IL PICOLIT, SECONDO TRADIZIONE
A Spessa di Cividale del Friuli la Famiglia RODARO ripropone la pigiatura tradizionale dopo una cernita certosina d'acini selezionati ed appassiti.
La vendemmia tardiva, con appassimento "ventilato" a seguire, dovrebbe la regola "numero uno" per il Picolit ormai in odore di Docg, la denominazione di origine controllata e
garantita che nobiliterà quel grande vino che il conte Fabio Asquini di Fagagna fece conoscere già nella seconda metà del '700 nelle corti d'Europa. Poi su questo gioiello della
vitivinicoltura friulana calò il silenzio, tanto che per lungo tempo non se ne parlò più: il vitigno autoctono per eccellenza, complice anche il suo grande "peccato originale"
denominato "aborto fiorale", era pressochè scomparso. Ne rimasero pochi gelosi custodi, primi fra tutti i Nobili Perusini della Rocca Bernarda in IPPLIS ma il rilancio
(o quantomeno il mantenimento in vita della fiammella...) fu merito anche dell'inchiostro versato "a fiumi" dal compianto e mai dimenticato giornalista Isi Benini. Un vino "da
meditazione", cosicchè sulla strada della Docg si è meditato anche troppo. Una trentina d'anni, per farla breve "Ma ora dai Colli orientali del Friuli - ci ricorda l'esperto
giornalista e perito agrario Bepi LONGO di NIMIS - viene il 90% della produzione regionale di Picolit: attualmente si stimano 300 mila bottiglie da 0,5 litri - le idee sono
più chiare", tanto che il decreto del riconoscimento, dicevamo, pare ormai a portata di mano".
Idee più chiare, dunque, anche riguardo all'appassimento. E l' ha dimostrato una suggestiva quanto tecnicamente importante manifestazione che a "San Martino " si è tenuta nella
splendida cornice della Villa dei Conti Romano, tra gli affreschi del naif friulano JACUN PITOR nelle colline che da BOSCO ROMAGNO guardano verso Spessa a Cividale. Una bella
e antica azienda (ci sono ceppi di vite che godono ottima salute ed hanno superato il secolo di vita!) - ora condotta dalla Rodaro, un nome storico sui Colli orientali.
Tanto che Paolo, il quale ha raccolto il testimone del padre Luigi e dello zio Edo, è impegnato da qualche anno (insieme alla moglie NADIA) proprio nel recupero e nel rilancio
del Picolit. Ecco allora, proprio nell'ottica della Docg che imporrà regole precise e rigide, si parte dall'appassimento secondo le formule antiche: grappoli raccolti a fine
settembre e deposti con cura in cassette lasciate in locali ben aerati (ventilatore full time, come emerge da attenta lettura della bolletta ex ENEL..) per una cinquantina
di giorni; poi il distacco certosino degli acini, ancora a mano, avendo cura di allontanare quelli colpiti dal marciume per trattenere invece quelli intaccati dalla "muffa nobile".
La famiglia al completo ci ha dato dentro, per l'occasione: nonno GIGI e zio EDO; la moglie di PAOLO, NADIA con la sua amica del cuore e già compagna di banco ADRIANA JACONCJG, la
piccola GIULIA, gli osti storici IVAN UANETTO ("DA NANDO" di Mortegliano) con ROBERTO (dell' ANTICA BETTOLA DA MARISA in Rodeano basso) ed altri ancora. Quindi il trasferimento degli
acini - senza raspi, che potrebbero cedere tannini amari e cattivi sapori - direttamente nel torchio tradizionale per una pressatura soffice. Infine, il mosto - fiore avviato - pure con
pompa secolare a mano - in botticelle di legno francese per le lunghe fermentazioni alcolica e malolattica, nonchè per gli affinamenti.
Ma come sarà il Picolit 2002? Senz'altro di gran classe, in quanto gli zuccheri (complice una BOTRITE pilotata e perfettamente asciutta..) superavano di gran lunga i 40 gradi Babo,
per cui il vino finito dovrebbe raggiungere agilmente i 16 gradi alcolici con un buon 18-20% di residuo dolce naturale (a certe gradazioni, si sa, i lieviti incrociano le braccia..)
La prova dunque fra un anno, quando sicuramente sarà riproposta un'altra "verticale" simile a quella organizzata dai Rodaro a fine lavori nel Bosco Romagno: quattro annate, dal '97
al 2000, una meglio dell'altra, con abbinamenti d'alta scuola francese, dai patè di fegato d'oca ed anitra ai formaggi erborinati e piccanti fortemente invecchiati,appena nobilitati
da un "film" di miele, di tarassaco, acacia e castagno, per la gioia dei più esigenti palati.
CLAUDIO FABBRO - Gorizia, 25 dicembre 2002
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