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DA UN DIFETTO GENETICO LA SUA FORTUNA
"IL PICOLIT" E L'ABORTO FLOREALE

"Le uve del "Picolit" presentano attitudine esclusivamente per la vinificazione; vengono sovente raccolte un po' stramature oppure si conservano in fruttaio onde conseguire un più o meno marcato appassimento.
Già alla fine degli anni '60 l'aumento della richiesta di vini d'alto pregio di certi mercati nazionali ed esteri, ha indotto viticoltori friulani e giuliani a tentare l'impresa di "modificare" la fisiologia del vitigno. Sarà opportuno qui osservare le cause di questa limitazione della coltura del "Picolit". Solamente una, ed è propria del vitigno: la sua costituzionale scarsa produttività dovuta ad imponenti fenomeni di colatura ed acinellatura.
Indubbiamente il problema della scarsa produttività, affascinante dal punto di vista scientifico, assume da sempre crescente importanza anche nel campo pratico-economico.
Del problema si occupò a lungo il prof. Renzo Candussio, allora direttore dell'Istituto per la Nutrizione delle Piante di Gorizia, con ottimi risultati.

"Lo studio comparato della biologia del fiore di "Picolit" e del fiore di una vite normalmente fertile - scrisse il Candussio (3) - ci potrà fornire la prima indicazione di base. L'esatta conoscenza della biologia fiorale rappresenta il primo passo indispensabile anche per la ricerca della eventuale presenza in mezzo alla esistente popolazione di viti di "Picolit", di linee genetiche particolari e costituisce perciò il punto di partenza anche per una selezione clonale.
"I nostri vecchi distinguevano due varietà di viti "Picolit" quello verde a grappolo grande e quello giallo a grappolo piccolo Nel "RAPPORTO DELLA COMMISSIONE PER LA MOSTRA D'UVE E D'ALTRI PRODOTTI AGRARI", che ebbe luogo presso lo Stabilimento Agro-Orticolo della Associazione Agraria Friulana nel settembre del 1863, così si legge a proposito delle uve di "Picolit": "Si passò poscia all'esame dei saggi del "Picolit". Questo vitigno classico, cui il Friuli deve quel po' di rinomanza che hanno i suoi vini da bottiglia, è stato distrutto in molte parti dalla crittogama, come tutte le uve fini. Ne vennero ciò non pertanto presentati alla Commissione 12 saggi di bianco, senza metter in conto un saggio di nero, inviatoci da Castelnovo.
I saggi presenti, meno quello spedito da Caneva, erano esatti. In generale i grappoli del "Picolit" perdono molti grani sulla fioritura: ciò però avviene assai più nel giallo che nel verde. Il verde, oltrechè pregevole come vitigno, è lodato per l'abbondante prodotto. Il sig.Zabai, agente del Conte Ottelio di Ariis mostrava alcuni bellissimi saggi d'uva, dai quali si poteva indurre che questo vitigno, ben coltivato, non è nemmeno soggetto a perdere il frutto per cadere degli acini. Egli coltivava viti di "Picolit" del benemerito conte Fabio Asquini di Fagagna.
E' certo che nelle piante, come nelle bestie, hannovi soggetti più o meno produttivi e che nelle stesse varietà di uva si hanno poco vantaggio togliendo i magliuoli dalle viti più produttive. Taluno asseriva, a questo proposito, d'aver osservato co' propri occhi, nello stesso fondo, viti di "rifosc dal pecòl ross" di provenienza, che non davano quasi mai nessun prodotto, viti di "rifosc dal pecòl ross" di altra provenienza, che fruttavano benissimo. Riflettano i coltivatori; talvolta si giudica che una varietà non riesce, perchè si ebbe la sfortuna o mala avvertenza di togliere i maglioli da soggetti poco produttivi. Il sig. ZABAI asseriva inoltre di aver avuto un bel prodotto dalle viti di "Picolit" piantate l'anno passato in vigna e potate alla francese, per cui può sperarsi che questa preziosa varietà sia per riuscire in vigna bassa a taglio corto.
Visto che questa vite riesce in ogni parte vinifera del Friuli, si decise di raccomandare a tutti i viticoltori di tentare la coltivazione di questa preziosa varietà, tenendosi al "Picolit verde" e piantando i maglioli tolti da vitigni che offrono costantemente buon prodotto.
Il dott. Ponici inviava un saggio di "Picolit nero" da Castelnovo; uva dolce, acino minuto, grappolo serrato, piccolo conico. La annotiamo per completare il resoconto dei "Picolit"."

Il prof. Candussio ricordò anche che "a cavallo fra gli anni '60 e '70 tre varietà esistevano in coltura. Di questo problema si è attivamente interessata la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano.
In proposito i lavori di Dalmasso e Cosmo e dei loro collaboratori sono certamente noti agli studiosi e ai viticoltori friulani. Le indagini consistenti in minuziose osservazioni della biologia fiorale, sono state riprese da Candussio e man mano portate sul maggior numero di viti della regione friulana. Da ciò è sorta la necessità di eseguire un censimento regionale dei vigneti di "Picolit". Nel censimento non viene trascurato di raccogliere anche tutte quelle notizie agronomiche che possono aver interesse per le ulteriori ricerche. Queste prime ricerche di partenza riguardano la morfologia del fiore e la sua funzionalità".

Secondo le risultanze dell'indagine del Candussio (che coincidono con quelle rilevate alcune decine di anni fa da Cosmo e Dalmasso) "esisterebbe una ridotta variabilità per quanto concerne la morfologia dei fiori di "Picolit": il tipo fiorale nettamente predominante sarebbe quello definito - secondo la tipologia del Kozma - come "ermafrodita a struttura ginoide e fisiologicamente femminile". Di questo argomento va controllato ancora un aspetto e precisamente quello riguardante la variabilità nel tempo del tipo fiorale sia esso inteso come tipo morfologico strutturale sia come tipo fisiologico.
In altri vitigni questa variabilità è già stata evidenziata da diversi Autori specialmente nei climi più nordici del nostro e meno adatti alla vite. Anche per Dal masso "la differenziazione dei fiori di vite maschile ermafrodita e femminile è largamente influenzata dall'ambiente e rientra perciò nelle modificazioni". E' evidente l'importanza di uno studio approfondito di questo particolare aspetto. Per tale scopo venne effettuata una specifica sperimentazione, su viti coperte da serre mobili, mediante meticolose osservazioni fiorali e con controllo delle condizioni dell'ambiente pedo-climatico.
Le prove sono state effettuate su impianti di "Picolit" in piena produzione, in due località diverse per natura e giacitura dei terreni: in collina su terreni marnosi eocenici e in pianura su terreni ferrettizzati. Questa sperimentazione doveva fornire anche notizie sui fattori ambientali e climatici che intervengono:

1) nella iniziazione delle gemme a fiore;
2) nella differenziazione e sviluppo dei sessi del fiore,
ossia nella determinazione del tipo fiorale;
3) nella antesi e nella impollinazione;
4) nella allegagione e sviluppo dei frutti".

"Le vaste ricerche di Dalmasso, Cosmo e collaboratori - a giudizio del prof.Candussio - avevano messo in evidenza che:

1) La funzionalità della parte femminile del fiore è sempre normale, perciò il fiore può essere fecondato da polline estraneo.

Da ciò derivata la norma di allevare in mezzo alle viti di "Picolit" anche viti di altri vitigni agenti da impollinatori (il più delle volte viti di "Verduzzo").

2) Le autosterilità del "Picolit" è dovuta al fatto che il suo polline non germina perchè manca di pori germinativi.

Questa anomalia potrebbe essere originata da difettosa posizione e struttura dei filamenti staminali. Esisterebbero però anche fiori ermafroditi normali capaci di produrre polline germinate e quindi frutti regolarmente sviluppati.
La frequenza di questi fiori ermafroditi a polline normalmente fertile sempre piccola, varierebbe tuttavia in dipendenza di fattori ambientali. Ciò darebbe spiegazione della buona o discreta produttività del "Picolit" in certe annate e la normale allegagione dei fiori nei grappoli delle femminelle (la cosiddetta "uva di S. Martino").

3) La sterilità del "Picolit" non è dovuta a mancato arrivo di polline sugli stigmi a causa dell'anormale costituzione morfologica dei fiori.

E' vero che la permanenza della caliptra sullo stigma può meccanimente impedire l'impollinazione. E' tuttavia accertato che la sterilità dei fiore di "Picolit" sussiste anche nel fiore scoperto. Si rileva comunque che la mancata caduta della caliptra non è, nel "Picolit", un fenomeno che si presenta con frequenza molto bassa tale da non giustificare la scarsa produttività del vitigno.

Tenendo presente le fasi del ciclo di fruttificazione della vite vedremo ora i fenomeni che si verificano durante l'antesi, indicando per ciascuno di essi la situazione di normalità e le accertate o possibili anomalie del fiore di "Picolit".

1) Apertura del fiore: normalità - i petali (caliptra) si staccano per effetto di fitoregolatori e sotto spinta degli stami

Anomalie - per effetto di una squilibrata fitoregolazione la caliptra non si stacca o rimane appoggiata sullo stigma. In ogni caso lo stigma non si scopre e perciò il polline trova impedimento a posarsi sullo stigma. Da ciò la mancata impollinazione. Questa anomalia si verifica nel "Picolit" con frequenza piuttosto limitata.

2) Maturazione delle antere e del polline: normalità - i filamenti staminali si allungano rimanendo eretti, le antere si aprono facendo uscire il polline. La maturazione del polline è contemporanea alla maturaziuone dello stigma; la non contemporaneità può portare alla dicogamia. La posizione delle antere può facilitare od ostacolare l'autoimpollinazione (ercogamia).

Anomalie - nel "Picolit" le antere si allungano piegandosi verso l'esterno del fiore dando origine alla cosiddetta struttura ginoide del fiore ermafrodita. Questa posizione dei filamenti ostacola il regolare afflusso nutrizionale verso le antere per cui il polline subirebbe una alterazione morfo-fisiologica per difetti nutrizionali.

3) Maturazione dello stigma: normalità - dallo stigma essuda una sostanza acquosa perlina contenente zuccheri, aminoacidi, ecc. e che costituisce il substrato per la germinazione dei granuli pollinici che arrivano allo stigma.

Anomalie - una difettosa composizione del liquido stigmatico può ostacolare la germinazione del polline e l'allungamento del tubolo pollinico.

4) Impollinazione: normalità - i granuli di polline delle antere si posano sullo stigma.

Anomalie - nel "Picolit" gli stigmi rimangono spesso coperti dalla caliptra e si verifica sempre una posizione delle antere non corretta agli effetti dell'autoimpollinazione.
A queste condizioni non può essere attribuita la generalità dei casi delle mancate allegagioni nel "Picolit".
5) Germinalibilità del polline: normalità - la tunica esterna del granulo pollinico (esina) si rompe in punti prefissati (pori germinativi ) e la tunica interna (endina) estrude in un tubolo germinativo o pollinico.

Anomalie - non avviene la germinazione o per difettosa costituzione morfologica del granulo pollinico o per difettosa composizione chimica del liquido stigmatico.

6) Allungamento del tubolo pollinico dallo stigma all'ovulo: Normalità - il granulo di polline con la germinazione emette un prolungamento (tub.poll.) protetto dalla membrana interna del polline (endina) costituito da cellulosa. Il tubolo si allunga per effetto ormonale e, per secrezione di enzimi, penetra attraverso lo stigma. Sempre per azione ormoniche si prolunga poi attraverso lo stilo dell'ovulo. Lungo il tubolo scendono i due nuclei generativi o spermatici ed il nucleo vegetativo, il quale presiede alle funzioni trofiche del tubolo pollinico durante tutto il suo percorso: si scioglie a contatto del gametofito (sacco embrionale).

Anomalie - insufficiente allungamento del tubolo pollinico per squilibri ormonali o per carenza di ioni borici, molto importanti in questa fase. I terreni vitati della pianura friulana ferrettizzata e delle colline eoceniche presentano spesso borocarenza".


Nella seconda metà degli anni '70 ebbi modo di operare come agronomo ed enologo in due zone viticole importanti quali il Collio e l'Isonzo, in provincia di Gorizia.
Fu in particolare l'esperienza maturata insieme al cav, Santo Duca, direttore dell' Azienda Cappelletti di Selz-Ronchi dei Legionari , a confermarmi l'importanza degli studi del Dalmasso, Cosmo e Candussio al riguardo .
L' Istituto di Conegliano fu ed è particolarmente attento al " problema Picolit" , varietà oggetto di studi e ricerche anche dei proff. Antonio Calò , Angelo Costacurta e Giovanni Cargnello , con il quale ho avuto più volte il piacere di dissertare intorno al " re dei vini friulani" , vitigno tuttora in osservazione da parte di quest'ultimo , Autore di una serie di ricerche davvero importanti conseguenti varie esperienze di campagna .
Insieme al citato cav. Duca ebbi modo di verificare anche il ruolo del Boro nei confronti dell' impollinazione del fiore ed in effetti varie prove di concimazione " mirata" con dosi diversificate di tale microelemento dettero risultati interessanti , ponendoci tuttavia un interrogativo : valeva la pena violentare chimicamente una fisiologia consolidata per ottenere qualche quintale d'uva in più , snaturando quella qualità intrinseca di cui era responsabile anche l'aborto floreale ?
Di certo no! Pertanto decidemmo ben volentieri di lasciar fare a madre natura e ripensare più attentamente alla vendemmia ed alla vinificazione con appassimento preventivo.

Ed è qui che volevo arrivare.

Il compianto Isi Benini spese fiumi di parole ed inchiostro (mai dimenticare l'importanza mediatica della rivista Il Vino, da lui creata e diretta, che sin dal 1970 divenne quasi l'Organo ufficiale del Vigneto Friuli d'allora) per valorizzare e difendere il Picolit da quelli che Lui chiamava "i falsi osti ".
Erano gli anni dell' ettaro lanciato, dei 150 litri pro/capite di vino bevuto annualmente, degli entusiasmi che discendevano da un "rinascimento" generale dell' agroindustria, di cui godeva indirettamente l'agricoltura e la vitivinicoltura in particolare.

Ne scrivo quanto basta anche in una mia recente fatica editoriale, anno 2005 (4)

Saltava giustamente la mosca al naso ad Isi quando gli presentavano un Picolit "bianco carta" dolcissimo per fraudolenta dolcificazione, ovvero un Picolit mattonato per ossidazioni e maderizzazioni frutto di un'enologia superata.
Spesso secco, talvolta frizzante, ogni tanto anche spunto!
Se ne andò anzitempo, Isi Benini, nel mondo dei più.
Non fece in tempo a brindare, vendemmia 2006 e seguenti, al riconoscimento della denominazione d'origine controllata e garantita.
La DOCG ha offerto al Vigneto Friuli ed ai Colli Orientali una realtà di eccezionale prestigio, in grado di competere con i passiti di mezzo mondo.
Ma alla base di tutto questo, oltre allo scontato contenimento delle rese/ettaro e uva/vino ed al raccolto tardivo c'è l'aspetto fondamentale che porta alla qualità assoluta, offrendo finalmente al consumatore un minimo d'uniformità territoriale: l'appassimento delle uve.

claudiofabbro@tin.it

29 luglio 2007

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

(1) COSMO I., SARDI F.: " PICOLIT" - MINISTERO DELL'AGRICOLTURA E DELLE FORESTE - Roma - Direzione Generale della Produzione Agricola - Commissione per lo studio ampelografico dei principali vitigni ad uve da vino coltivati in Italia - PRINCIPALI VITIGNI DA VINO COLTIVATI IN ITALIA - VOL.II° - Arti Grafiche Longo & Coppelli, Treviso 1962 (*)

(2) FABBRO C.: "VITI E VINI DEL FRIULI", Ed. Ducato dei Vini Friulani, Gorizia 1977.

(3) CANDUSSIO R.: "IL PROBLEMA DELLA SCARSA PRODUTTIVITA' DELLE VITI DI PICOLIT", Udine 1970.

(4) FABBRO C.: " IL VIGNETO FRIULI, DALL'ARRIVO DEI ROMANI ALLA PARTENZA DEL TOCAI "-Ed. Ducato dei Vini Friulani, Udine 2005

(*) per saperne di più:

AGAZZOTTI, F.: Catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate presso il Cav. Avv. Francesco Agazzotti del Colombaro, Modena, 1867.

COSMO, I.: Vitigni autofertili ed autosterili e loro sessualità. Ann. Staz. Sperim. Vitic. Enol., Conegliano, X (1940 - 41), p.352.

COSMO, I.: Contributo al miglioramento della vite, Ann. Staz. Sperim. Vitic. Enol., Conegliano, XIV (1950 – 51), n.11.

DALMASSO, G.: Le vicende tecniche ed economiche della viticoltura ed enologa in Italia. In "Storia della vite e del vino", di A. Marescalchi e G.Dalmasso, Milano, 1937, vol. III, p.552.

Vedasi anche: Note storiche su vini di Conegliano - Atti R.Istit. Veneto Sc. Lett. e Arti - Tomo XCV, parte II, p. 499, Venezia, 1936.

GALLESIO, G.: Pomona italiana, ossia trattato degli alberi fruttiferi. Pisa, 1834.

MOLON, G.: Ampelografia, Milano, Hoepli, 1906.

ODART, A.P.: Ampèlogrphie universelle, Paris, 1489, p.452.

PERUSINI, G.: Il Picolit., La Rivista, Conegliano, 1905, n.15 (1.8.1905); p.337, Bull. Ass. Agr. Friulana, Udine, 1906.

POGGI, G.: Atlante ampelografico. Cons. prov. Vit. - Udine, 1939

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