Andar per agriturismi frasche e dintorni
di Claudio Fabbro

 

 

 

 

 

   
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L'esperienza di Aldo e Vida Russian di Plessiva

 

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I Comelli - Viticoltori in Nimis

 

Agriturismo "Il Foladôr" - Villa Nova dello Judrio

 

Agriturismo "Tenuta Conte Romano" - Manzano

   

"FRASCA... PRIVADA"
è una poesia di Rosinella Celeste 

Si leva elementare un vento secco
E si posa sul muretto della 'frasca'
Rosa nella sera.
Non tremano più accanto al banco
parole favolose che scordano pene.
Ma si scaldano mani ruvide
Che impastano crude speranze.

..C'era una tenerezza di glicine
Negli occhi veri dell'oste..
Un barlume di vita nell'appoggiarti un 'bianco'
Mentre fuori ..nè chiaro nè scuro..
C'era la 'malora' sciolta nel sapore del vino
-antidoto serale-. 

Sulle panche scure stemperava la luce
Bianchissima luna -ironico uovo sodo-
E l'ombra cadeva sulle bici sbilenche
In attesa sullo steccato dell'uomo
che ha sfogato la sua rabbia. 

Fiumicello 8 marzo 2005

 

 COSA CI PROPONIAMO

Guardiamo chi ha scelto di conservare questa tradizione con grande rispetto cercando di cogliere nel composito mondo delle "frasche" (...e dintorni..) quelle particolarità curiosità e figure che hanno una marcia in più rispetto alla media.

        In un sistema tutto proiettato verso la bottiglia d'alta qualità ed in cui anche la damigiana viene vista quasi come un parente povero potrebbe sembrare riduttivo dedicare un pò di spazio alle  cosiddette "frasche".
          Eppure la forma di vendita diretta in Azienda ha retto per anni l'urto di una domanda di un'utenza diversificata alquanto estremamente dignitosa contribuendo non poco a far socializzare artigiani ed operai davanti ad un buon bicchier di vino.
          Bevendone-in tempi in cui non c'era la patente da difendere dal "famigerato" tasso alcolemico dello 0 5 grammi per mille- con generosità e ripartendo i più verso casa con il bottiglione o la damigianetta sotto braccio.
          Vi sono dei paesi che per decenni hanno scelto tale via di commercializzazione in ciò anche agevolate dalla vicinanza di strade statali e provinciali.
Dopo la seconda guerra mondiale l'attrazione dell' industria e-nel caso dell'Isontino-della cantieristica ha tagliato molte aziende che per motivi di sopravvivenza hanno comunque pensato ad un'integrazione di reddito dedicandosi "part-time" alla vigna nei fine settimana.
          Anche nei Colli orientali del Friuli il "triangolo della sedia" ha ridotto non di poco le forze lavorative in agricoltura ed il fenomeno "frasca" è venuto meno prima che altrove.
          In tempi recenti alla "frasca" in senso stretto si è sostituito l'agriturismo finalizzato alla creazione di posti letto oppure alla vendita di prodotti aziendali "freddi" salvo poi tagliar corto con i tanti paletti  della burocrazia e cadere-licenza alla mano- senza riserve nell'alveo della ristorazione. 

          DALLA FRASCA ALL'OSMIZZA - Nel Carso la frasca viene chiamata OSMIZZA e conserva per contro tutta la sua importanza socio-economica.
          Le prime "osmizze"  si riscontrano-Maria Teresa ne sa qualcosa- nell' Altopiano Goriziano e triestino già all'quotepoca dell'Impero Austro-ungarico. La gente del luogo che voleva vendere il vino a casa propria apriva un'"osmizza". In quell'epoca o meglio in  passato più in generale  generale il numero delle osmizze era minore in confronto ad oggi in quanto si poteva vendere il vino anche per altre vie. Fino al primo conflitto mondiale la nostra regione era particolarmente conosciuta ed apprezzata  per i suoi vini prelibati che venivano  addirittura esportati a Vienna Graz Salisburgo ecc.
           I viticoltori vendevano inoltre il proprio vino nei ristoranti triestini che acquistavano soltanto vino locale.
        Si potrebbe dire dunque che l'"osmizza"  allora fosse più che altro un punto d'incontro per la gente del luogo. Vi si incontravano specialmente uomini per poter chiacchierare un po'. Il "segnale" tipico che annunciava l'"osmizza"  nel paese era un ramo di edera (frasca). L'"osmizza" rimaneva aperta per otto giorni circa ( otto = osem in sloveno..;  da  osem ad osmizza il passo è breve...) il tempo necessario anche per l'essiccazione del ramo d'edera. Oggi coloro che in azienda   propria hanno l'"osmizza" ritengono che ciò sia diventato un fatto quasi necessario anche perchè non hanno altre possibilità per vendere il vino fatto in casa poichè i proprietari di ristoranti preferiscono rivolgersi al mercato friulano o veneto. In genere le "osmizze" rimangono aperte per più di otto giorni ma i contadini si trovano spesso in grande difficoltà per ottenere il permesso d'apertura dell'"osmizza" difficoltà dovute spesso a motivi burocratici. Insormontabili in alcuni comuni meno in altri a dimostrazione che la legge talvolta si applica più spesso s'interpreta.
          Le "osmizze"  carsiche oggi sono frequentate principalmente da Triestini e vi si riscontra sempre meno gente del luogo. I  "puristi"  affermano quasi indignati che oggi si possono vedere un gran numero di donne. La gente locale che nel passato visitava l'"osmizza" beveva quasi esclusivamente vino rosso. Oggi invece le cose sono cambiate: la gente locale preferisce il bianco (leggasi Malvasia o Vitovska) mentre i Triestini il vino "nero"(Terrano o Refosco). L'asporto (damigiane taniche ecc.) fa ovviamente felice il contadino; meglio così  che passar la giornata al banco con l'avventore che - per una serie di bicchieri - blocca il padrone di casa per raccontargli tutte le vicissitudini  della propria vita le gesta giovanili le presunte conquiste.
           In passato - ricordano i contadini carsolini "bianchi per antico pelo" - gli ospiti bevevano molto e non mangiavano quasi nulla mentre oggi vale il contrario. Non si difende nè la patente nè il fegato bevendo a stomaco vuoto!
          Visto globalmente il numero delle osmizze sta aumentando in tutti i paesi tranne che a CONTOVELLO (KONTOVEL)  e a S. CROCE  (KRIZ) località nelle quali la viticoltura sta scomparendo progressivamente. Si tratta di un fenomeno dovuto in particolar modo all'ubicazione dei vigneti situati principalmente sui ripidi pendii che si ergono in prossimit' del mare.
          Il prezzo del vino venduto nelle "osmizze"  è sufficiente ad integrare il reddito ma comunque avere in casa un' "osmizza"  comporta lavorare talora dal primo mattino fino a tarda sera.


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