"Quanto si glorierebbe l'Inghilterra se avesse le nostre vigne
i nostri
Refoschi...". Succedeva
però
che questi ottimi vini perdevano di
reputazione
proprio a partire dal 1700
per una generale crisi che aveva
investito diversi territori della nostra penisola a causa delle condizioni
sociali
economiche e produttive che portarono i produttori a non mettere
alcuna cura nel coltivare i vigneti
nello scegliere i vitigni e nel
"fabbricare" (come allora si diceva) il vino. Un'arretratezza
segnalata
per il Friuli
proprio dai citati BERTOLI e ZANON che ripetevano pressochè
le stesse parole "poltroneria" e "pigrizia" e "trascuraggine dei
friulani".
Alla fine '700
in contrapposto
con le Accademie
con l'impegno degli studiosi iniziarono a presentarsi i sintomi di un
risveglio ed i primi
concreti frutti li troviamo in una inziativa
promossa dalla I.R. della Corte di Vienna
responsabile dei beni
culturali
ambientali
artistici
che istruì nel 1823 un Catalogo delle
varietà delle viti del Regno Veneto. All'opera si dedicò
"in servigio"
dell'Arciduca Francesco Carlo d'Austria
il Conte Pietro di Maniago
che
catalogò 127 vitigni del Friuli con indicazioni proprio sulle loro
qualità.
E' interessante sottolineare che una nota alla fine
del manoscritto consultato dice testualmente: "il Maniago
cercando ne
avrebbe potuto raccogliere duemila senza difficoltà
ma sarebbe stata ....questa
inutile fatica". E ciò a dimostrazione della situazione caotica allora
esistente nei vigneti e della poca cura nello scegliere le varietà da
coltivare. Nell'elenco troviamo i seguenti Refoschi:
-
- "Refosc" definito - "Nera da bottiglia e da botte... Dà
vino molto genereso e delicato".
-
- "Refosc blanc" - "Bianca da botte... In piano".
-
- "Refosc dolz" - "Nera
mangereccia
da bottiglia e da
botte...Colli e pianura di Maniago".
-
-"Refoschin" - "Nera da bottiglia...In piano".
-
- "Refoscon" - "Nera da bottiglia e da botte... in piano
ed in colle".
Tolto il "Refosc blanc"
percepiano immediatamente
come convivessero almeno quattro vitigni con questo nome
a dimostrazione
della variabilità di popolazione che costituiva i "Refoschi"
e possiamo
anche conoscere in quali zone del Friuli fossero coltivati.
Sui Colli Orientali e le Colline di Cividale e di
Ipplis erano diffusi "Refosc" e "Refoscon"; in pianura il "Refoschin";
nella zona di Maniago il "Refosc dolz". Ciò che colpisce subito è che
proprio nelle Colline dell'alto Friuli e nei Colli Orientali ed al confine
del Collio si trovavano i vitigni di maggior pregio e fra questi il "Refosc";
invece intorno a Codroipo mancavano
e così si era persa già traccia delle
bella e ricordata sfida ed esperienza del BARTOLI. Da qui in avanti le
citazioni si faranno più precise
perchè si è appunto iniziata l'opera
degli studiosi per il rinnovo e rilancio qualitativo del settore e nascerà
l'epoca degli studi più attenti degli apelografi.
L'ACERBI
nel 1825
fra "LE VITI FRIULANE DEI
CONTORNI DI UDINE" aveva ricordato al numero 221 il "REFOSCON"; ma è
anche interessante sottolineare che nella descrizione delle uve della
provincia di Verona aveva indicato un "Refosco veronese" dai "grappoli
piccolissimi
ovati
col raspo rosso e coi gambetti verdicci; acini
piuttosto fitti
tondi
piccolissimi nerissimi
un po' ineguali
dolcissimi
a buccia dura"
ed era inoltre annotato "Avuta da Udine
ove
adoprarsi a fabbricare il vino Piccolitto
misto ad altre uve..." e qui
potrebbe aprirsi un capitolo sul "Picolit"
che per il momento è obbligo
tralasciare.
Dobbiamo piuttosto ritornare ai nostri "Refoschi"
ed alla mostra sulle uve che fu tenuta a Udine
nello stabilimento
agro-orticolo da parte dell'Associazione Agraria Friulana
nel 1863.
L'esposizione aveva lo scopo di propagandare le varietà friulane migliori
"a griudizio dei viticoltori"
oltre ad alcune straniere. Fra le friulane
figuravano
come descritte dal Maniago nel 1823
il "Refosc" (ora
denominato anche "Refosco o Rifosc" )
il "Refoschin"
il "Refosc dolz"
il "Refoscon"
oltre al "Refosc blanc". Troviamo
però anche un "Refosco
di Vicenza (dato di origine vicentina)
un "Refosco di Istria" (dato di
origine istriana) ed un "Refosco ungherese" dato di origine ungherese
ma
proveniente da Faedis).
Con tutti questi nomi
perciò venne presentata
nelle sue variabili tutta una serie di tipi che avevano in comune il nome
"Refosco"
ma non era ancora chiaro se si trattasse di un unico vitigno o
di varietà diverse. Per curiosità vogliamo ricordare che anche il nostro
grande ampelografo di Rovasenda citava un "Refosco waisser". Se ora
andiamo a consultare i lavori delle Commissioni Ampelografiche che si
erano insediate nelle varie province del Regno dal 1872
risulta che
esistono notizie su alcuni vitigni friulani nel fascicolo X
del 1879
del
"Bullettino Ampelografico"; e le troviamo in relazione ad una raccolta di
uve della provincia di Udine
inviate nel 1877 dal Sindaco di Latisana
cav. Luigi PASQUALINI
alla Regia Stazione Agraria di Forlì
diretta dal
proprio nipote prof. Alessandro PASQUALINI.
Nell'elenco figurava anche un "Refosco nero"
per
il quale i commenti dei prof. Pasqualini e Pasqui furono i seguenti:
"vitigno dal grappolo un po' grosso
serrato ed alato con acini grossi
rotondi
neri
di sapore dolce gradevole"; differiva da un "Refosco"
coltivato per prova nei Colli di Bertinoro
per la compattezza del
grappolo e per la maggiore dimensione degli acini.
E'
ricordato
inoltre
come l'ODART avesse descritto: "Le Refosco est un
cépage vigoreux
dont les raisins rouge violtet
a grains écartés
peuvent
bien murir en Italie
mais non en Touscaine. Il est l'un des plus
exstimés sur le côtes de l'Adriatique".
E
così tocchiamo ancora con mano la variabilità dei tipi esistenti ed una
loro diffusione pur al di fuori del Friuli
oltre l'effettivo giudizio
positivo che queste uve riscuotevano. Che questa abbondanza di
denominazioni ormai fosse codificata ed accettata lo conferma l'elenco che
nel 1901 predispose il dott. G.B. BAVA
Presidente delle Commissioni di
Viticoltura ed Enologia della Provincia di Treviso
per i vecchi vitigni
coltivati nel Veneto"secondo il nome vernacolo delle uve".
Ebbene
il fascicolo VIII dedicato alla provincia
di Udine
riportava i seguenti "Refoschi" con i relativi sinonimi e zone
di coltivazione:
-
- "Refosc" ("Corvin"
"Corvin refosc") in provincia di
Udine;-
-
- "Refosc dal percol ross" ("Refosca" a Treviso
Venezia)
"Corvin"
"Corvin refosc" a Udine;
-
- "Refos dal pecol vert" ("Refosca" a Treviso
Venezia)
"Corvin"
"Corvin refosc" a Udine;
-
- "Refoscon-Gruess" a Udine e con la seguente nota:
"Sotto questo nome si comprendono molti vitigni a grossi tralci
a
vegetazione rigogliosa
a grappolo grande
acini grossi
neri".
Sempre per constatare questa variabilità
saltiamo
al "Bollettino della Associazione Agraria Friulana n° 3" del 1920 dove è
testualmente annotato: "Noi conosciamo
per esempio
otto varietà di
Refosco tutte differenti fra loro e alcune anzi che nulla hanno da fare
col Refosco".
Teniamo a mente questa nota
ma facciamo un passo
indietro e torniamo agli studi che
nell'ultimo quarto del 1800
si
sviluppavano in Friuli per dare ordine e qualificazione alle basi
ampelografiche.
LEVI
nel 1877 in un articolo sul "Presente
dell'industria vinifera nel Goriano"
sottolineava che "...i vitigni
oggi estensamente coltivati in questa provincia
si possono ridurre a
quattro soli: la "Ribolla" e il "Cividino" fra i bianchi e il "Refosco" e
il "Corvino" fra i neri". Ciò avveniva per i danni che le crittogame
stavano portando e
anche se imposta da cause esterne
era l'inizio di una
selezione qualitativa sulle varietà da coltivare. Infatti il "Refosco" era
definito la varietà "regina delle uve friulane" ed erano ricordati i due
tipi principali: quello a peduncolo verde e quello a peduncolo rosso dai
grappoli più piccoli e più spargoli
ma maggiormente profumati e
zuccherini; era poi sottolineata la sua indipendenza dal "Refoscone". Ci
pare questa
del 1877
la prima citazione ufficiale du un "Refosco dal
peduncolo rosso".
G. BOLLA
Direttore dell'Istituto Sperimentale di
Gorizia
nel corso del IV Congresso Enologico Austriaco
in un
interessantissimo resoconto sui vitigni coltivati
ricordava ancora che il
"Refosco" era considerato il più pregiato
fra i vitigni locali a frutto
nero
specie nel tipo dal picciolo rosso. Alla fine del 1800
in
definitiva
sulla base delle esperienze che si andavano maturando
emergeva la richiesta unamime dei tecnici di eliminare molti dei vitigni
disordinatamente coltivati in Friuli e di propagare quelli più meritevoli
dal punto di vista qualitativo; fra questi certamente era in primo piano
il "Refosco"
che poi era il "Refosco dal peduncolo rosso".
Riportiamoci ora agli Anni Venti del 1900
e
precisamente al 1921 ed alla "Esposizione in Udine delle Uve Friulmane"
dove in elenco ritroviamo il "Refosco"
"Refosco bianco"
"Refoscone" e "Refoscutt".
Qui furono distribuiti diplomi d'onore
diplomi ai meriti di 1° e 2° grado
e di incoraggiamento ai vai espositori
mentre una giuria appositamente
predisposta e presieduta dal famoso professor F.A.SANNINO
elaborò
apprezzamenti delle diverse varietà. Eliminate quelle di minor pregio
ne
rimasero 65 e
fra queste
i sotto elencati "Refoschi" per i quali
riportiamo le osservazioni originali.
-
REFOSCO DEL CARSO. Foglia di refosco. Acino grosso.
Produttivo. Vino diuretico .
-
REFOSCO DAL PICCIOLO ROSSO E DAL PICCIOLO VERDE. Quello
dal picciolo rosso è più piccolo
più dolce.
-
REFOSCO D'ISTRIA. Spargolo. Acino allungato
medio
Polpa
dolce
acido. Tre semi maturi. Altra varietà ad organi più grandi .
Acino più grande
grappolo più spargolo
semi quasi maturi.
-
REFOSCO DI PAGNACCO. Meno maturo.
-
REFOSCO DI RAUSCEDO. Molto e costantemente produttivo.
Meno dolce del "Refosco nostrano"
forse per vendemmia anticipata.
Maturazione media. Ricco di tannino.
-
REFOSCO DI RONCHIS. Più produttivo
più costante
priù
precoce del precedente. Acini grandi
poco dolci
grossi. Semi maturi.
Precocità di fruttificazione. Resiste al marciume. Vino più buono di
quello di Rauscedo. Vive in una piccolissima zona.
-
REFOSCO DI VICENZA. Somiglia al "Refosco d'Istria"
ma
più spargolo.
-
REFOSCO NOSTRANO. Grappolo piramidale
Acino medio o
piccolo dolce...Costantemente ma non eccessivamente produttivo. Tardivo
nel mettersi a frutto. Altro campione somiglia al precedente
ma acini
piccoli e dolci
foglie tomentose. Conclusiuoni sul "REFOSCO": col nome
di "Refosco" vanno più varietà meritevoli di essere diffuse per
comunanza di caratteri
per abbondanza e costanza di produzione
resistenza al marciume
e buona qualità di prodotto apprezzato. E' utile
la sua correzione con "Merlot". Raccomandasi la varietà a picciolo
rosso
benchè meno produttivo ma più sapido.
-
REFOSCONE O REFOSCO DI FAEDIS. Grappolo conico o
cilindrico conico
serrato. Acino grosso
allungato. Polpa carnosa
dolce
tannica. Semi maturi. Varietà abbondante e costante produzione.
Da consigliare.
-
REFOSCONE DI POZZUOLO. Grappolo
lasso
acino tondo. E'
un marzemino grosso (?).
Da notare che compaiono altri nomi di "Refoschi" : "Refosco di
Pagnacco"
"Refosco di Rauscedo"
"Refosco di Ronchis"...che continueremo
a trovare anche in seguito
che allargano una gamma di denominazioni nella
quale
come vedremo infine
stiamo portando i dovuti chiarimenti.
Dopo il 1923
anno di fondazione della STAZIONE
SPERIMENTALE PER LA VITICOLTURA E DI ENOLOGIA DI CONEGLIANO
con
l'impianto da parte del prof. DALMASSO prima e del prof. COSMO poi
di
una serie di vigneti sperimentali anche in Friuli
iniziò un periodo di
verifiche e studi più razionali. E proprio DALMASSO in una relazione del
1932 parlava dei primi risultati ottenuti e
fra l'altro
diceva: "Dalle
numerose prove di vinificazione condotte con molta precisione dal
Consorzio per la Viticoltura
e dall'insieme degli altri dati da noi
raccolti
si può concludere che fra i vitigni rossi locali è degno di
essere osservato e diffuso soprattutto il cosidetto "Refosco nostrano" o
dal "peduncolo rosso" (e in minor misura
il "Refoscone" o "Refosco di
Faedis")". Incominciavano così a chiarirsi anche alcune sinonimie e
soprattutto quella fra il "Refosco nostrano" e "Refosco dal peduncolo
rosso"
che si andava imponendo come il "vero" "Refosco" da valorizzare.
Sempre DALMASSO inseriva questo vitigno fra quelli
proposti per la riorganizzazione della viticoltura regionale e così gli
scritti sulle sue caratteristiche e qualità diventano via via più
numerosi. Su tutti svettava la descrizione ampelografica del POGGI
raccolta nell'"ATLANTE AMPELOGRAFICO" del 1939 artisticamente illustrato
nel quale il "Refosco dal peduncolo rosso" è ritenuto l'unico fra i
Refoschi "che meriti una certa considerazione". E' individuato come
"vitigno certamente antichissimo"
tenuto conto che l'udinese CANCIANI
nelle "MEMORIE" edite nel 1773 così scriveva: "il Picolit
" il "Refosco"
la "Candia
" il "Cividino"
il "Pignolo" sono le uve nostre proprie per i
liquori". Poi è delizioso un articolo che lo stesso POGGI scrisse
sempre nel 1939
intitolato"Da Buttrio a Savorgnano dcl Torre"
nel quale
sono menzionati prodotti e produttori di quelle zone. Vale la pena di
proporne qualche passo: "Ma una pleiade di prodotti non conviene
dimenticare: di Soleschiamo i vini delle Cantine Brazzà
di Manzinello
quelle del Cav. Tomasoni e del Cav. Uff. Morelli de Rossi.
dove accanto
al Tocai
al Verduzzo
al Merlot
ai Cabernets
degnamente figura il
Refosco dal peduncolo rosso o Refosco nostrano
passito e comune
figli di
un vitigno che i tecnici hanno diffuso in tutto il Friuli a formare solida
base di tipi comuni da pasto o di tipi liquorosi. E dappochè siamo in
argomento
non spiacerà al lettore sapere che anche oltre oceano
il
Refosco (probabilmente nostrano) ha creato la fama enologica della
California".
Notizia questa veramente da sottolineare
non molto
conosciuta
ma veritiera
perchè Poggi così continuava: "il compianto
Comm. Enot. Rossati del R. Ufficio Italiano di New York
pochi giorni
prima della sua immatura dipartita mi scriveva
testuali parole: Sarà
bene far conoscere costì che quella varietà di Refosco è il vitigno che
ha fornito alla California la migliore qualità di uva rossa da vino colà
coltivata. Ed anzi potrebbe al riguardo murarsi una targa presso la sede
di codesto Consorzio per la Viticoltura
a ricordo del contributo di una
regione del più vecchio Paese vinicolo d'Europa alla viticolturas del più
giovane Stato del nuovo Continente....". E concludeva POGGI : "...il che
mi sembra basti a stabilire un primato ed una gloria".
Che cosa è rimasto? Nessun ricordo; e così questa
seconda sfida (dopo quella del BERTOLI nei confronti dei vini francesi)
che il "Refosco" sembra perdere in un condannevole oblio. Anche per
questo
forse
siamo felici ed un po' orgogliosi dei risultati dei nostri
recenti studi che hanno riproposto
come vedremo
le elevate qualità che
il"Refosco dal peduncolo rosso" sa esprimere in diverse zone d'Italia ! I
passi ricordati ci porgono
poi
un'altra notizia particolare: il "vino
passito" ottenibile con il "Refosco".
Qui viene alla mente lo squisito
unico
inimitabile liquore che produce il cav. Toppani di Ruda
con una tecnica
particolarissima
tramandata dal nonno farmacista. Un appassimento spinto
tale da ottenere pochi litri di nettare da ogni quintale di uva;
fermentazione in tini che sono sempre gli stessi da oltre cento anni;
imbottigliamento di poche bottiglie e riempimento annuale nello stesso
tino in quantità equivalente a quello spillato
talchè ogni bottiglia
ancor oggi
in parte contiene il passito di cento e più anni fa !
Il "Refosco dal peduncolo rosso"
infine
si è
imposto e tutte le "classificazioni" per il Friuli ne hanno previsto la
coltura. Le prove erano tutte convergenti e positive e ancora COSMO
nel
1952
nel riferire i risultati dei vigneti sperimentali della Stazione di
Conegliano
lo diceva "in grado di fornire prodotti ricchi di vinosità ed
apprezzati". Restava
come detto
solo da chiarire meglio la identità dei
vari "Refoschi" e provare quello del peduncolo rosso in territori fuori
del Friuli
per valutarne meglio le caratteristiche ed il valore.
Negli Anni '80 e '90 ci siamo dedicati con impegno
a questo compito ed i risultati sono stati molto lusinghieri. Nell'ambito
dei lavori di recupero
caratterizzazione e valorizzazione del germoplasma
autoctono
l'Istituto Sperimentale per la Viticoltura ha potuto reperire
ben 9 accessioni di "Refosco" : "Refosco Ronchis"
"Refosco Vescovo"
"Refosco
degli uccelli" o "Refoschin"
"Refosco di Rauscedo"
"Refosco Guarnieri"
"Refosco del botton"
"Refosco di Faedis"
"Refosco dal peduncolo rosso" e
"Refoscone". Le analisi ampelografiche
ampelometriche e biomolecolari
che sono tuttora in corso
mentre confermano l'esistenza di questa
importante famiglia di diversi vitigni più o meno vicini geneticamente
evidenziano come
in qualche caso
il nome di "Refosco" sia stato
utilizzato erroneamente per indicare in realtà altri vitigni. In ogni caso
pare che si potranno definire 7-8"Refoschi"
così come ipotizzato nel
passato. L'identità del "Refosco dal peduncolo rosso" e
comunque
ben
chiara ed il vitigno è stato caratterizzato in maniera precisa e sicura
sia fenotipicamente che attraverso le analisi isoenzimatiche (GPI: 10 e
PMG: 6) e del DNA con i marcatori microsatellite.
Si tratta di una varietà abbastanza omogenea
a
germogliamento medio-precoce (circa una settimana prima del "Cabernet
Sauvignon") e a maturazione medio-tardiva (più o meno verso la fine di
settembre in Friuli-Venezia Giulia); compie il suo ciclo in circa 160-170
giorni
quindi in circa una settimana in più del "Cabernet Sauvignon";
ciò è dovuto soprattutto alla maggiore durata del periodo fra la fioritura
e l'invaiatura. E' in vitigno vigoroso
con vegetazione ricadente
costituita da tralci medio-lunghi ed internodi lunghi
di color verde con
striature viola. Il germoglio è cotonoso
di colore giallo biancastro con
sfumature rosate. La foglia è grande
tondeggiante
trilobata con lembo
leggermente bolloso; il suo seno peziolare è a V aperto; il picciolo e le
nervature tendenti al rossastro; la dentatura è irregolare e appuntita.
Con la metodologia "Leaf ISV" è stata anche costruita la "foglia tipo"
sulla base di oltre 40 parametri rilevati su numerose foglie mediante
telecamera collegata a computer.
Il grappolo è di dimensioni leggermente superiori
alla media (poco più di 200 g) a forma piramidale
alato e spargolo. Il
peduncolo alla maturazione è di color rosso vinoso (da ciò il nome)
lignificato. Gli acini
sferoidali
sono di dimensioni medie
con la
buccia color blu-nero
mediamente pruinosa
e polpa poco consistente e di
sapore neutro; a maturazione possono staccarsi con facilità mentre
con
produzioni abbondanti o in situazioni poco adatte (terreni freddi
secchi
ecc.)
la colorazione può risultare disforme e molti acini possono
rimanere di colo rosa o addiritura verdi. La composizione chimica delle
uve
oltre che presentare un buon equilibrio fra la componente glucidica e
acida
è caratterizzata anche da una interessante ricchezza di antociani
dello stesso tipo dei "Cabernet". Si tratta di antociani resistenti alla
fermentazione ed all'ossidazione (al tempo) e quindi i vini che si
ottengono
dalle uve di "Refosco" possono essere destinati anche
all'invecchiamento.
Per quanto attiene alle sue caratteristiche
produttive
il "Refosco dal peduncolo rosso" è sempre stato considerato
un vitigno generoso che dà produzione abbondanti
ma di scarsa qualità nei
terreni fertili di pianura
mentre si adatta molto bene in collina
nelle
zone ben esposte
in terreni argillosi
calcarie
ricchi di scheletro
anche se aridi e sassosi. E' un vitigno abbastanza rustico che presenta
una buona resistenza al freddo invernale; è tollerante nei confronti della
"botrite" e del "mal dell'esca"
mentre manifesta una certa sensibilità
alla "peronospora
all'"escoriosi" e mediamente all''oidio". Nell'ambito
del citato programma concernente il miglioramente della "piattaforma
ampelografica italiana" ove il "Refosco dal peduncolo rosso" rappresentava
uno dei vitigni su cui puntare per qualificare e tipicizzare i nostri
vini
le sue caratteristiche produttive sono state confrontate con quelle
del "Cabernet Sauvignon"
vitigno "internazionale" di grande qualità.
Sulla base dei risultati di in triennio di indagini
nelle principali regioni viticole italiane (42 vigneti) il "Refosco dal
peduncolo rosso" ha manifestato ovunque una produttività ed un equilibrio
vegeto-produttivo comparabili a quelli del vitigno bordolese: ha prodotto
pur con una fertilità media delle gemme piuttosto bassa (0
9 grappoli per
gemma)
circa 3-4 Kg di uva per ceppo con un indice di "Ravaz" (rapporto
uva/legno) di circa 3
5. La qualità delle produzioni
a livello di
gradazione zuccherina e acida
è sempre stata comparabile ed in qualche
caso
anche leggermente superiore: mediamente le uve di "Refosco"
contenevano
a parità di forza acida
il 20
6% di zuccheri contro il 19
4%
del "Cabernet Sauvignon". Per quanto concerne l'Italia Nord-orientale
luogo di attuale maggiore diffusione del vitigno
i risultati migliori si
sono riscontrati nelle aree collinari ed in particolare sui Colli Berici
e nella zona di Conegliano. Nella pianura e nei fondovalle
sia in
terreni pesanti che leggeri
non si sono avuti risultati particolarmente
interessanti.
Fin dal 1975 l'ISTITUTO SPERIMENTALE PER LA
VITICOLTURA ha iniziato i lavori di selezione clonale sui vitigni tipici
del "Collio Goriziano" e del "Carso"
tra i quali i "Refoschi". Lo
scopo fondamentale dell'impostare la selezione è stato quello di
individuare biotipi esenti dalla più gravi malattie da virus
con un buon
equilibrio vegetativo della pianta
maggiore fertilità delle gemme
(soprattutto quelle basali)
maggiori ricchezze zuccherine e migliori
equilibri acidi dell'uva
con grappoli più spargoli e con una migliore
resistenza alle crittogame. L'obiettivo più importante è stato però sempre
la ricerca e la salvaguardia della tipicità e qualità del prodotto. Il
lavoro è stato condotto in collaborazione con il CENTRO REGIONALE
VITIVINICOLO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA. Nelle aree di maggiore diffusione
di coltivazione sono stati individuati ceppi interessanti che
dopo
accurati esami sulle caratteristiche produttive sanitarie
sono stati
moltiplicati e confrontati con campioni di popolazioni non selezionate
secondo la metodologia concordata a livello nazionale.
Dopo alcuni anni sono stati scelti e omologati
(1990) i cloni ISV-F1
isolato presso l'azienda RUBINI di SPESSA DI
CIVIDALE (UD) e ISV-F4-TOPPANI
individuato presso l'azienda TOPPANI DI
RUDA (UD) che nei confronti della popolazione presentavano
oltre a
spiccate caratteristiche di tipicità
un miglior equilibrio vegetativo ed
una migliore predisposizione alla produzione di zuccheri. Attualmente
risultano iscritti al "REGISTRO NAZIONALE DELLE VARIETA'"
oltre ai
due cloni citati
anche il clone VCR 14
ottenuto nel 1995 dai VIVAI
COOPERATIVI RAUSCEDO e che
considerata la particolare ricchezza di
antociani delle sue uve
ben si presta ad ottenere vini da tagliare con
prodotti da destinare all'invecchiamento.
Il "Refosco dal peduncolo rosso" dà origine a 8
vini "VQPRD" : "Friuli Grave"
"Colli Orientali del Friuli"
"Friuli-Latisana"
"Friuli Isonzo"
o "Isonzo del Friuli"
"Friuli-Aquileia"
"Carso"
"Lison-Pramaggiore"
"Friuli-Annia". Sono tutti vini di buona od ottima qualità
che devono
possedere gradazioni alcoliche di circa 12% e acidità totale attorno al
5-7%. Il vino "Refosco dal peduncolo rosso"
assaggiato dopo un anno
dalla vendemmia
può essere così descritto:
- "Il colore rosso rubino più o meno intenso con riflessi
generalmente violacei. Il quadro olfattivo del vino ancora giovane è
abbastanza complesso. A prevalere è l'insieme degli odori fruttati
segnatamente il cosiddetto sottobosco (mora e lamponi) poi la ciliegia.
Altre impressioni che richiamano la frutta potrebbero ricordare la prugna
essiccata (non molto intensa) e la confettura. Accanto alle percezioni di
frutta abbiamo anche quelle floreali
che potrebbero ricordare la viola
e
quelle speziate talora identificabili con il pepe. Non mancano le note
vegetali come il trito di "erba tagliata" identificato con vegetale
fresco
o di fieno
tabacco o tè sintetizzabili nella definizione di
"erbaceo secco".
Le impressioni propriamente gustative sono meno specifiche
e sono comuni ad altri vini:
- si evidenziano
comunque
la leggera impressione dovuta
all'acidità
il tocco dell'astringenza e
ad equilibrare e a sintetizzare
il vino
il corpo. Nella già citata prova del miglioramento della
"piattaforma ampelografica"
i vini ottenuti dalle uve di "Refosco dal
peduncolo rosso" hanno sempre presentato una buona acidità
un corpo
consistente
una ragguardevole intensità di colore e qualche volta un'astringenza
pronunciata. La gradevolezza in generale è sempre stata elevata ed in
particolare nei vini delle colline venete. Le note principali presenti
nei vini sono state: "pepe
mora-lampone
prugna essiccata
confettura-marmellata".
Un vitigno in definitiva dalla ottime potenzialità
che bene rappresenta - anche esso la classe e la stoffa del nostro
patrimonio viticolo."
Secondo il POGGI - (2) il "Refoscone" è: "un
vecchio vitigno friulano chiamato anche "Refosco grosso"
"Refosco di
Faedis"
"Refosco nostrano". Di tutti i "Refoschi" era il maggiormente
coltivato perchè forniva abbondante prodotto dato l'elevata resa dell'uva
in mosto. La viticoltura friulana oggi
sulla via di un deciso
miglioramento
sta eliminando il "Refosco di Faedis" nei nuovi impianti e
nelle ricostituzioni.
Culla di origine si ritiene il territorio del
Comune di Torreano (pedemontano) ed il vitigno è ancora coltivato
intensamente nel Comune di Faedis
da cui il nome. Sensibile alla
"peronospora" delle foglie
resistente alla malattie del grappolo
ha
ottimo vigore e costante produttività. In pianura
in talune annate l'uva
arriva a maturazione perfetta. E' vitigno di terzo merito e da
abbandonare. In collina bene esposta
produce talvolta vino alcolico e
sufficientemente resistente all'invecchiamento
ma ciò costituisce
un'eccezione. Il vino entra nella confezione di "tipi da pasto" in unione
col "Verduzzo" ed anche col "Merlot".
CARATTERI DEL VINO - Di colore rosso vivo
odore vinoso
poco profumato
asciutto
fresco
tannico
abbastanza di corpo sapido
ma
piuttoosto disarmonico. Tipo di vino comune da pasto.
Il POGGI definisce il "Refosco d'Istria" quale:
"Vecchio vitigno poco coltivato in Friuli
molto affine al "Terrano" se
non pure di origine comune. Il "Refosco d'Istria"
o"Refosco del Carso" è
diffuso nei territori delle province di Gorizia e Trieste ed il vino che
se ne produce e che prende il nome di "Terrano" è tuttora ricercato ed
apprezzato. Certamente nei secoli scorsi il vino era assai quotato: nel
1689 ad esempio un certo VALVASOR in una pubblicazione fatta a Lubiana
dal titolo "DIE EHRE DES HERZOGTHUMS" esalta i vini del Goriziano ed
in specie il "Terrano"
assai ricercato nei Paesi tedeschi. Nella
"STORIA DELLA VITE E DEL VINO" Vol. III
il prof. DALMASSO accenna a
cronisti e poeti tedeschi che parlando della terra triestina
ne decantano
il "Rainfald" ("Ribolla")
il "Terant" ("Terrano") e la "Malvasia".
In una pubblicazione edita a Gorizia nel 1910 a
cura di M. RITTER e dal titolo "DER KARSTER TERRANO"
o "TERRANO DEL
CARSO"
l'autore esalta le virtù del vino con una poesia che che così
comincia:
«Der
Terran nicht schwer und dick
er ist nicht herb und fett
er ist nicht weich und schlaff »
Egli
descrive il vino come denso
pieno
forte
profumato come un fiore
duro
come l'acciaio
di gran classe
fresco
frizzante
fortemente colorato
con riflessi rosso rubino
e che si distingue per il suo profumo
caratterstico che ricorda quello del fiore di fragola (??). E quindi un
vero inno dal "Terrano".
Comunque
se nelle provincie finitime il vitigno
assume ancora un'importanza notevole
in quella di Udine il "Refosco
d'Istria" si coltiva spradicamente e non è meritevole di diffusione.
CARATTERI DEL VINO - Di colore colore rosso intenso
odore vinoso
fresco sapido
acidulo
piuttosto tannico
mediamente alcolico. Vino
comune da pasto.
Il vino per la sua ricchezza in acidità non è
pronto consumo e solo dopo alcuni mesi perde la sua caratteristica
ruvidezza."
Infine sempre il POGGI
definendo il "Refosco dal
Peduncolo Rosso" scrive: "Di tutta l'estesa gamma di "Refoschi"
coltivati e diffusi in Friuli
principali tra i quali il "Refosco dal
Peduncolo Rosso"
il "Refoscone" o "Refosco grosso"
o "Refosco di Faedis"
il "Refosco dal Peduncolo Rosso" è certamente il migliore ed è l'unico
che meriti una certa considerazione. Vitigno certamente antichissimo
tanto che l'udinese CANCIANI nelle "MEMORIE" edite del 1773 così
scriveva: "il Picolit
" il "Refosco"
la "Candia
" il "Cividino"
il "Pignòlo"
son le uve nostre proprie per i liquori". Non so quale liquore si potesse
trarre dal "Cividino"
ma comunque la citazione stabilisce l'esistenza e
la coltivazione di un "Refosco"
senza però indicare quale.
Anche la questione del "Pucinum" vino caro a Livia
Augusta Imperatrice e che qualcuno vorrebbe indicare nel "Refosco dal
peduncolo rosso"
è stata affrontata dal prof. DALMASSO che nella "STORIA
DELLA VITE E DEL VINO"
a pag. 345-46 Vol. III
dopo la disamina
conclude si trattasse invece del bianco "Prosecco" della costiera
Triestina. Ed ancora a pag. 552 accenna alle lettere dell'Agron. friulano
Antonio ZANON che nel 1767 scriveva: "quanto si gioverebbe l'Inghilterra
se avvesse le nostre vigne
i nostri "Refoschi"
i nostri "Piccolit"
i
nostri "Cividini"
le nostre "Ribuole" ?." Ed anche qui lo ZANON non
specifica quali "Refoschi" ed esalta
a torto
"Cividino" e "Ribolle".
Il Comm. Agron. Giuseppe MORELLI de ROSSI
appassionato cultore di viticoltura ed enologia
PRESIDENTE DELLA SEZIONE
DELLA VITICOLTURA DEL CONSORZIO PROVINCIALE TRA I PRODUTTORI
DELL'AGRICOLTURA DI UDINE
dopo aver effettuato studi comparativi sui "Refoschi"
si fece tenace assertore della necessità di coltivare il "Refosco dal
peduncolo rosso"
sostituendolo a tutti gli altri assolutamente di
secondo o terzo merito. Oggi infatti i viticoltori si sono orientati verso
tale vitigno che
dopo il "Merlot"
s'intende
è il più richiesto per uva
nera da vino. Alcune aziende
come ad esempio quella CHIOZZA DI SCODOVACCA
(Cervignano) ne hanno estesa la coltivazione.
Le uve
normalmente vinificate
danno in collina ed
in piano
un prodotto do corpo
ricco
di quella acidità che è sempre bene
accetta e ricercata dai bevitori nostrani; il vino poi è una base ottima
per la preparazione di tipi da pasto. Nelle terre argillose collinari e
pedecollinari
le uve appassite si prestano nella confezione di tipi
liquorosi e semi-liquorosi veramente eccellenti e di pregio
assai
resistenti all'invecchiamento
pratica che li migliora enormemente
rendendoli fini e squisiti.
CARATTERI DEL VINO COMUNE - Di colore rosso violaceo
intenso
profumato
amarognolo
caldo
leggermente tannico
di corpo
austero.
CARATTERI DEL VINO PASSITO - Limpidissimo
rosso aranciato
profumato
speciale
dolce
alcolico
caldo
vellutato; vino di lusso o
speciale squisito sotto ogni rapporto.
Secondo il FILIPUTTI - (3) " la sua origine si
perde nella storia delle nostre terre e dovrebbe trovare i natali tra il
"Carso" e l'"Istria". Coltivato sia in pianura che il collina
è citato
negli "Annali del Friuli" dal DI MANZANO: nel 1930 "gli ambasciatori
romani offrirono 20 ingastariis (contenitori di terracotta o vetro di
circa un litro di capacità) al generale dei Dominicani" di vino "Refosco".
Ne scrive anche lo storico Antonio ZANON: ("Quanto si gioverebbe
l'Inghilterra se avesse... i nostri "Refoschi"...); e ne dà notizia il
CANCIANI
nel 1773. "Refosco di Biauzzo"
era la varietà con la quale il
BERTOLI portò avanti la sperimentazione sul vigneto ed in cantina
derscritta nel suo "LE VIGNE ED IL VINO DI BORGOGNA IN FRIULI" del 1767.
L'ODART (1849) afferma che: "Le "Refosco"....est l'un des
plus estimes sur les cotes de l'Adriatique ".
Persino una
nobildonna friulana vantava
in una lettera del 29 maggio 1789
il "suo" "Refosco".
Così scriveva
infatti
la contessa Lavinia DRAGONI FLORIO a Melchiorre
CESAROTTI : "Tutti parlano di vini
tutti attendono a chi sa farne di
migliori; chi vanta il suo "Picolit"
chi il suo "Refosco"
chi il
"Pignolo". Io ho qualche pretensione per il mio "Refosco" che è il solo
vino della nostra famiglia. Di questo si suole spesso vuotarne qualche
bottiglia con gli amici nelle lunghe serate d'inverno."
Le uve di "Refosco" sono presenti in tutte le
mostre tenutesi a Udine. In quella del '21 il giudizio sul "Refosco
nostrano" era questo..."Col nome "Refosco" vanno più varietà meritevoli di
essere diffuse per comunanza di caratteri
per abbondanza e costanza di
produzione
resistenza al marciume
e buona qualità di prodotto
apprezzato. E' utile la sua correzione con "Merlot" (certamente per
renderlo più morbido
data la sua proverbiale acidità; ndr). "Raccomandasi
la varietà a "picciolo rosso" benchè meno produttivo
ma più sapida."
Allora erano ben 8 le varietà conosciute. Anche il POGGI lo considera :
"l'unico che meriti una buona considerazione." La rivista di
"AGRICOLTURA FRIULANA" editò nel 1935
in occasione della Fiera di
Buttrio (4 maggio) un numero speciale dove il "Refosco nostrano dal
peduncolo rosso" è ritenuto il migliore vino friulano a uva nera (qui
scopriamoche all'epoca veniva piantato con successo anche il California) e
se ne consigliava la diffusione su larga scala
anche in sostituzione di
altri "Refoschi" di minor merito. A selezionare tra i "Refoschi" (molti
moltissimi: "Refosco di Faedis"
d'Istria"
di "Rauscedo"
"Refosco
magnacan"
"Refoscone"
"Refosco del Carso") quello più nobile "dal
peduncolo rosso" - che è il risultato dall'adattamento all'ambiente del
ceppo originario - fu MORELLI de ROSSI.
IL "REFOSCO
DI PASTEUR"
Luigi CHIOZZA fu
come visto
agronomo molto noto
nell'Agro Aquileiese. A SCODOVACCA fece costruire la sua villa circondata
da un grande parco
che ora è una delle sedi dell'E.R.S.A. Non distante
c'era la sua "amideria" industria che ricavava amido dal riso e che allora
era conosciuta in tutto il mondo. Numerosi erano i suoi interessi ed i
suoi contatti con il mondo scientifico. Tra questi vorremmo qui ricordare
quello intrattenuto con PASTEUR
conosciuto durante il suo soggiorno a
Parigi dal '50 al '54 dove frequentò "l'ECOLE DE CHIMIE PRATIQUE" .
PASTEUR soggiornò nella villa di CHIOZZA stesso
dal novembre del 1869 al luglio del 1870 per studiare la "malattia del
baco da seta". Ed il "Refosco" che ruolo ha in questa storia ? Luigi
CHIOZZA era appassionato anche di viticoltura e aveva intuito che il "Refosco
dal peduncolo rosso" che si trovava nei vigneti promiscui di Scodovacca
aveva subito un ulteriore adattamento (clima + terreno)
col risultato di
produrre un vino che
essendo di colre intenso e ricco di corpo
aveva
maggior finezza ed eleganza del "Refosco" comunemente conosciuto. I suoi
profumi
soprattutto
raggiungono toni "dolci" e"fruttati" che in altre
zone non si ottengono. Questa intuizione trovò poi seguito nell'impianto
avvenuto nella metà degli anni Trenta per merito degli eredi di CHIOZZA
di un vigneto di un ettaro e venti
ricavato ai margini del parco della
villa
che raccoglieva i migliori biotipi di "Refosco dal peduncolo rosso"
che CHIOZZA aveva selezionato assieme al suo amico
e scienziato
PASTEUR.
Il vigneto
che seguì tutti i dettami di Luigi CHIOZZA
strenuo
sostenitore della coltivazione specializzata
aveva in origine circa 2.000
piante
oggi ridottesi a 1.500.
Il "Refosco di Scodovacca" è una delle tante perle
ancora da scoprire del FRIULI ENOLOGICO. Purtroppo un mercato sempre più
orientato verso quelle che ormai vengono definite "varietà
internazionali" (prima erano solo francesi) rischia di compromettere
questi preziosi "crus" dove uomo e ambiente hanno creato un tutt'uno
raggiungendo la sintesi massima. Fortuna vuole che parte di quel vigneto
custodito dai tecnici dell'E.R.S.A. e che conserva tra i soi filari un
patrimonio genetico di indubbio valore
sia ancora in vita e che offra a
qualche intelligente vivaista
materiale per mantenere in vita il "Refosco
di Pasteur".
IL "REFOSCO
NOSTRANO"
Appartiene allla grande famiglia dei "Refoschi" e
prima della "fillossera" e con ogni probabilità il vitigno a uva rossa più
diffusa. Venne soppinatato dai vitigni nobili d'Oltralpe e poi dal più
elelngante "Refosco dal penduncolo rosso". Il"Refosco nostrano" è lo
stesso del "Terrano"
del "Terrano d'Istria".
POGGI e MARZOTTO lo indicano
correttamente
come lo stesso
vitigno del "Refosco di Faedis" e del "Refoscone". Certamente
antichissimo. Forse il più antico di tutti.
Infine il PITTARO (4) distingue il
"Refosco dal peduncolo rosso" e "nostrano" come segue:
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