VENDEMMIA
2005
OPERAZIONE
GIRASOLE
Blitz tra le vigne
irregolari 19 aziende
Scoperti 148 operai in nero
comminate sanzioni amministrative
per 32 mila euro
LE INFRAZIONI - I CONTROLLI
I risultati dell'operazione "Girasole" voluta dal ministero del
lavoro
La Direzione provinciale del lavoro
ha effettuato verifiche nelle campagne dal 19 settembre all'inizio di
ottobre
Le imprese hanno per lo più omesso di consegnare le lettere di
assunzione o di informare il Centro per l'impiego
"Lavoro
irregolare tra i filari delle vigne durante la vendemmia? I diretti
interessati
i titolari delle aziende agricole
fanno la voce grossa
contro l'eccessivo accanimento nei controlli da parte di ispettori del
lavoro
Inps e carabinieri; i rappresentanti delle associazioni di
categoria chiedono di semplificare le norme
i politici fanno
altrettanto. E intanto arrivano i dati relativi all'ultima campagna di
repressione e prevenzione di lavoro nero e infortuni nelle vigne voluta
dal Ministero del lavoro. Il più significativo: delle 33 aziende
ispezionate 19 sono risultate irregolari. «Spesso irregolarità
marginali». tranquillizzano dalla Direzione provinciale del lavoro. Ma
comunque presenti. Ma i risultati
dell'"Operazione girasole"
questo il
nome assegnato all'attività autunnale nelle campagne di mezza Italia dal
Ministero del Lavoro
evidenziano anche come sui 558 lavoratori occupati
nelle aziende sottoposte a controlli 148 siano risultati irregolari (al
Centro per l'impiego di Cividale i lavoratori segnalati sono stati 700
il 50% dei quali sloveni ed extracomunitari). Spesso la "macchia"
trovata nelle aziende è stata quella della mancata segnalazione della
presenza del lavoratore al Centro dell'impiego o
ancora
la mancata
consegna al vendemmiatore della lettera di assunzione. Dei 148
irregolari 8 sono risultati extracomunitari o provenienti dalla
Slovenia
i cui lavoratori non sono ancora a tutti gli effetti
comunitari. Nelle 33 aziende
tuttavia
gli ispettori della Direzione
provinciale del lavoro che hanno operato in sinergia con i colleghi
dell'Inps
dell'Inail e del nucleo carabinieri costituito all'interno
della stessa direzione udinese
non hanno riscontrato la presenza di
lavoratori clandestini o di minori. Due i provvedimenti penali emessi
nel corso dell'operazione
di fatto circoscritti al titolare di
un'impresa che si oppose alla visita degli ispettori collezionando un
paio di denunce per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. «Un
fatto isolato - spiega però dalla Direzione provinciale del lavoro Mario
Scalia
responsabile della vigilanza ordinaria ed anche dell'operazione
Girasole - per il resto la maggior parte dei problemi li abbiamo
riscontrati nelle piccole e medie aziende vitivinicole; le grandi
imprese sottoposte a controlli
invece
hanno provveduto per tempo a
segnalare al centro dell'impiego l'assunzione di lavoratori». In
effetti
l'iter previsto per l'assunzione di lavoratori per la vendemmia
pare piuttosto lineare
al contrario
per la verità
di quanto
evidenziato dagli agricoltori e dai loro rappresentanti sindacali.
Un'impresa deve comunicare l'assunzione di un lavoratore stagionale al
Centro dell'impiego prima della vendemmia e su questo lavoratore
poi
pagherà un'imponibile di 44
02 euro per ogni singola giornata
lavorativa; a dicembre
quindi
di questi 44 euro il datore di lavoro
pagherà il 44
4% allo Stato. La stessa azienda ha tempo 5 giorni dopo
l'inizio della prestazione d'opera per comunicare l'assunzione al Centro
per l'impiego
mentre deve inserire i nomi dei lavoratori nel registro
dell'impresa. Per l'assenza di particolari accordi bilaterali tra
Slovenia e Italia (esiste un'intesa solo per il passaggio tra i due
Stati dei lavoratori dipendenti delle aziende che hanno appezzamenti nei
due Paesi)
le aziende devono o preventivamente chiedere il visto di
soggiorno per i lavoratori transfrontalieri e poi avviare le stesse
procedure utilizzate per gli italiani. Gli ispettori
in presenza di
irregolarità
emettono una diffida nei confronti delle aziende: quanto
fatto per le 19 imprese trovate fuori dalle regole. Per queste sono
state
dunque
emesse sanzioni amministrative per oltre 32 mila euro
con un recupero di contributi e premi per quasi 5 mila euro. Per la
mancata consegna delle lettere di assunzione
infatti
le aziende pagano
una multa di 250 euro per ogni lavoratore
più 100 euro per la mancata
comunicazione al centro dell'impiego
sempre per ciascun lavoratore.
Niente affatto briciole
dunque
anche se i controlli della Direzione
provinciale del lavoro
rivolti soprattutto a garantire la copertura
assicurativa dei vendemmiatori nell'eventualità di infortuni
hanno
portato buone notizie proprio sul fronte della prevenzione: oltre
all'assenza di lavoro minorile
nelle vigne sono risultate in regola
ad
esempio
le decine e decine di macchine agricole sottoposte a
controllo". (di ANTONIO SIMEOLI
UDINE
Messaggero Veneto
13.10.2005)
LE ASSOCIAZIONI
La Cia: «Anche sei mesi di
preavviso per prendere lavoratori dalla Slovenia»
«Ben vengano gli ispettori
ma è necessario semplificare le normative
del settore»
"Bene i controlli
lavorino pure
gli ispettori della Direzione provinciale del lavoro
dell'Inps
dell'Inail;
tuttavia lavorino anche i politici cambiando e semplificando finalmente
le normative sul lavoro stagionale nelle campagne. Normative che ora
penalizzano troppo le imprese e gli stessi lavoratori. Questo in sintesi
il pensiero delle organizzazioni di categoria degli agricoltori.
Coldiretti
Confagricoltura e Confederazione italiana dell'agricoltura
chiedono dunque una revisione delle leggi.
«Non ci opponiamo affatto ai
controlli - spiega Giancarlo Vatri di Coldiretti -
ma chiediamo la
semplificazione delle norme che regolamentano l'assunzione dei
lavoratori stagionali
un tema molto sentito specie sul nostro
territorio. A livello nazionale nella precedente legislatura si era
arrivati a un passo dalla creazione di una normativa "ad hoc" per il
lavoro stagionale
tuttavia tutto è saltato ed è ancora attesa una
regolamentazione definitiva». Molto per la verità è cambiato rispetto
agli anni scorsi. Se i pensionati
garantiscono dalla Direzione
provinciale del lavoro
non subiscono alcuna decurtazione della pensione
qualora prestino la loro attività nelle vigne nel periodo della
vendemmia
è stata regolamentata anche la posizione dei parenti e affini
fino al terzo grado. A loro
infatti
è consentito operare
nell'appezzamento di terreno del parente
senza che lo stesso debba poi
avere alcun conto in sospeso con lo Stato. «Ma rimane il problema degli
amici
chiamati dai titolari delle aziende a dare una mano e spesso
ricambiati con una cena o con un'abbondante razione di bottiglie di
vino. Nelle piccole aziende proprio la presenza degli amici è
fondamentale
ma proprio questa presenza è penalizzata dalle normative».
Per Coldiretti
ma anche per la Confederazione italiana agricoltura
l'azione di prevenzione e repressione avviata dal Ministero del Lavoro è
risultata sproporzionata agli effettivi risultati ottenuti. «E gli
episodi di violenza da parte degli agricoltori nei confronti degli
ispettori sono isolati - spiega Coldiretti - e derivati forse
dall'esasperazione di essere stati controllati magari nell'unico periodo
di tempo in cui era stato possibile vendemmiare approfittando di una
tregua del maltempo». Il problema
tuttavia
per gli agricoltori non
sono i controlli
ma le norme
troppo complicate. «È necessario
semplificare le leggi - spiega la presidente della Cia
Manuela Botteghi
- specie per le aziende piccole costrette a fare un mucchio di carte per
un piccolo numero di vendemmiatori. Si potrebbe arrivare a una defiscalizzazione di alcune prestazioni e permettere il cumulo con
qualsiasi tipo di pensione per consentire anche agli anziani di lavorare
nelle vigne. Tutto questo ovviamente senza far mancare la necessaria
copertura assicurativa per i lavoratori». La Cia propone il cosiddetto
accredito figurativo
una sorta di forfettizzazione dei contributi da
versare
calcolata magari a seconda degli ettari dell'azienda in
questione. «Non vogliamo evitare i controlli
ma vogliamo poter lavorare
con la coscienza a posto senza dover temere l'arrivo degli ispettori».
La Cia poi invita a non sottovalutare «il problema dei vendemmiatori
transfrontalieri
quegli operai sloveni per assumere i quali
grazie
alle attuali norme
è necessario muoversi anche 6 mesi prima".
( da : Il Messaggero Veneto
13.10.2005)
All'opera anche
Inps
Inail e carabinieri
" L'operazione "Girasole"
voluta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali
ha avuto come
obiettivo la prevenzione e la repressione del fenomeno del lavoro nero
nelle campagne di diverse regioni italiane (Basilicata
Calabria
Lazio
Molise
Puglia
Campania e
per il nord
Friuli Venezia Giulia e
Piemonte). In
Friuli oltre agli ispettori della Direzione provinciale
del lavoro (9 unità) hanno operato pure un rappresentante dell'Inail
5
dell'Inps e il Nucleo dei carabinieri collegato al Ministero del lavoro.
Gli 007 ministeriali
che hanno la qualifica di pubblici ufficiali
hanno verificato la regolarità dei dipendenti soprattutto sul fronte
dell'assicurazione antinfortunistica. Prevenzione
dunque
fanno sapere
dagli uffici della Direzione provinciale udinese
e repressione della
concorrenza sleale. Oltre alla vigilanza sul lavoro subordinato
sezione
composta
come detto
di 9 addetti (se ne attendono almeno altri 6 per
assicurare una maggiore efficacia dei controlli)
la Direzione
provinciale si occupa
ad esempio
delle autorizzazioni alle lavoratrici
madri di astenersi dal lavoro per complicazioni
dell'accentramento
contributivo
della concessione di patentini per caldaie e vapore
delle
conciliazioni pubbliche e private (ve ne sono in gran numero)
della
vigilanza tecnica in materia di edilizia
del controllo di radiazioni
ionizzanti negli ospedali. Trentasei i dipendenti
ma la pianta organica
ne prevede almeno un'ottantina". ( da :
Il Messaggero Veneto
13.10.2005)
IL LAVORO GRATUITO
NELLA VENDEMMIA
"Ogni anno si ripete nel Friuli
Venezia Giulia
in occasione della vendemmia
la tradizionale vigilanza
della Direzione Provinciale del Lavoro competente (rafforzata da squadre
di carabinieri ed alle volte anche di elicotteri spia) alla ricerca di
lavoratori nazionali od extracomunitari occupati in violazione di legge
(tradizionale lavoro nero).
Il più delle volte si tratta di parenti od amici che aiutano il titolare
gratuitamente ma
avendoli trovati nel vigneto intenti a raccogliere
uva
vengono considerati dagli organi di vigilanza verbalizzanti come
dipendenti per la presunta onerosità della prestazione.
Tra l'altro l'imponibile contributivo prescinde
a differenza
dell'imponibile fiscale
dall'effettivo pagamento della prestazione
lavorativa.
Alla prima diffida dell'organo di vigilanza seguono o la
regolarizzazione del destinatario o i relativi ricorsi amministrativi e
i successivi ricorsi giurisdizionali (davanti al Giudice del lavoro del
Tribunale).
LE FONTI CHE DISCIPLINANO LA
MATERIA
Sul tema le fonti principali sono l'art.
2094 c.c.
l'art. 74 della legge n. 276/2003 e la circolare INPS n. 91
del 22 luglio 2005.
L'art. 2094 c.c. definisce prestatore di lavoro subordinato colui che
"si obbliga mediante retribuzione a collaborare nell'impresa
prestando
il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la
direzione dell'imprenditore".
L'art. 74 della legge n. 276/2003 (legge Biagi) afferma che "con
specifico riguardo alle attività agricole non integrano in ogni caso un
rapporto di lavoro autonomo o subordinato le prestazioni svolte da
parenti e affini sino al terzo grado in modo meramente occasionale o
ricorrente di breve periodo
a titolo di aiuto
mutuo aiuto
obbligazione morale senza corresponsione di compensi
salvo le spese di
mantenimento e di esecuzione dei lavori".
Infine l'INPS
con la circolare n. 91 del 22 luglio 2005
in accordo con
quanto precisato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali
ha
fornito chiarimenti relativamente alle prestazioni di lavoro autonomo
occasionale
in ambito agricolo.
In particolare l'INPS ha precisato che la nozione di attività agricola
in relazione alle prestazioni di lavoro occasionale
deve essere
applicata non solo ai coltivatori diretti ma anche agli imprenditori
agricoli.
ACCERTAMENTO DELL'ONEROSITA'
DELLA PRESTAZIONE
Sulla nozione di lavoro gratuito
interessante si presenta l'esame di due sentenze della Cassazione.
La prima fattispecie riguarda una collaborazione prestata per ragioni
politiche sia altruistiche (l'intento di contribuire al successo di un
partito politico)
sia "egoistiche" (perseguire il successo personale in
funzione di una carriera politica).
In merito la Cassazione
sez. lav.
con sentenza 23 agosto 2000
n.
11045
ha affermato che la gratuità o meno delle prestazioni
e la
conseguente esclusione di un rapporto di lavoro subordinato o al
contrario l'affermazione di tale rapporto
deve essere stabilita alla
stregua della volontà originaria delle parti
nonché delle concrete
modalità di svolgimento del rapporto
idonee a chiarirla
integrarla o
modificarla.
In tale quadro assume rilievo precipuo l'esistenza o meno di cause
giustificatrici
sul piano giuridico - sociale
della prestazione
gratuita (finalità ideali e non lucrative delle prestazioni
ricollegabili
ad esempio
a vincoli di solidarietà familiare
sociale o
politica).
Pertanto
in assenza di una delle suddette cause a giustificazione di
una prestazione oggettivamente configurabile come lavorativa
deve
ritenersi la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato
tenuto
anche presente il carattere non decisivo della mera inerzia del
prestatore
seppur prolungata nel tempo
nel chiedere un compenso.
LAVORO GRATUITO IN AGRICOLTURA
Sempre sul tema del lavoro gratuito
la Cassazione
con sentenza del 20
marzo 2001
n. 3975
ribadisce che il rapporto di scambio tra
prestazione lavorativa e retribuzione costituisce uno degli elementi
costitutivi del contratto di lavoro subordinato come delineato dall'art.
2094 c.c.
valendo a distinguerlo
tra l'altro
sia dalla prestazione di
lavoro a titolo gratuito
sia dai rapporti di tipo associativo.
Tuttavia in genere
e quanto più il rapporto assuma
per gli altri
versi
le caratteristiche tipiche dei rapporti a carattere oneroso
opera al riguardo la presunzione (di fatto) di onerosità
basata sui
criteri della normalità
della apparenza e della buona fede
a tutela
del ragionevole e legittimo affidamento della parte interessata
semprechè non sussistano invece i presupposti per l'operare di una
presunzione di gratuità.
In particolare
con riferimento all'attività lavorativa prestata in
agricoltura a favore di parenti ed affini
nel quadro di colture
tradizionali e di piccole proprietà
la mera prestazione di detta
attività non è sufficiente a far configurare un rapporto di lavoro
subordinato. Infatti
la dimostrazione della subordinazione e
dell'onerosità delle prestazioni
qualora difettino gli elementi
sintomatici della subordinazione
come il rispetto di orari precisi
l'inserimento delle prestazioni in una struttura organizzativa
aziendale
ecc.
richiede che siano forniti altri elementi idonei a
dimostrare almeno un nesso di corrispettività tra la prestazione
lavorativa e quella retributiva
entrambe caratterizzate dalla
obbligatorietà
e l'esistenza di quel tanto di direttive e controlli in
merito alla prestazione lavorativa che valgano a differenziare il
rapporto dal lavoro autonomo".
(fonte IL
GAZZETTINO
Venerdì
14 Ottobre 2005
LAVORO GRATUITO DI PARENTI E AMICI
IN VIGNA
di CLAUDIO MILOCCO
Consulente del lavoro)
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