ALLE RADICI DEL VIGNETO FRIULI
"IL VIVAISMO VITICOLO"
Riparia Gloria
E' uno dei più vecchi portainnesti introdotti e che ormai sta scomparendo. La produzione attualmente è limitatissima e, nei
vecchi impianti a dimora lo si riscontra ancora nella zona litoranea non lungi dal mare (Bonifica del Brancolo) dove
attualmente viene ottimamente sostituito dal Kober."
MARIZZA (14) conclude il suo lavoro elencando "Vivai e principali vivaisti" osservando che "complessivamente
la superficie destinata a vivai di piante madri della attuale provincia è di circa 20 ha. Tale cifra però è solo indicativa
riferendosi essa al 1949, mentre ora si ha notizia che diversi vivaisti hanno estirpato parte delle loro piante madri a
causa delle difficoltà che incontrano nel collocare il materiale anche greggio.
La produzione vivaistica attualmente è dovuta ad alcuni privati ed alle più importanti Aziende viticole che
producono il materiale necessario oltre la proprio fabbisogno, anche per la esportazione. Vi sono così in provincia una
decina di vivaisti, in maggioranza piccoli. La maggiornza di quest'ultimi si trova nella zona pedecollinare e precisamente
a San Lorenzo Isontino, Capriva e Cormòns. I più forti produttori invece sono alcune Aziende tra le maggiori della provicia
e precisamente quella del dott. Gino COSOLO di Fogliano, quella dei Fratelli GRIONI di Redipuglia, l'Azienda dei ANGORIS
(Cormòns) e quella di un altro vivaista, il signor PINAT di Pieris nel Monfalconese".
"Distinta per varietà la produzione complessiva sarebbe la seguente (15):
Riparia Glioria 30.000
Berlandieri x Riparia 420 A 80.000
Rupestris du Lot 120.000
Kober 5 BB 2.500.000
Totale talee normali 2.730.000
In buone annate la produzione è notevolmente superiore, raggiungendo i 5.000.000 di talee normali. Di queste
un milione circa servono per la sostituzione, rinnovazione e ampliamenti dei vigneti locali; il rimanente viene esportato in
Svizzera, Germania Occidentale, Austria, oppure cedute ad altri Stabilimenti nazionali come quello di Rauscedo, presso Udine
che effettuano le ulteriori lavorazioni.
Le piante madri si allevano generalmente in terreni irrigui, ghiaiosi, opportunamente scassati e concimati
all'impianto. Talora, gli impianti si trovano in terreni profondi, troppo freschi, che in certe annate pregiudicano la buona
lignificazione, con gravi perdite e danni non solo alla produzione delle talee ma anche delle fasi successive di innesto,
forzatura, ecc.
E' vero d'altronde che le maggiori produzioni unitarie si ottengono proprio in questi terreni che danno alle
piante madri una vegetazione eccezionale. Se però la produzione di queste piantagioni non fosse protetta da convenzioni
particolari che assicurano una larga esportazione, la concorrenza degli impianti delle zone ghiaiose sia irrigue che
asciutte, sarebbe per esse, senz'altro un serio pericolo. Ed effettivamentele caratteristiche tecnologiche del legno
cresciuto in località ghiaioso-asciutte sono notevolmente superiori a quelle del legno vegetante in terreni profondi ed
umidi".
Di grande interesse è, inoltre, l'approfondita ricerca sulla evoluzione post fillosserica del vivaismo
friulano curata da Antonio Calò ed Angelo Costacurta in "Delle Viti in Friuli". (16) Scrivono gli Autori:
"era dal 1863, anno nel quale l'Associazione Agraria Friulana teneva nei locali dello stabilimento
Agro-orticolo la mostra delle uve, che in Friuli si parlava di propagazione delle viti seguendo criteri di selettività.
Nel 1864, come già sottolineato, lo Stabilimento Agro-orticolo coltivava nei propri vivai molte "delle
varietà friulane più accreditate a giudizio dei viticoltori e buon numero di varietà forestiere fra quelle che godono una
secolare reputazione e che qui introdotte diedero soddisfacenti risultati e fondate lusinghe di successo ". (17)
E' indubbio, quindi, che da quel momento la storia dei vitigni friulani e la storia del vivaismo friulano
si intersecano, si fondono e stabiliscono legami che devono essere, se pur brevemente, ricordati.
Infatti, negli anni '20 di questo secolo, nel momento della ricostruzione dei vigneti su piede americano, dopo tutte le
azioni, impegni, preoccupazioni, tentativi, ricerche del Consorzio antifillosserico, venivano piantati in Friuli i primi
campi di moltiplicazione di portinnesti; e ciò avveniva per l'intraprendenza di alcuni pionieri, sotto il controllo delle
scuole tedesca e austriaca e di costitutori famosi, come il Kober.
L'archivio storico della signora Erica Busetti Conti, è ricco di documenti sulle piantagioni di quel periodo
e sui controlli dei ceppi, che testimoniano la serietà di una impostazione razionale che entrerà nel sangue dei vivaisti
friulani".
"Il Friuli - secondo gli Autori - era diventato la meta delle prime sperimentazioni austriache e tedesche a
causa delle favorevoli condizioni climatiche e pedologiche delle sue pianure fra l'Isonzo ed il Tagliamento, sicchè, come
logica conseguenza, si instaurarono collaborazioni individuali con i coltivatori di oltr'Alpe fino al 1934 e, dopo tale data,
si concretò l'apertura di un ufficio commerciale con sede in Gorizia condotto dal friulano Bruno Busetti, diplomato
all'Istituto di Klosterneuburg (il famoso centro dove aveva lavorato il barone Babo).
Bruno Busetti, quindi definiva tutta una serie di contatti operativi che servivano via via ad affinare anche
le capacità dei coltivatori friulani di piante madri ed a proiettarli sullo scenario europeo.
Ma questo movimento aveva visto anche altri attenti ed appassionati pionieri, fra i quali soprattutto è
doveroso ricordare Giovanni Battista Toppani. Egli iniziò la sua lunga attività in Ruda, nella Azienda della zia Toppani-
Cella che nel 1921 era stata la prima ad importare in Italia il Kober 5BB. Vivaista per vocazione, già nel 1936 aveva messo
a punto una macchina per la legatura in fasci di talee di vite che si diffuse in tutti i paesi viticoli d'Europa; entrò in
rapporti di familiarità con i maggiori studiosi del settore.
Vanno ancora ricordate le Aziende Cosolo e Pinat interpreti di un lavoro che si sviluppava lungo gli anni
'30 e '40 e che riprendeva in forma meglio organizzata nel dopoguerra con la costituzione del Consorzio Tullio, presieduto
dal 1965 dal Senatore Tullio Altan fino al 1965". (18)
"Negli anni '50 venivano spediti in Germania annualmente da 25 a 30 milioni di talee di portinnesto coltivate
in più di 250 ettari, tutti catalogati con schede individuali numerate".(19)
"Era una grande attività, poi forzatamente ridimensionata per la diminuita necessità di portinnesti da parte
tedesca, ma che si andava perfezionando e qualificando sotto il profilo commerciale e tecnico. Da una parte, infatti, si
costituiva la Cooperativa Friulviti i cui componenti sono nipoti e pronipoti dei fondatori dell'attività e dall'altra la
produzione si spostava anche sulla preparazione delle barbatelle innestate, divenute ormai un simbolo della capacità
vivaistica friulana.
Era stato nella pianura del pordenonese fra gli anni '20 e '30 che era iniziato questo tipo di lavoro.
La Sezione della Cattedra Ambulante di Pordenone, seguendo proprio dal 1920 un preciso indirizzo aveva
promosso la costituzione del Vivaio Cooperativo di Ronche di Fontanafredda, per preparare quelle viti che dovevano servire
alla rinascita colturale del Friuli dopo i danni patiti a causa dell'infestazione fillosserica".
"Ma - ricordano Calò e Costacurta (20) - soprattutto a Rauscedo di S. Giorgio della Richinvelda iniziava con
fervore un movimento analogo che portò il 4 settembre 1936 all'atto formale di fondazione dei Vivai Cooperativi di Rauscedo.
L'atto fu redatto e firmato presso il Notaio Del Bianco di Spilimbergo e segnò l'inizio ufficiale di un
lavoro che tutto il mondo viticolo nazionale e molto di quello internazionale avrebbe conosciuto ed apprezzato
Si realizzavano così gli inizi di un processo di grande specializzazione, le cui origini sono forse molto
meno romantiche di quanto la storia del soldato piemontese venuto in Rauscedo nel 1918 ad insegnare l'arte dell'innesto
della vite al tavolo, voglia far apparire.
Sono piuttosto origini di laboriosità ed applicazione, seguite da piccole, quotidiane, progressive conquiste
che porteranno a generazioni di vivaisti, precisi, attenti, instancabili ed innovatori e porteranno il Friuli a diventare
dagli anni '60-'70 in poi la regione d'Italia con la più importante produzione di barbatelle innestate.
Va riconosciuto che le specializzazioni nascono e si impongono se c'è passione e professionalità e ciò
certamente non è mancato ai vivaisti di Rauscedo. Abbiamo già ricordato i controlli che venivano eseguiti negli impianti di
piante madri per portainnesto, presso i Cosolo, o Toppani, o Pinat. La stessa attenzione si legge nel comportamento dei
produttori di viti innestate se si consultano, per esempio, i verbali degli anni '30 del Consiglio di Amministrazione di
quei Vivai Cooperativi. Era certo la mentalità di una popolazione che si esprimeva naturalmente in queste azioni.
Colpisce la precisione sulla percentuale delle rese in barbatellaio dei diversi vitigni che già negli anni
'30 e '40 portava a tabelle sempre riviste ed aggiornate, a significare un accumulo di esperienza fondamentale per irrobustire
le basi dei futuri successi ed a dimostrare che le posizioni poi raggiunte non sono nate dal nulla".
"Non solo i Vivai Cooperativi di Rauscedo, infatti, nel Friuli sapranno interpretare un ruolo di
elevata professionalità, ma altri in Rauscedo come - ricordano gli Autori (21) - la Cooperativa Vitis, Marchi Sergio
e figli e la Vivaistica D'Andrea; poi il già citato Giovanni Battista Toppani e Bruno Pinat che a Ruda ne ha rilevato
l'azienda con tutta la serietà, la capacità e l'entusiasmo che una operazione del genere doveva comportare; Bartolomeo Pinat
di Perteole; i Vivai Pivetta di Porcia; la ricordata Cooperativa Friulviti, ed altre ancora.
Ma sono stati soprattutto i Vivai Cooperativi di Rauscedo che hanno avuto un grande sviluppo e che hanno
concretato una organizzazione che tutto il mondo viticolo può invidiarci. Collezioni, sperimentazioni su tecniche vivaistiche,
su meccanizzazione, su micropropagazione; costituzione di cloni; produzione di oltre 20 milioni di viti all'anno.....sono
risultati che possono rendere orgogliosi tutti coloro che hanno contribuito a tanto e che valorizzano, alla fine, tutto il
movimento vivaistico viticolo friulano che non è azzardato collocare ai primissimi posti nel mondo".
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